martedì 18 giugno 2013

Il parlamento è vostro, fottuti


Qualcosa si sta muovendo, dalla Turchia al Brasile, passando per le mai spente rivolte degli schiavi neri nelle miniere sudafricane, e tra qualche mese la protesta sociale potrebbe fare la sua comparsa dalle nostre parti. Le idee di rivolta sono ancora assai confuse e assente l’organizzazione. E fino a quando resteranno a questi livelli, la borghesia non ha nulla di serio da temere poiché questi movimenti si assopiranno spontaneamente.

Il motivo della protesta a Istanbul è la difesa degli alberi di un parco pubblico minacciati dalla solita speculazione immobiliare e commerciale. Nobile motivazione, ma evidentemente non ne hanno trovate di migliori. La sorte di decine di migliaia di lavoratori sfruttati nelle manifatture non deve essere sembrata spendibile mediaticamente.



In Brasile invece si protesta contro l'aumento dei prezzi dei trasporti pubblici e contro le spese del governo per l'organizzazione della Confederations Cup e i Mondiali di calcio del 2014. Infatti, il movimento 'Copa pra quem' (Il mondiale per chi?) accusa il governo federale di aver sfrattato migliaia di famiglie per far posto a parcheggi e nuove strutture che ospiteranno i tifosi di tutto il mondo in occasione dei Mondiali di calcio del prossimo anno. Le motivazioni in tal caso sono già migliori, ma anche in questo caso non ve n’è nemmeno una che metta in discussione questo sistema sociale, ma solo delle “storture”. Poi, se a vincere i tornei di pallone sarà la nazionale carioca, allora festa grande per tutti.

In generale e nelle più critiche motivazioni delle varie proteste, sono in molti ancora a essere convinti che sia possibile negoziare con i padroni del mondo condizioni migliori, che sia possibile fermare i tagli del welfare e imboccare una strada diversa rimanendo con i piedi piantati in questo sistema. Solo una sparuta minoranza ha la consapevolezza che con questo sistema non è possibile negoziare nulla, e che in questa fase storica il voto e le elezioni servono solo ai padroni per dare legittimità democratica al loro dominio, così come il welfare è servito per renderci obbedienti e partecipi del più gigantesco sistema di rapina della storia.

Per il resto e al massimo si tratta di frange dell’antagonismo cosiddetto anticapitalista, come se di per sé l’anticapitalismo significasse qualcosa (anche i fascisti si definiscono anticapitalisti e i nazisti sono anch’essi in origine nazionalsocialisti, un ossimoro a suo modo geniale).

Questi movimenti non denotano un autentico carattere di massa e di classe, non coinvolgono la generalità dei lavoratori, sono generalmente distanti da un programma comunista e privi di un’organizzazione adeguata. Perciò bastano gli idranti e i lacrimogeni per fermarli, tanto più che essi si concentrano in piazze, parchi e grandi arterie stradali, diventando facilmente circoscrivibili e controllabili. Perciò non solo sono alieni da una strategia politica, ma sono carentissimi anche nella tattica spicciola.

Perché si affermi un movimento internazionalista di massa che abbia come obiettivo il radicale superamento di questo sistema sociale ed economico, un movimento unito su grandi scelte condivise e non frammentato e diviso su mere questioni terminologiche e ideologiche, passerà ancora molto tempo e dovranno maturare alcune altre indispensabili condizioni. Perciò ci dobbiamo accontentare di questi pacifici dilettanti allo sbaraglio, quaglie per gli spiedi polizieschi, gente che si duole per l’uso dei lacrimogeni e poco altro. Gentucola che nei social network scrive: ''le manifestazioni pacifiche sono legittime'' ed ''è prerogativa dei giovani manifestare'', oppure che  'il parlamento è nostro''!


Fanno bene a pestarli, chissà che aprano gli occhi questi fottuti.

5 commenti:

  1. Come sempre lei riesce sempre ad esprimere benissimo ciò che molte volte io ho nella mente in modo confuso. Non credo ci sia nient'altro da aggiungere.

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    1. grazie. da aggiungere la prossima volta magari un nickname, così per non stare al buio

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    2. Non volevo stare al buio, pensavo non fosse importante. Comunque mi chiamo Annick.

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  2. Cara Olympe, cara Olympe! Che fare? Fino all’anno scorso spiritavo, ma ora il massimo che mi prende è una tepidissima noia. Rimane l’attesa, e un cattivo distillato di compassione.

    T’avrei voluta con me a Siracusa, ieri sera, per l’ultimo misero adattamento delle Donne al parlamento, dove la divisione in classi che Aristofane adombra ma non tace (puro genio comico nello scambio di battute: «Tutti avranno tutto» «Ma chi coltiverà i campi?» «Gli schiavi») è stata con gran noncuranza soppressa: al suo posto il regista ha eretto una repubblica delle suffragette, anime belle e socialdemocratiche senz’ombre d’ipocrisia (ficcandoci in mezzo tutta l’ideologia accattona di questi grami tempi e di questo gramo Paese, dal mito della società civile al mottetto Se non ora quando?).

    Al centro del Mediterraneo s’ha l’acustica della platea, e questo lontano tonare annuncia la tempesta che incombe. Il proletariato insorgerà organizzato nonostante i fiumi di teoria marxista e pseudomarxista che tanti borghesi con buone intenzioni han vomitato nell’ultimo secolo.

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    1. ciao Davide. grande aristofane e bella siracusa, ma all'ortigia non ho mangiato bene. difficile di questi tempi fare un pasto decente fuori casa.

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