Mi chiedo, ascoltando con un marcato
senso di fastidio certa retorica evocativa, che senso abbia oggi celebrare il
XXV aprile. È giusto per mantenere viva la memoria di quei giorni, ma sarebbe
anche doveroso ricordare e rimarcare le responsabilità collettive per il lungo e convinto sostegno dato a Mussolini, e quelle gravissime di chi favorì concretamente la sua dittatura. Responsabilità quest’ultima ascrivibile senz’altro alle classi
dominanti di questo paese (agrari, industriali, finanza, Chiesa, esercito, élite professionali, ecc.), che in perfetta continuità
sostanziale hanno poi dominato la scena economica e sociale del dopoguerra e si
sono opposte al cambiamento con ogni mezzo, anche con le stragi.
Perché a sentire le rievocazioni
odierne, come in gran parte già quelle del passato, sembra che il fascismo sia
stato qualcosa piovuto dal cielo, improvviso come la grandine.
*
La tragedia delle classi sfruttate
è di essere capaci di concepire l’idea di una società più giusta ma di non
riuscire a realizzarla almeno fino a quando non vi saranno sospinte da incoercibile
necessità.
Dal canto suo, la borghesia, forse
più delle classi dominanti del passato, s’accorge dell’ingiustizia sociale e
dei suoi torti, a volte giunge a individuarne anche le cause, più spesso le elude
e vi passa sopra, ma non si riconosce mai responsabile dei suoi fallimenti e
anzi giustifica se stessa e il suo potere sostenendo che questa è la migliore
società possibile, salvo aprire le porte, quando si sente in pericolo, alla reazione e ai fascismi.
Ankora loro.
RispondiEliminaCome un ometto, piccolo e brutto, si possa credere un genio di realismo giocando a risiko con la pelle altrui (con humor horror da psicopatico).
La vera politica usa fuori dai talk show:
"Come gli usa preparano la guerra"
George Friedman, consigliere politico del Dipartimento di Stato.
http://www.pandoratv.it/?p=3256
ps. anche se non stimi la fonte il documento è brutale.
Un abbraccio.g
molte grazie, ciao
EliminaOlympe, questo è una parte di un interessante articolo sul Manifesto di ieri: “In realtà, come peraltro affermano lo stesso Pavone e Bobbio, la guerra civile italiana si inserisce in una più generale guerra civile europea iniziata nel 1914 e terminata con i trattati di pace del 1945. La risposta reazionaria di massa rappresentata dal fascismo e dal nazismo altro non era che l’estremo tentativo di contenere la partecipazione delle masse diseredate alla politica. Masse popolari per la prima volta affacciatesi nel cielo della politica con l’obiettivo di un’emancipazione sociale non più rimandabile. E’ una “guerra di classe”, allora, che si impose sulla scena europea per un trentennio, e le articolazioni che questa prese nei diversi contesti nazionali produssero anche lo scontro civile che si materia¬lizzò durante la Seconda guerra mondiale. La lotta tra fascismo e antifascismo altro non è che la sublimazione politica e particolare di un discorso europeo generale, quello dell’assalto al cielo delle classi subalterne sulla scorta dell’esempio sovietico, che produsse un costante “regime di guerra” nei vari contesti nazionali. I tentativi rivolu¬zionari in Ger¬ma¬nia, in Ungheria, in Cecoslovacchia, così come la guerra civile spagnola, il biennio rosso in Italia, il Fronte Popolare in Francia, non fecero altro che spostare l’asse della politica a sinistra producendo un cedimento dei sistemi politici liberali tradizionali. Un rischio sociale e politico che contribuì a generare quel terreno culturale su cui fecero leva i diversi regimi reazionari. Fascismo e nazismo altro non sarebbero che delle risposte politicamente degeneri di uno dei segni caratteristici della modernità, quello della partecipazione di massa alle vicende politiche di una nazione. Il tentativo di contenere questa partecipazione ingabbiandola in una costruzione nazionale autoritaria”.
RispondiEliminahttp://ilmanifesto.info/la-difficile-attuaita-di-un-discorso-storico/
buona domenica
è una vecchia tesi che condivido in buona parte
Eliminamolte grazie e buona domenica anche a te
Digressione artistica:
RispondiEliminahttp://www.arte.it/notizie/roma/dentro-la-basilica-sotterranea-10411
AG
oh, grazie!
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