martedì 18 giugno 2013

Quando a decidere della salvaguardia di Venezia sono i grandi interessi economici e gli azzeccagarbugli


Leggo oggi le vicende del Sito patrimonio dell'umanità dell'Unesco che si chiama Venezia. Nella città lagunare ha una sede l'Unesco che però non si occupa della città. Per tutto il resto ci pensa l'Autorità portuale di Venezia, quindi la SAVE, società che gestisce l'aeroporto veneziano e che è azionista della Venezia Terminal Passeggeri (dove s’imbarcano i passeggeri delle 655 meganavi che ogni anno transitano per il bacino di San Marco) a sua volta società controllata dalla predetta Autorità portuale di Venezia. Tutto si tiene.



Il comune, alla faccia di chi crede nella democrazia, non ha alcuna autorità sulle acque dove transitano le navi, perché questo rientrerebbe nella sfera di competenza dell'Autorità portuale, almeno così sostiene Anna Somers Cocks, autrice dell’articolo su Repubblica e fondatrice di The Art Newspaper, ossia dell’edizione anglosassone del Il Giornale dell’Arte. Forse dimentica che a Venezia esiste un Magistrato alle acque che qualche competenza dovrebbe pur avercela in merito.

E infatti, proprio sabato scorso ho potuto constatare con quanta cura il magistrato alle acque vigili sulla questione del moto ondoso provocato dalle imbarcazioni che transitano a tutta velocità. In canale tutti fanno ciò che vogliono: battelli Actv che sfrecciano anche a 16-17 chilometri orari, taxi strapieni a velocità sostenuta e in carovana, barche da trasporto di ogni tipo senza alcun controllo.

Del resto, il sistema di videosorveglianza Argos, attraverso le cui telecamere posizionate lungo il Canal Grande era demandata la sorveglianza, è stato dichiarato dal giudice di pace utilizzabile per elevare sanzioni per la violazione dei limiti di velocità nei canali della laguna veneta, in quanto i dati verrebbero raccolti in spregio sia della normativa riguardante la protezione dei dati personali (la cosiddetta legge sulla privacy) sia del regolamento comunale in materia di videosorveglianza, approvato dal Consiglio comunale che dispone espressamente che “i dati acquisiti non potranno essere utilizzati per l’irrogazione di sanzioni amministrative”.


La salvaguardia della privacy, anzitutto.

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