«Noi siamo spietati, non vogliamo
riguardi da voi. Quando sarà il nostro turno non addolciremo il terrorismo. Ma
i terroristi regi, i terroristi per grazia di Dio e della legge, nella prassi
sono brutali, nella teoria sono vili, reticenti, falsi, e sotto entrambi gli
aspetti sono spregevoli.» (*)
°°°
Quando
in tv rievocano l’uccisione dell’ultimo zar e della sua famiglia, mi commuovo
fino ad avere gli occhietti lucidi. Poi però penso, per citare un esempio noto
al pubblico colto e all'inclita guarnigione, alla “domenica di sangue” del
gennaio 1905, quando le truppe zariste spararono contro una folla di pacifici
operai venuti davanti al Palazzo d’Inverno con una petizione allo zar per
ottenere la costituzione. Ne uccisero circa un migliaio, molti altri furono i
feriti. Allora mi sovvengono le parole scritte da un giovane rivoluzionario nel
1849, e sono quelle poste qui in esergo. Tredici anni dopo quella domenica di
terrorismo regio giunse il turno di agire senza abbellimenti e anzi con molta
sobrietà.
*
Uno
dei più turpi orchi zaristi fu, anche secondo un comune giudizio della buona
borghesia del tempo, il ministro dell’Interno Wenzel von Plehve. L’uomo più
odiato di Russia, si diceva. Un reazionario al cui confronto Nicola II poteva
passare per un acceso liberale. Prima di dire cosa gli accadde il 15 luglio
1904 è necessario fare un passo indietro, fino al 1887.
In
un recente post, raccontavo come in quel 1887, negli Stati Uniti, precisamente
a Chicago, furono condannati e impiccati alcuni anarchici per i fatti di
Haymarket. Non tutti i prigionieri furono giustiziati. L’anno dopo il
governatore dell’Illinois, John P. Altgeld, graziò i tre prigionieri
superstiti.
Era
un tipo strano il governatore, un duro, nato in Germania e portato negli USA
all’età di tre mesi. Un’infanzia di stenti e di lavoro come manovale. Aveva
combattuto durante la guerra di secessione a sedici anni, poi aveva studiato
legge ed era diventato procuratore distrettuale, giudice e infine governatore.
Si
era proposto di vendicare le ingiustizie compiute dalla corte marziale nel
condannare gli anarchici non appena avesse avuto il potere di farlo. Ed
infatti, eletto governatore iniziò la revisione dei verbali del processo e il
26 giugno del 1893 concesse la grazia. Scrisse un documento in cui affermava l’illegalità
del primo verdetto, dimostrando che la giuria era stata influenzata e scelta in
modo che la condanna degli anarchici fosse sicura; che il giudice era prevenuto
contro gli imputati e poco propenso a condurre un processo regolare. Per stessa
ammissione del procuratore distrettuale, non c’erano prove effettive contro
nessuno degli imputati. Quando Altgeld rivelò pubblicamente gli imbrogli della
legge, scosse la fede del pubblico nella giustizia americana. Diventò il bersagliato
dalla stampa, dei preti dai loro pulpiti e dei personaggi influenti di ogni
genere. Alle elezioni successive, Altgeld fu sconfitto e perse la carica, non
solo per questi fatti ma anche per la sua legislazione a tutela dei lavoratori
e del lavoro minorile, il rifiuto d’impiegare la forza contro gli scioperanti
delle ferrovie e i minatori, di aver collocato delle donne posizioni importanti
nel governo statale, e notevolmente aumentato i finanziamenti statali per
l'istruzione, favorito uno dei primi progetti di edilizia abitativa negli Stati
Uniti, ecc.. Roba da sedia elettrica.
Ed
è proprio nel 1897, cioè nell’anno in cui vengono impiccati gli anarchici di
Haymarket, che cinque studenti dell’università di Pietroburgo vennero a loro volta
impiccati per aver predisposto degli ordigni per attentare alla vita dello zar
Alessandro III. Al processo il loro capo, Alexandr Uljanov, giustificò il
terrorismo come unico metodo possibile di lotta in uno stato poliziesco.
Rifiutò di presentare domanda di grazia e fu impiccato. Egli aveva tre fratelli
e tre sorelle, tutti rivoluzionari: il fratello minore ,Vladimir Il'ič, giurò
vendetta e cambiò il suo nome in Lenin.
*
In
Russia il socialismo ai suoi esordi non è legato all’esistenza di una classe
sociale rivoluzionaria. Il movimento populista è formato prevalentemente da
intellettuali molti dei quali convinti che, a causa del suo passato e dei suoi
istituti contadini, la Russia abbia una vocazione rivoluzionaria e sperano che
essa possa saltare la fase del capitalismo industriale (famosa la
corrispondenza intercorsa in tal senso tra Vera Zasulič e Marx). Fino agli anni
Novanta del XIX secolo non esisteva una distinzione netta tra marxisti russi e
populisti.
La
corrente populista di opposizione (quella liberale evolve verso la
collaborazione con il governo zarista) si ramifica in due gruppi, uno di tendenze
blanquiste che teorizza la conquista del potere da una parte di una minoranza
rivoluzionaria; e l’altro raggruppa donne e uomini devoti alla causa fino al
sacrificio estremo, che ritengono il problema politico della caduta dello
zarismo strettamente legato alla pratica terroristica.
Da
quest’ultimo ramo del partito si formò un gruppo terroristico al cui vertice
era salito un tale Evno Azev, un quasi ingegnere davvero ingegnoso, in sostituzione
del rivoluzionario Grigorij Geršuni, creatore dell'Organizzazione di combattimento, poco prima arrestato. Costui
raccomandò vivamente ai suoi compagni di mettere alla testa dell’organizzazione
proprio Azev, il quale aveva dimostrato del coraggio e dell’audacia nel
trasportare dalla Svizzera in Russia armi, esplosivi e pubblicazioni del
partito, il cui comitato centrale era allora in esilio a Ginevra.
L'Organizzazione di combattimento promosse
diversi attentati, tra questi due particolarmente eclatanti. Si decise di
eliminare l’odiato ministro dell’interno Plehve, e sei mesi dopo averlo fatto ucciso in un attentato, il 17
febbraio 1905, ne avvenne un altro questa volta contro il granduca Sergio, zio dello zar,
uomo molto influente e capo della circoscrizione militare di Mosca. Il granduca
era noto per la spietata brutalità del suo governo, per il carattere
capriccioso e prepotente, per gli eccessi del suo temperamento autocratico che
provocavano agitazione e lo scompiglio generale.
A
compiere materialmente gli attentati fu il gruppo terroristico populista con a capo Azev, il quale però era un agente dei servizi segreti. Ed infatti c’è
chi dà per sicuro che negli attentati vi sia stata la manona della temibile
Okhrana. Il suo predecessore Geršuni era già stato arrestato. Dopo aver
liquidato il feroce ministro Plehve, il granduca Sergio fu ucciso da una bomba
lanciata da un giovane rivoluzionario di nome Kaljaev. Tutto ciò che restava
del granduca e della sua carrozza, era “una massa informe di brandelli lunghi
quindici o venti centimetri”.
Quella
sera, quando lo zar apprese la notizia dell’attentato a suo zio, scese a cena
come solito e non parlò di quanto era avvenuto, ma, secondo uno dei presenti,
dopo cena lo zar e suo cognato si divertirono a cercare di gettarsi l’un
l’altro giù dal divano lungo e stretto. In quel momento era in corso la guerra
russo-giapponese, e il regime era in guerra col suo popolo.
Quando
fu pronunciata la sentenza di condanna a morte contro Kaljaev, questi espresse
la speranza che i suoi carnefici avessero il coraggio di giustiziarlo
all’aperto, alla presenza del popolo. Invece fu impiccato incappucciato dopo la
mezzanotte nel cortile del carcere e sepolto sotto le mura della prigione. Quanto
ad Azev, la sua carriera di doppiogiochista ebbe termine quando l'ex-direttore
dell'Ochrana Lopuchin lo denunciò ai social-rivoluzionari come spia.
(*)
MEOC, vol. IX. Nell’edizione tedesca l’originale è un po’ diverso: «Wir sind rücksichtslos, wir verlangen
keine Rücksicht von euch. Wenn die Reihe an uns kömmt, wir werden den
Terrorismus nicht beschönigen. Aber die royalistischen Terroristen, die
Terroristen von Gottes- und Rechts-Gnaden, in der Praxis sind sie brutal,
verächtlich, gemein, in der Theorie feig, versteckt, doppelzüngig, in beiden
Bezienungen ehrlos.» Marx - Engels - Werke, Band 6, Die standrechtliche Beseitigung der Neuen Rheinischen Zeitung, n. 301 vom 19. mai 1849, Dietz Verlag,
Berlin, 1959. In internet sono reperibili traduzioni molto più spurie e manca
sempre l’indicazione esatta da quale articolo della NRhZ è stata tratta la citazione.
Beh..!? Nessuno dice nulla a proposito della morale di questa storia?
RispondiEliminaLa lezione pero' di Marx fu chiara fin dall'inizio a proposito degli Asini e stupidi...e Lenin ne tenne ben conto nel costruire il Partito bolscevico.
Cosa ci dice oggi ?
Che non bisogna parteggiare per nessun imperialismo.