La
chiusura della televisione di Stato greca e con essa dell’orchestra sinfonica
nazionale, sembra una piccola cosa nel marasma generale che sta scuotendo la
Grecia e altri paesi d’Europa, ma è invece la spia eloquente di come questo
sistema economico sociale è fallito paradossalmente proprio nel momento in cui
si mostra nel suo massimo trionfo planetario e raggiunge risultati inediti nello
sviluppo delle forze produttive.
Si
tratta di una contraddizione solo apparente (qui).
Presto,
molto presto, anche in Italia si dovrà fare i conti con tagli molto simili a
quelli greci e spagnoli e portoghesi. Anzitutto stipendi e pensioni, spesa
sanitaria e via di seguito. La caduta a precipizio dell’economia porta con sé
la riduzione del gettito fiscale. In simili circostanze nemmeno il sostegno
statale alla disoccupazione di massa potrà protrarsi a lungo. Perciò è risibile
la manfrina sull’aumento dell’Iva e la cancellazione dell’Imu. I problemi sono
altri e ben più drammatici. Non so fino a che punto ci si renda conto della reale
situazione e quanto invece, pur ritenendola grave, si sottovaluti la sua
dimensione.
Non
saranno sufficienti le misure tampone che il governo sta varando a fronte della
distruzione di una larga parte del tessuto economico e produttivo italiano. Lo
stravolgimento degli assetti economici nazionali di diversi paesi portato dagli
accordi sul commercio internazionale, l’introduzione di una moneta comune
continentale senza misure di bilanciamento tra paesi ed aree economicamente
molto diversi, l’agire senza limiti dell’oligarchia finanziaria e
l’onnipresenza delle banche, il dominio assoluto del monopolio, l’impossibilità
di mutare con delle riforme le basi del modo di produzione capitalistico, ossia
di mitigare l’inasprimento e l’approfondimento degli antagonismi, sono le
premesse per un disordine sociale che esigerà, da parte della borghesia, misure
di controllo e oppressione adeguate, alla faccia degli ultimi Mohicani della
democrazia.
Che
fare? Noi vediamo molto bene che tutti i movimenti piccolo-borghesi che si
vogliono opporre all’attuale sistema agendo sul piano delle riforme, vuoi
quelli che chiedono una diversa rimodulazione della produzione e dei consumi,
vuoi quelli che all’opposto auspicano interventi di sostegno alla “crescita”,
sono destinati a fallire. E quand’anche riescano a ottenere cospicui risultati
elettorali, essi non fanno altro che confermare l’alto tasso congenito del
cretinismo parlamentare. Di parlamenti e governi che sono stati da lunga pezza
esautorati di ogni effettivo potere.
Ogni
epoca produce la propria storia e i personaggi che la interpretano, e dunque
anche nel nostro caso le circostanze fanno gli uomini non meno di quanto gli
uomini possano illudersi di fare le circostanze. Queste condizioni decideranno
se la scossa rivoluzionaria sarà abbastanza forte per rovesciare la base di
tutto ciò che è costituito, per innescare un rivolgimento totale non solo
contro alcune condizioni singole della società, bensì – come ebbe ad osservare
un giovane non ancora trent’enne tanto tempo fa – contro la stessa “produzione
della vita” come è stata fino a questo momento. E allora, in tal caso, sarà del tutto indifferente, per lo sviluppo
pratico, se l’idea di questo rivolgimento sia già stata espressa mille volte:
come dimostra la storia del comunismo.
Diversamente,
la borghesia saprà ancora una volta escogitare nuovi e vecchi motivi e idee per
farci scannare gli uni contro gli altri.
Una rivoluzione è frutto di una coscienza civica e di una cultura del bene comune che all'attualità non esiste. Un popolo evolve con estrema lentezza se ben guidato ed ha ancora bisogno di un capo. È quindi destinato al fallimento. I padroni si difendono egregiamente dalle solite rivolte che, seppur in aumento, sono estremamente inefficaci. Servirebbero, a dir poco, gesti ben più appropriati della "civile" protesta. La globalizzazione della forza lavoro per avere un costo del lavoro quasi pari a zero ci sta guidando allo scontro finale. Una inevitabile guerra tra poveri. E tra non molto tempo i padroni potranno anche fare a meno della straordinaria offerta di schiavi grazie alla tecnologia che renderà l'attuale forza lavoro mero concime per le piante. Pesce grosso mangia pesce piccolo. La legge della giungla. Condivido tutto il resto. Ciao
RispondiEliminaStudiando l'evoluzione del genere umano, più che sapiens sapiens, scemus scemus,si può "tranquillamente" prevedere che ci sarà una guerra così devastante, che la "profezia" di Einstein: «Non so con quali armi verrà combattuta la Terza guerra mondiale ma la Quarta verrà combattuta con clave e pietre», forse non si avvererà.
RispondiEliminanonnoFranco
La cina aquista terreni agricoli in africa e sudamerica.
RispondiEliminaQuando avremo finito i risparmi lasciatici dai genitori l?italia si ritroverà con un debito pubblico non più restituibile, e l'euro crollerà come un castello di carte.
A quel punto scarsità di cibo e di risorse ci porteranno ad un nuovo medio evo simile a quanto avvenne dopo la caduta dell'impero romano: secoli bui di fame, miseria e violenza.
Oppure possiamo tentare di sopravvivere: dazi sulle merci importate, ritorno all'agricoltura, livellamento salariale, blocco della esportazione di capitali e rimesse emigranti, naturalmente uscita dall'euro ed eventuale mercato comune mediterraneo se spagna, grecia e turchia ci stanno e capiscono la situazione.
Si potrebbe sapere il nome di quel giovane trentenne?
RispondiEliminaA parte.
Hai visto il luogo dove Cameron andava incontro ai suoi ospiti? Perfetto per giocare a bocce.
il solito, mio caro
Eliminano, non ho visto, ultimamente seguo poco le cronache