giovedì 13 giugno 2013

Beppe Grillo s’è accorto che ...


Beppe Grillo s’è accorto che il cambiamento da lui auspicato non può venire nel e dal parlamento. Non è riuscito nemmeno nel risultato minimo prefissato, quello di aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, cioè renderlo un po' trasparente. Viceversa sono i partiti e i media che hanno messo sottovetro il suo Movimento, mostrandolo per ciò che esso è effettivamente.

In tal modo Grillo ha mostrato non solo di non conoscere la storia, ma soprattutto di non saper leggere il presente se non superficialmente. Non solo ha fatto il gioco dei suoi avversari politici, ma soprattutto ha messo in libertà milioni di voti di protesta che aspettano solo un ducetto più pragmatico e un partito più concreto e organizzato. E dio solo sa quante speranze siano riposte in un deus ex machina che risolva la situazione sollevandoci da ogni responsabilità in proprio.

* * *



Ci sono degli indicatori economici ben visibili (nel senso che si toccano quotidianamente con mano) per sostenere che la situazione sociale non reggerà a lungo. A cosa porterà tale stato di cose, in aggravamento, non so dire precisamente, e comunque a nulla di buono. Dice Confcommercio che “se pure si riuscisse a tornare alle dinamiche di crescita pre-crisi, bisognerebbe comunque aspettare fino al 2036 per recuperare il potere d'acquisto perduto”. Ma non torneremo a quelle dinamiche.

E nonostante gli indicatori economici stabilmente in picchiata (Pil -2,4) e altri dati non offrano alcuna speranza di ripresa, non c’è uno solo di questi signori, e nemmeno altri sulla scena politica, che finalmente confessi: questo sistema non funziona sotto qualunque punto di vista e parlare di democrazia e di diritti è puro nonsenso in una situazione nella quale, per dirla con le parole del ministro Giovannini, il “40% di giovani che sono attivi non trovano lavoro” e vi sono “ tre milioni di disoccupati complessivi più i tre milioni di inattivi che in realtà vorrebbero lavorare.

Questa presa d’atto, una simile onesta certificazione dello stato delle cose, sarebbe già un primo passo, ma non possono compierlo per ragioni e interessi oggettivi. Continuano invece a negare le cause del disastro (che peraltro sconoscono nelle loro determinazioni essenziali) e a sciorinare rimedi nei quali non credono nemmeno loro, quali la “Manutenzione della legge Fornero, semplificazioni, incentivi per nuove assunzioni, interventi per migliorare i servizi all’impiego, imprenditorialtà giovanile”. Solo parole.

C’è chi poi richiama l’attenzione sulla necessità di uscire dall’euro, quale rimedio miracoloso, con il chiaro obiettivo di distrarre dal tema vero: la crisi di sistema in tutte le sue articolazioni, produttive, finanziarie, sociali e morali. Del resto, in definitiva, si vuole tacere il fatto essenziale, ossia che la riproduzione dei rapporti di produzione capitalistici segue leggi proprie che non possono essere mutate cambiando il segno della moneta o con altre buone intenzioni e l’assunzione volontaria di comportamenti virtuosi, così come non c’è nulla da sperare nella resipiscenza della borghesia.

Questo sistema era già alle corde 40anni fa, poi con una gigantesca operazione d’intervento degli Stati nazionali a favore della domanda, con la creazione della voragine del debito pubblico, stampando soldi, il sistema tenne botta e anzi ciò servì a togliere acqua ai pesci rossi. Ora, invece, il capitale non è più disposto a cedere quote di plusvalore per il sostegno della spesa sociale e la crisi fiscale degli Stati fa il resto. Ad aggravare notevolmente il quadro, c’è la nuova divisione internazionale del lavoro che penalizza soprattutto i paesi con una struttura industriale più debole e a vocazione prevalentemente manifatturiera.

Gli Stati hanno dunque la necessità di irrobustire e aggiornare le forze e gli strumenti del controllo sociale per prevenire non già il terrorismo, come è detto, ma la reale minaccia di rivolte metropolitane. Si vede bene negli Usa, laddove le comunicazioni di qualsiasi tipo sono setacciate in dettaglio e forse in una dimensione inedita, così come in Turchia, dove la protesta è sfociata senza però avere un obiettivo politico predefinito da perseguire e un’organizzazione adeguata.

In Europa, quando dovesse succedere, la cosa prenderebbe una piega diversa.
  

5 commenti:

  1. Bellissimo post. Breve e conciso, ma che ci racconta molto più di ore e ore di trasmissioni che non ci dicono mai nulla. Grazie per il tempo che ci dedica.

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  2. Bellissimo post davvero. Sto rileggendo un po' di Marx, e mi colpisce un passaggio nel quale egli sembra per così dire dare per scontato che la classe dei salariati si contrapponga al padronato, se non con obiettivi rivoluzionari almeno con l'obiettivo di migliorare la propria condizione. Anzi, una classe operaia che non lottasse nemmeno per riforme e miglioramenti sarebbe una specie di "nulla sociale", una massa di derelitti alle soglie dell'annientamento.

    Cosa direbbe oggi Marx se fosse qui e vedesse la terrificante apatia e inerzia dei lavoratori perfino riguardo alle loro condizioni e prospettive economiche, di vita e lavoro?

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    Risposte
    1. Marx si sta rivoltando nella tomba!!!

      Essendo i salariati soltanto una massa di imbecilli Marx starebbe col PD e penserebbe alla propria poltrona. Del resto null'altro potrebbe fare.

      Anche il più potente software del mondo a nulla serve non avendo un hardware adeguato.

      Quando vedo gli operai protestare per il lavoro, cioè per continuare a fare gli schiavi, come accade anche in queste ore con la Indesit, invece di occupare le fabbriche e impiccare i padroni mi viene il volta stomaco.

      I proletari non si meritano altro che i vari marchionne di turno. Anche l'artigiano più imbecille e reazionario in confronto all'operaio, anche laureato, sembra un rivoluzionario.

      Sarò stato troppo duro con i miei "simili"? Forse, ma una cosa è vera: se non si inizia con la verità, tutta la verità, nulla si muoverà.

      Stando perennemente sulla sponda del proletariato a prescindere nulla mai si muoverà proprio perché si difende la stupidità, intrinseca alla classe operaia. Non si è veramente critici se non si incomincia da noi stessi, ma si rischia di essere soltanto faziosi, demagoghi e qualunquisti.

      A parte le battute, Marx oggi criticherebbe fortemente la classe operaia e il sindacato non preoccupandosi troppo dei padroni.

      "Non mi preoccupano affatto quelli che parlano dal balcone, ma quelli che applaudono sotto di esso." (sulla massima di Indro Montanelli)

      saluti

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    2. Marx si sta rivoltando nella tomba!!!

      Essendo i salariati soltanto una massa di imbecilli Marx starebbe col PD e penserebbe alla propria poltrona. Del resto null'altro potrebbe fare.

      Anche il più potente software del mondo a nulla serve non avendo un hardware adeguato.

      Quando vedo gli operai protestare per il lavoro, cioè per continuare a fare gli schiavi, come accade anche in queste ore con la Indesit, invece di occupare le fabbriche e impiccare i padroni mi viene il volta stomaco.

      I proletari non si meritano altro che i vari marchionne di turno. Anche l'artigiano più imbecille e reazionario in confronto all'operaio, anche laureato, sembra un rivoluzionario.

      Sarò stato troppo duro con i miei "simili"? Forse, ma una cosa è vera: se non si inizia con la verità, tutta la verità, nulla si muoverà.

      Stando perennemente sulla sponda del proletariato a prescindere nulla mai si muoverà proprio perché si difende la stupidità, intrinseca alla classe operaia. Non si è veramente critici se non si incomincia da noi stessi, ma si rischia di essere soltanto faziosi, demagoghi e qualunquisti.

      A parte le battute, Marx oggi criticherebbe fortemente la classe operaia e il sindacato non preoccupandosi troppo dei padroni.

      "Non mi preoccupano affatto quelli che parlano dal balcone, ma quelli che applaudono sotto di esso." (sulla massima di Indro Montanelli)

      saluti

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