martedì 21 aprile 2015

Metafore


I barconi che affondano sono l’esatta metafora di un sistema sociale e politico al naufragio. I barconi affondano in mare e il sistema naufraga nell’ipocrisia, nella sostanziale indifferenza, nella sazietà esibita nel sorriso furbo e satollo dei tanti Farinetti, di Vinitaly, Expo, Eataly, Masterchef del cazzo, delle eccellenze lipidiche e nelle fobie colesterolemiche. Naufraga nei predicozzi dei papi e nei jihad degli imam, nelle missioni di pace, nelle bombe intelligenti, nei droni e degli effetti collaterali in bianco e nero, nei tanti Sarkozy, Obama e Hillary Clinton a piede libero, nei blocchi economici, nei disboscamenti e monocolture intensive, nella siccità e nella miseria pianificata, nel rigore liberista, nel giochino degli 80euro e nei tesoretti, in un sistema di apartheid globale, nel mito dello scambio libero e del lavoro che è solo schiavitù.

Dal 1990-1991 la classe dirigente americana, un’oligarchia di ladri e alienati, è impegnata in una guerra continua nel tentativo di dominare le regioni ricche di petrolio del Medio Oriente, dell’Asia Centrale e del Nord Africa. Queste guerre hanno distrutto stati e intere comunità, con sofferenze umane indicibili, fomentato un abisso di odio e di terrore. Le classi dirigenti, i partiti politici e tutte le istituzioni ufficiali del capitalismo americano e europeo sono implicati in questo crimine storico, o perché difendono gli interessi imperialisti delle multinazionali e delle banche o per sostanziale acquiescenza.

Questi annegamenti hanno la funzione di deterrente contro chi di là del mare si propone l’attraversata. Restiamo sostanzialmente indifferenti, o impietriti dalla brutalità di ciò che avviene, rintanati a casa nostra davanti al televisore, preoccupati per il lavoro, il padrone che si fa chiamare imprenditore, la bolletta da pagare. Da quasi tre decenni gli imperialisti impongono ciò che vogliono, e quando c’è stato qualche timido tentativo di opporsi, fosse pure attraverso manifestazioni pacifiche, hanno usato i corpi speciali di repressione per pestare e terrorizzare, i tribunali per processi scandalosi, le minacce per chi osasse anche solo pronunciare delle parole. E tuttavia, andiamo in massa a votare, fatti convinti che questo sistema attraverso il voto si possa cambiare. Quale disperata illusione più sciocca di questa?


Più che a manifestare contro la guerra marciamo a fianco di essa, di buon grado, e non manca qualche entusiasta.

4 commenti:

  1. Olympe, stavo preparando un commento al tuo post: Una questione così vecchia che sembra nata oggi, questo:
    Ecco perché l'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione.

    Che le condizioni materiali per la soluzione del problema esistessero già o quantomeno fossero in formazione è confermato dal fatto che sia sul piano teorico che su quello fattuale quel problema l’umanità se l’è posto per tempo e anzi ha tentato anche di risolverlo sul piano concreto della realtà storica. Il tentativo non si produsse però nei paesi a capitalismo avanzato, bensì in quelli più arretrati e semifeudali, dunque in singole realtà isolate e in condizioni oggettivamente impossibili.
    Ma con questo post ti sei data la risposta.

    Quindi, la Rivoluzione è impossibile: lo è sia nei paesi arretrati, perché c’è solo la forza della disperazione, sia in quelli a capitalismo avanzato, perché i piccoli borghesi, irretiti e decervellizzati(*Il ministro della P.I. BACCELLI nel 1894 nel fare il programma sulla nuova "Riforma della Scuola così si esprimeva nel suo preambolo:... bisogna insegnare solo leggere e scrivere, bisogna istruire il popolo quanto basta, insegnare la storia con una sana impostazione nazionalistica, e ridurre tutte le scienze sotto una.........unica materia di "nozioni varie", senza nessuna precisa indicazione programmatica o di testi, lasciando spazio all'iniziativa del maestro e rivalutando il più nobile e antico insegnamento, quello dell'educazione domestica; e mettere da parte infine l'antidogmatismo, l'educazione al dubbio e alla critica, insomma far solo leggere e scrivere. Non devono pensare, altrimenti sono guai!") , non hanno né la capacità, né la voglia di fare l’analisi concreta della situazione concreta. CHE FARE?
    LA RISPOSTA SI POTRA' AVERE SOLO DOPO LA PROSSIMA GUERRA.
    Saluti

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  2. Non potendo aggiungere nulla a questo post, una compiuta fotografia del reale contemporaneo, approfitto di questo spazio per citare la conclusione di una recentissima, molto densa e a mio avviso assai interessante nuova biografia intellettuale di Lenin, Reconstructing Lenin, di Tamas Krausz, professore di Storia Russa a Budapest, intellettuale radicale e attivista politico. La traduzione dall'inglese è mia.

    "Perfino Vaclav Havel ha ammesso, come fa notare Zizek, che la democrazia borghese ha completamente fallito ed è incapace di risolvere qualsiasi problema fondamentale, ma "non appena un leninista lo sottolinea, viene immediatamente accusato di sostenere il totalitarismo"... L'attualità di Lenin consiste nel fatto che egli poté trasformare la propria esperienza storica in un insieme di concetti teorici che scalzano e finiscono per distruggere qualunque giustificazione la società borghese possa accampare per la propria esistenza. Nonostante le contraddizioni che si possono rilevare nella sua opera e nel suo pensiero, Lenin continua a fornire elementi di riflessione e strumenti di analisi a tutti coloro che non si rassegnano all'esistente e non rinunciano all'idea della possibilità di un mondo diverso e più umano".

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  3. Non un commento, ma solo la segnalazione di un blog di un giovanissimo che vorrebbe fare il giornalista per cambiare il mondo:

    https://sdcovone.wordpress.com/2015/04/19/ttip-come-ti-rovino-la-democrazia/

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