giovedì 20 novembre 2014

Il soffio ispiratore che anima Renzi

Leggete cosa dice Ernesto Galli sul Corriere di oggi:

[…] nel nostro continente, e qui da noi in modo particolare, tutto l’universo storico in cui questa politica delle democrazie – grigia e costosa, ma per molto tempo efficace – è stata iscritta, scricchiola. Il mito della continua crescita economica non è più che un mito; il lavoro sta cessando di avere un valore coesivo tra individui e strati sociali: aumenta sempre più il divario tra chi ha e chi non ha, così come la differenza tra i destini dei singoli o tra ciò che significa vivere in un luogo o in un altro, mentre la secolarizzazione aggredisce alla radice l’intero mondo valoriale e simbolico dei tradizionali rapporti tra gli individui (dalla parentela alla genitorialità). In tutta Europa, insomma, si profila una crisi profonda dai contorni ancora imprecisi ma di sicuro inquietanti. Improvvisamente la democrazia si è trovata davanti un ospite inatteso: la povertà in crescita. Mentre masse sempre più ampie appaiono ideologicamente allo sbando, mentre si afferma dovunque e ad ogni occasione un rabbioso sentimento di rivolta contro le élites.



Dopo una requisitoria del genere, ci si aspetterebbe che Galli puntasse l’indice o almeno il mignolo sulle cause di tale disastro; ma sappiamo bene che questi intellettuali, questi corsari nella loro vasca da bagno, quelle cause non le vogliono e non le possono nominare. Guardando all’Europa si chiede se quella che “abbiamo conosciuto non sia ormai entrata nella prospettiva di una vera e propria nuova fase storica, segnata tra l’altro dai terremoti che dal Medio Oriente all’Europa sud orientale, all’Africa subsahariana, stanno sconvolgendo tutti gli scenari nelle nostre vicinanze. Una nuova fase storica che per la democrazia ha il valore di una sfida. Se non vorrà essere travolta, infatti, essa dovrà trovare la forza e la capacità di rinnovarsi profondamente”.

E dunque come si dovrà rinnovare, in materia di economia, quindi di lavoro, di  divario tra chi ha e chi non ha? Ed ecco la sua ricetta: riscoprire il «politico». E fin qui potrebbe anche trovarci d’accordo, magari stabilendo preliminarmente chi e perché ha avuto interesse di ridurre il lavoro a nuove forme di vera e propria schiavitù, ad estendere e creare nuove povertà, a ridurre le masse ideologicamente allo sbando. Non chiarisce Galli, e perciò la ricetta non può che essere aria fritta, mero cazzeggio:

[…] riscoprire il «politico» dovrebbe voler dire per la democrazia innanzi tutto questo: riscoprire e riformulare il concetto di sovranità, e con esso la necessità creativa imposta periodicamente dalla vicenda storica. La sfida che essa dovrà affrontare in futuro consisterà probabilmente nel restare se stessa, con i suoi principi costitutivi – il consenso, le libertà individuali e il «governo per il popolo» – ma avere il coraggio di osare, di uscire dalle forme del suo stesso passato, di trovarsi vesti nuove, un nuovo soffio ispiratore.

E dove avrebbe intravisto “un nuovo soffio ispiratore” l’Ernesto Galli? Ma in Matteo Renzi, in chi altri sennò? E però ora si sente deluso, tradito dalla sua puttana di turno. Anzi, come ogni becco contento dice di sentirsi quasi tradito:

L’impressione, però, è che il presidente del Consiglio non sia riuscito finora a compiere lo scatto necessario per andare nella direzione auspicata. Che egli, ad esempio, fatichi molto a mettersi al di sopra della baruffa quotidiana dei tweet, delle dichiarazioni, delle schermaglie; che neppure per un giorno riesca a sottrarsi all’attrazione fatale del triangolo romano delle Bermuda (Parlamento - Palazzo Chigi - largo del Nazareno) e al gorgo del chiacchiericcio politicistico che vi staziona. La sua eloquenza - scoppiettante quando si trattava di mettere nell’angolo gli avversari da «rottamare» - non si è mostrata finora capace di trovare i toni di drammatica verità e di serietà che sarebbero necessari a indicare davvero un nuovo cammino al Paese; e quindi di trasmettergli quella scossa anche emotiva senza la quale esso non potrà mai rimettersi in piedi. L’ispirazione che anima Renzi è volata finora troppo bassa, ha avuto una voce troppo tenue, per dare vita ad una visione del destino della nazione e della società italiana che preluda davvero alla loro rinascita entro una rinnovata forma democratica.

Di quale nuova forma democratica straparla? Con Verdini, Berlusconi, Alfano & co.? Per quale motivo il mito della continua crescita economica non è più che un mito, il lavoro sta cessando di avere un valore coesivo tra individui e strati sociali e aumenta sempre più il divario tra chi ha e chi non ha? È questa la consapevolezza dei movimenti reali dell’economia di cui sono capaci questi intellettuali, non si rendono conto che il capitale ha bisogno della disuguaglianza di sviluppo come condizione essenziale e inevitabile per l’accumulazione? Per quale motivo ancora si è giunti al punto di chiudere gli impianti di produzione in Europa e in Occidente?

Perché finora non si è stati capaci di trovare i toni di drammatica verità e di serietà che sarebbero necessari a indicare davvero un nuovo cammino? Ma quale cammino, verso dove, posto che la strada intrapresa dal neoliberismo si è rivelata la via più sicura verso questo disastro? Chi aggredisce alla radice l’intero mondo valoriale e simbolico dei tradizionali rapporti tra gli individui se non innanzitutto l’irrazionalità della razionalizzazione neoliberista e i modelli ideologici e di consumo a cui il capitalismo dal volto umano fa riferimento?

Non è forse il valore di scambio che ha disciolto ogni dignità? Non sono forse i “valori” del mercato ad aver reso obsolete le libertà e le tutele faticosamente conquistate, laddove l’unica libertà riconosciuta è quella di far profitto senza alcuno scrupolo? In altri termini, il grande capitale ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni politiche e ideologiche. Sono gli stessi padroni del mondo nella loro rabbiosa e feroce lotta di classe a fomentare ad ogni occasione un giusto sentimento di rivolta delle masse. E questo è ancora nulla!


Questa crisi è la vostra crisi, signor Galli, quella del vostro sistema economico che ha creato un mondo a propria immagine e somiglianza in tutti i suoi aspetti e peculiarità. È la crisi generale e storica del modo di produzione capitalistico che ci trascinerà tutti a fondo se il proletariato mondiale non troverà la forza e la volontà, la consapevolezza del compito e l’organizzazione politica, la passione e la determinazione, per liquidare la borghesia e il suo sistema criminale di sfruttamento.

3 commenti:

  1. " polli del balcone" esprime come al solito il pensiero dei suoi padroni , i quali sono sicuramente poco soddisfatti del loro ultimo pifferaio "politico". Ma daltronde per quanto il "poppolo" sia una massa di deficenti nessuna favola potra' mai nascondergli a lungo la tragedia della sua vita.
    Percio' prevedo presto che sia "pifferai" che " polli" dovranno lasciare il posto ad un qualche "autoritarismo " molto piu' diretto, che assomigliera' moltissimo piu' ad un caporalato mafioso che ad un classico "fascismo".

    Quindi ben poca illusione per una qualche " rivoluzione di ritorno" , purtroppo se pure la "diagnosi " di marx era esatta , ancora una valida terapia non si e' trovata.. :-(

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  2. Ci sarebbe da chiedersi quale consapevolezza alternativa dovrebbero interpretare e quali cause sistemiche dovrebbero denunciare gli intellettuali alla Galli della Loggia o alla Scalfari - o peggio Ferrara - (gli antagonisti più consultati in alcuni angoli del web) quando i loro bonifici bancari di sussistenza sono a carico di RCS piuttosto che dell'ing.De Benedetti. Sono del tutto coerenti. Che tipo di commenti ci si aspetta ingenuamente da loro? Un aller a Canossa riabilitando Marx? Certo che l'attuale ordine di scuderia è quello di scaricare don Matteo unito a spruzzate di seltz socialdemocratico. I presenti sono già d'accordo nell'analisi, milioni di altri restano da convincere. A meno che i lettori di qui proseguano costanti e impassibili nel finanziare i fogli aziendali per poi ritrovarsi nel consueto e disarmante prolassamento corale di palle e di giudizio. I pochi patrioti intelligenti con doppio passaporto dovrebbero individuare la terapia per il resto dei patrioti deficienti. O forse mi sbaglio.

    ***
    La gestione mafiosa è già in atto da un pezzo, basata su di una solida e articolata struttura economica ma soprattutto psicologica e caratteriale. Filogenesi per apprendimento. Orientare una vasta parte di popolazione verso orizzonti cooperativi trovo sia un'impresa se non impossibile però immane, e non credo che un ulteriore svelamento delle condizioni tragiche della vita possa essere determinante per un'inversione secca di rotta.
    O forse mi sbaglio.

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  3. Tutto giusto, mia cara Olympe. Ma avere ragione non basta. Il marxismo è una teoria per l'azione. Fare politica dunque, non solo avere ragione. Bisogna trovare la forza di tali ragioni, creare un partito. No? Signora, ma non compagna allora? Cosa vuole, un applauso? Usa il marxismo per fare bella figura? C'è scritto nel Talmut: UNA VOLTA CHE SAI COSA E' GIUSTO FARE, DIFFICILE NON E' FARLO. DIFFICILE E' NON FARLO. Cosa aspetta ad uscire dall'anonimato ed entrare in un partito rivoluzionario? Cosa cazzo vuole davvero? Noi proletari abbiamo bisogno di lei...Cosa vuole??

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