giovedì 5 giugno 2014

Alta marea di merda


La Costituente, nel 1946, era guidata dall’esigenza di progettare una Carta eticamente, moralmente, socialmente, umanamente avanzata e che fosse d’impedimento al ritorno della dittatura e della barbarie. Considerati l’oggetto e le sue possibilità, già allora questa esigenza poteva considerarsi troppo alta e soprattutto si rivelò patetica poiché non teneva conto dei reali rapporti sociali, oltre al fatto che si decise di riconoscere, nei suoi principi fondamentali, un trattato internazionale stipulato dal fascismo con tutte le conseguenze che sappiamo.

Non potendo scrivere che “il lavoro è soggetto anzitutto alla legge del profitto”, hanno preferito restare sull’astratto: “la repubblica è fondata sul lavoro”. Sapevano benissimo che la sovranità di un popolo è nulla laddove l’economia è in mano a un’esigua minoranza, ma dovevano pur dare una giustificazione democratica al nuovo potere. A quel punto non potevano evitare l’ipocrisia di affermare che “la stampa è libera”, ben sapendo che i giornali sono dei padroni. Tutto il resto, come si vede, è conseguenza.



Quella carta fu presa sul serio dal più vasto fronte politico. Allora, se non altro, a darle autenticità valsero i volti magri e segnati dalla fame dei costituenti, e difficilmente le masse potevano percepire e intuire qualcosa di più di quelli che erano i suoi elementi esteriori. Su tale base fu creato lo stato di diritto, approfondito e variamente garantito e come non era mai esistito prima d’allora. Su cosa poggiasse quello stato di diritto si scoprì dopo, ma che i padroni della società avessero certe loro idee sulla democrazia lo si sapeva da prima.

Tutti i partiti erano ben coscienti della finzione, a cominciare da quelli di sinistra, ma dissero che per il momento andava bene così, essi puntavano a una “democrazia avanzata”. S’è visto nel momento in cui operai e studenti alzarono la testa. Se sul piano dei diritti civili fu ottenuto qualcosa, ciò fu causa del maturare dei tempi, non certo per autonoma concessione. Sul piano sociale le cose andarono meglio fintanto che il sistema fu in espansione, ma poi i nodi ritornano al pettine e con il 50 per cento di disoccupazione giovanile pure la Confindustria è costretta ad ammettere che si striscia sul fondo. E non è finita, anzi, è appena cominciata.

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Passano sotto silenzio i provvedimenti di custodia per coloro che si oppongono al Tav. Nei giorni scorsi sono stati altri 29. Credo che a pochi sedicenti democratici importi qualcosa, e, del resto, si sa, sono terroristi. L’unica libertà che ci è veramente rimasta è di essere per questo sistema. Magari per cambiarlo in meglio con una politica intelligente, eolica e rinnovabile! Quante buone idee e principi realistici si sono guastati in appena un anno.

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Chiedo: è terrorista chi smaschera il trucco di questa sedicente democrazia, abbandona l’inerzia e passa all’azione, come per esempio quando una popolazione decide di difendere il proprio territorio dalle devastazioni imposte con la forza da una banda di ladri?

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Nell’ennesimo scandalo delle tangenti, quello del Mose, è implicato l’intero sistema. Come vent’anni fa, come sempre. La corruzione in un sistema come questo è un fatto endemico, non occasionale. È come con la droga, è una questione di mercato.

Per quale motivo un candidato presidente di regione o sindaco spenderebbe centinaia di migliaia di euro, spesso milioni di euro, per farsi eleggere? Per spirito di servizio verso i suoi concittadini? È come con la proprietà dei giornali, per quale motivo i proprietari sono disposti a rimetterci centinaia di milioni di euro? Amano tanto la libertà di stampa?

In ogni sedicente democrazia ci sono due o tre grandi partiti politici che si spartiscono il potere, ossia governano a turno oppure in coalizione. Ramo non proprio collaterale dell’attività politica è il finanziamento del partito, che è poi il vero carburante per le elezioni e il mantenimento dell’apparato, e ciò avviene sia nei modi leciti e soprattutto con quelli illeciti. Che poi il singolo personaggio politico trovi il modo per farsi un gruzzolo in proprio, è faccenda che va da sé, così com’è consuetudine trovare a fine carriera degli incarichi ben remunerati presso istituzioni, società e banche (al massimo diventa una questione etica!).

Forse si accerteranno alcune responsabilità personali, ma quelle del sistema? Chi accerterà e sanzionerà le responsabilità politiche del sistema nella faccenda del Tav, del  Mose, eccetera?




15 commenti:

  1. Cosa vuol dire risalire ai fondamenti. Propongo di leggere questo post ogni 2 giugno.

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  2. Fai proprio bene a sottolineare come il meccanismo rubatorio non sia banalmente frutto del caso, della contingenza o dell'occasione che fa l'uomo ladro. È matematicamente l'unico risultato possibile di questa economocrazia. Il Renzi di turno si è subito affrettato a dichiarare che le regole ci sono e che il problema sono i ladri. Tenta in tal modo di zittire i sudditi incazzati scagionando il sistema e dando la colpa a qualche sciocchino ed isolato ladro di polli. Mentre lo stato è invece una perfetta organizzazione criminale di stampo camorristico a struttura piramidale. La camorra, in cambio del pizzo, offre un vero e proprio "servizio" al cittadino ovvero la garanzia di protezione e di sicurezza. Protezione da chi? Ma dalla stessa camorra che ti garantisce che nessun altro ladro verrà ad ammazzati o a derubare il tuo negozio! Nella vita quando ti si intima "o la borsa o la vita" non puoi far altro che cedere la borsa e tenerti la vita. Le classi meno abbienti (la base della piramide) devono pagare la decima e pure l'undicesima (tempo, lavoro, tasse, ubbidienza) a quelle più ricche (aristocrazie, politici, stato) semplicemente per non farsi ammazzare. Bisogna pagare per sopravvivere!
    Temo che anche senza finanziamento pubblico i partiti si spartirebbero in ugual modo la polpetta. I banchieri e le lobbies sono sempre pronti a foraggiare la loro manovalanza, la propria forza lavoro (i politici). Tanto è tutto gratis. Offrono dipendenti e pensionati.
    Perfetto articolo. Echettelodicoaffà. Ciao.

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  3. La Costituzione non era una fotografia dell'esistente, ma un programma politico. Essa non propugnava la "neutralità" dello stato proprio del liberalismo, ma si poneva l'obiettivo del progresso sociale e la difesa quelle classi sociali allora più svantaggiate. Stabilendo che l'Italia è fondata sul lavoro e che il lavoro è un diritto di ogni cittadino (come sanziona l'art.4) si poneva l'obiettivo keynesiano della piena occupazione.
    Oggi che la sovranità dello stato italiano è stata di fatto ceduta a una potenza straniera che ha sede a Bruxelles, la Costituzione è stata di fatto abolita. Ma ancora desta un po' di fastidio alle élite, non a casa la si sta cambiando, o lo si è già fatto, o si sono cambiate quelle leggi e quei principi applicativi della Costituzione stessa (es. Statuto dei Lavoratori).

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    1. ciao Matteo. appunto di quel programma ho voluto dire, e della contraddizione sociale che lo inficia in premessa

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    2. Ma non è la Costituzione in sé stessa il problema, ma della mancata sua attuazione. I fini stabiliti nella carta fondamentale ovviamente non erano qualcosa di scontato, ma potevano essere solo il risultato di una faticosa conquista. Non che le possibilità di realizzarli non si fossero presentate, nella nostra storia. Ma io mi concentrerei, appunto, sugli impedimenti e sulle forze che si sono opposte a questa realizzazione.

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    3. La cosa più idiota che si poteva fare era dichiarare la fondazione di una Repubblica sullo schiavismo. I motti della Rivoluzione francese -uguaglianza, fratellanza e libertà- sono nettamente più progressivi di quel compromesso che ci fu tra comunisti e democristiani dell'epoca(la formula originaria proposta era "dai lavoratori").
      Ancora con Keynes? Guardate che il moltiplicatore keynesiano non funziona più(Gli USA ahivoglia a stampare moneta, ahivoglia) e non è nemmeno necessario a chi ha le leve del comando, mica deve redistribuire carta straccia quando non c'è tensione sociale-politica e il nemico per eccellenza è stato sconfitto e ancora non si rialza

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    4. Chissà com'è allora che i paesi che lo applicano sono gli unici che crescono, se non funziona.
      La triade della rivoluzione francese, come aveva già compreso Marx, rimane su un piano di pura astrazione, perché non distingue tra il "cittadino" e il "borghese".
      La Costituzione italiana quanto meno si richiamava ai rapporti sociali concreti, quindi al lavoro e alla produzione. Poi, certo che per forza di cose c'è un livello necessario di astrazione, perché è un carta giuridica, quindi non può MAI essere trasposta fedelmente e in forma non mediata sul piano dei rapporti sociali REALI.
      Ma, piuttosto che non scriverla, i costituenti decisero di stenderne una il più si avvicinasse alla comprensione dei rapporti reali di produzione per cambiarli.

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    5. Invece la fondazione di una Repubblica sul lavoro che cos'è se non pura astrazione, Marx bisogna saperlo comprendere ragazzi, non basta citarlo a pene di segugio e come se bastasse scrivere 4 caratteri ascii per argomentare un pensiero
      Dove funziona il moltiplicatore keynesiano? DOVE?
      Il Giappone non riesce ad uscire fuori dalla spirale; gli USA hanno disoccupazione di massa, la peronista in Argentina non sa dove mettere le mani, in Brasile le contraddizione dello "sviluppo socialdemocratico" stanno scoppiando in mondo visione, nelle magiche "socialdemocrazie scandinave" sta emergendo il populismo nazionalista, la Cina va avanti con furbate monetare sul mercato dei cambi. Ma poi che significa essere usciti dalla crisi? cosa significa? Se c'è una disoccupazione ormai strutturale ovunque, vi bevete la propaganda.
      E non mi si parli di Marx mentre si appoggia la dottrina più anticomunista e filo-capitalista che può esserci che è proprio quella keynesiana, pure questo morbo sono riusciti a iniettare a sinistra, leggetevi e studiateveli i grafici e le teorie delle due "scuole", vi accorgerete come i neoliberisti e monetaristi hanno il buon gusto di non essere ipocriti e la sanno molto lunga a differenza dei keynesiani, veri estremisti utopici del capitale.

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    6. Per esempio come Sraffa? o come Kalecki? O magari la teoria circuitista moderna che integra il pensiero di Keynes con quello di Marx?
      Certo che arrivare e gridare "RIVOLUZIONEEEE!" o "A morte i capitalisti!" con atteggiamento saccente non nobilita le proprie affermazioni.
      Dimmi uno solo dei paesi che hai citato dove si applica una teoria keynesiana. Gli USA? il Giappone della Abenomics? siamo seri per favore. Il keynesismo è stata quella dottrina che ha permesso all'Europa Occidentale di crescere dal dopoguerra fino agli anni '80, di ridurre la disoccupazione se non addirittura estirparla, di alzare i salari di rafforzare la classe operaia.
      Ora si dice che il problema è il keynesismo quando l'ideologia dominante che sta creando disastri sociali oggi è la teoria della scuola neoclassica hayekiana. Cioè il suo esatto opposto. Come al solito questo ribellismo arruffato finisce per spianare la strada al suo esatto opposto: l'ordine sociale capitalistico.

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    7. Hai parlato di Keynes e non di altri prima, capiamoci.
      Il keynesismo è stata quella dottrina che ha permesso di salvare il capitalismo, è una dottrina economica in sè neutra*, a sto punto gridiamo "Viva Hitler!" e ci sono pure quelli che lo dicono, possiamo negare per caso che la suddetta teoria non fu applicata efficacemente dal nazismo? No, fu applicata in maniera eccezionale.
      *Comunque il problema sta nel fatto che la suddetta teoria economica in una variante o nell'altro è usata, non era una dottrina che serviva a stimolare i consumi? Con l'utopia della piena occupazione in economia capitalista?(e qui da marxista per me è evidente tutta la portata ideologica del baronetto che solo uan grande confusione ideologica non fa vedere)

      Che sia il neoliberismo a dominare è chiaro, ma Keynes non serve oggi, non si ha davanti un movimento operaio o forze rivoluzionare che stanno mettendo in pericolo il sistema, quindi che bisogno avrebbero di usare la teoria del "capitalismo umano"? Quali? Nessuna! Forse non è chiaro l'uso ideologico e politico di determinate politiche economiche in contesti storici ben precisi.
      PS: L'abenomics è diventata per alcuni keynesiani un riferimento eh.

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    8. Altra cosa per essere chiari, io stesso uso l'economia di Keynes quando è utile per criticare la follia neoliberale. Ma non si venisse a raccontare che è una teoria monetaria per il cambiamento del sistema in sè, anzi sono pure convinto che prima o poi la riapplicheranno, tutto dipende dai punti di conflitto che si andranno a configurando, se di classe o se tra nazioni (conflitto franco-tedesco in zona euro ad esempio).
      Ma la teoria è fallace in alcuni suoi punti, corretta la sintesi hicks, ma "filosoficamente" regge di più l'andamento di LM nella teoria monetarista che non nella versione keynesiana il cui modello sembra partire dal borghese del dopoguerra che non sapeva che farsene del "lavoro morto" in eccesso se non specularci

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  4. i gruppi socialisti e comunisti proposero "repubblica democratica di lavoratori". Dizione molto simile a quella della costituzione sovietica del 36, la più bella del mondo... Intervenne fanfani a portare il dettato al più ragionevole attuale. Dico ragionevole perché in effetti la maggior parte dei cittadini italiani non è composta da lavoratori. Ma ovviamente Olympe ha ragione. Ha ragione se ci si attendesse - come sarebbe logico - uno stato di diritto fondato in positivo sul dettato costituzionale, mentre in Italia non ci attendiamo proprio niente. E così abbiamo presto imparato che la nostra costituzione va in realtà letta alla rovescia, come farebbe il demonio, per avere l'arida descrizione di ciò che in realtà siamo, ciò che vogliamo.

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    1. repubblica democratica di lavoratori? s'è repubblica e democratica dev'essere di tutti, non può essere solo di una parte, cioè dei lavoratori. evidentemente la questione non sta nella formula, bensì sta a monte. una società divisa in classi non può essere una repubblica, già in questo c'è una contraddizione da almeno 25 secoli.

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  5. è scritto in più punti della costituzioen che la proprietà privata è sacra, non ricordo la formula esatta. Il problema serio, il punto da cui le costituzioni borghesi devono prescindere è il come questa proprietà è accumulata. Il CHe corrisponde esattamente a quanto "male" viene redistribuita. Ma nel caso italiano, paese ancora eminentemente prepolitico, il tabù della costituzione non risiede nemmeno in questi termini squisitametne politici, ma è da cercarsi ancora più indietro, cioè nel COME si trova un lavoro. Questione totalmente assente dalla nostra carta..., la costtizuione sembra iniziare a posto di lavoro acquisito. E anche questo buco descrive perfettamente la realtà della disoccupazione italiana.

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