Qualcosa si sta muovendo, dalla Turchia al Brasile, passando
per le mai spente rivolte degli schiavi neri nelle miniere sudafricane, e tra
qualche mese la protesta sociale potrebbe fare la sua comparsa dalle nostre
parti. Le idee di rivolta sono ancora assai confuse e assente l’organizzazione.
E fino a quando resteranno a questi livelli, la borghesia non ha nulla di serio
da temere poiché questi movimenti si assopiranno spontaneamente.
Il motivo della protesta a Istanbul è la difesa degli
alberi di un parco pubblico minacciati dalla solita speculazione immobiliare e
commerciale. Nobile motivazione, ma evidentemente non ne hanno trovate di
migliori. La sorte di decine di migliaia di lavoratori sfruttati nelle
manifatture non deve essere sembrata spendibile mediaticamente.
In Brasile invece si protesta contro l'aumento dei prezzi dei
trasporti pubblici e contro le spese del governo per l'organizzazione della
Confederations Cup e i Mondiali di calcio del 2014. Infatti, il movimento 'Copa
pra quem' (Il mondiale per chi?) accusa il governo federale di aver sfrattato
migliaia di famiglie per far posto a parcheggi e nuove strutture che
ospiteranno i tifosi di tutto il mondo in occasione dei Mondiali di calcio del
prossimo anno. Le motivazioni in tal caso sono già migliori, ma anche in questo
caso non ve n’è nemmeno una che metta in discussione questo sistema sociale, ma
solo delle “storture”. Poi, se a vincere i tornei di pallone sarà la nazionale
carioca, allora festa grande per tutti.
In generale e nelle più critiche motivazioni delle
varie proteste, sono in molti ancora a essere convinti che sia possibile
negoziare con i padroni del mondo condizioni migliori, che sia possibile
fermare i tagli del welfare e imboccare una strada diversa rimanendo con i
piedi piantati in questo sistema. Solo una sparuta minoranza ha la
consapevolezza che con questo sistema non è possibile negoziare nulla, e che in
questa fase storica il voto e le elezioni servono solo ai padroni per dare
legittimità democratica al loro dominio, così come il welfare è servito per
renderci obbedienti e partecipi del più gigantesco sistema di rapina della
storia.
Per il resto e al massimo si tratta di frange
dell’antagonismo cosiddetto anticapitalista, come se di per sé l’anticapitalismo
significasse qualcosa (anche i fascisti si definiscono anticapitalisti e i
nazisti sono anch’essi in origine nazionalsocialisti, un ossimoro a suo modo
geniale).
Questi movimenti non denotano un autentico carattere
di massa e di classe, non coinvolgono la generalità dei lavoratori, sono
generalmente distanti da un programma comunista e privi di un’organizzazione
adeguata. Perciò bastano gli idranti e i lacrimogeni per fermarli, tanto più
che essi si concentrano in piazze, parchi e grandi arterie stradali, diventando
facilmente circoscrivibili e controllabili. Perciò non solo sono alieni da una
strategia politica, ma sono carentissimi anche nella tattica spicciola.
Perché si affermi un movimento internazionalista di
massa che abbia come obiettivo il radicale superamento di questo sistema sociale
ed economico, un movimento unito su grandi scelte condivise e non frammentato e
diviso su mere questioni terminologiche e ideologiche, passerà ancora molto tempo
e dovranno maturare alcune altre indispensabili condizioni. Perciò ci dobbiamo
accontentare di questi pacifici dilettanti allo sbaraglio, quaglie per gli
spiedi polizieschi, gente che si duole per l’uso dei lacrimogeni e poco altro.
Gentucola che nei social network scrive: ''le manifestazioni pacifiche sono legittime'' ed
''è prerogativa dei giovani manifestare'', oppure che 'il parlamento è nostro''!
Fanno bene a pestarli, chissà che
aprano gli occhi questi fottuti.
Come sempre lei riesce sempre ad esprimere benissimo ciò che molte volte io ho nella mente in modo confuso. Non credo ci sia nient'altro da aggiungere.
RispondiEliminagrazie. da aggiungere la prossima volta magari un nickname, così per non stare al buio
EliminaNon volevo stare al buio, pensavo non fosse importante. Comunque mi chiamo Annick.
EliminaCara Olympe, cara Olympe! Che fare? Fino all’anno scorso spiritavo, ma ora il massimo che mi prende è una tepidissima noia. Rimane l’attesa, e un cattivo distillato di compassione.
RispondiEliminaT’avrei voluta con me a Siracusa, ieri sera, per l’ultimo misero adattamento delle Donne al parlamento, dove la divisione in classi che Aristofane adombra ma non tace (puro genio comico nello scambio di battute: «Tutti avranno tutto» «Ma chi coltiverà i campi?» «Gli schiavi») è stata con gran noncuranza soppressa: al suo posto il regista ha eretto una repubblica delle suffragette, anime belle e socialdemocratiche senz’ombre d’ipocrisia (ficcandoci in mezzo tutta l’ideologia accattona di questi grami tempi e di questo gramo Paese, dal mito della società civile al mottetto Se non ora quando?).
Al centro del Mediterraneo s’ha l’acustica della platea, e questo lontano tonare annuncia la tempesta che incombe. Il proletariato insorgerà organizzato nonostante i fiumi di teoria marxista e pseudomarxista che tanti borghesi con buone intenzioni han vomitato nell’ultimo secolo.
ciao Davide. grande aristofane e bella siracusa, ma all'ortigia non ho mangiato bene. difficile di questi tempi fare un pasto decente fuori casa.
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