Oggi anche Sigismund Schlomo Freud sarebbe a rischio di essere accusato di antisemitismo. Nella sua casa d’esilio a Londra, mandò in tipografia il suo ultimo libro, L’uomo Mosè e la religione monoteistica, che aveva cominciato a scrivere a Vienna in piena furia nazista. Questo libro capovolge l’ebraismo: Freud sostiene che Mosè non era ebreo, ma egiziano, un sacerdote del culto di Akhenaton (Amenhotep IV) che sfuggì dall’Egitto dopo la morte del faraone (*).
Freud nel saggio traccia un parallelismo tra l’evoluzione del popolo ebraico e i casi di nevrosi individuale. Inoltre, sostiene che il senso di colpa per l’omicidio (ipotizzato) di Mosè venne ereditato attraverso le generazioni. Ipotizza che i Mosè furono addirittura due. Roba da far tremare i polsi al più saldo dei rabbini.
Freud scrisse anche un romanzo incentrato sulla figura di Mosè, ma lo tenne in un cassetto. Ritrovato nel 1979 da Pier Cesare Bori, il testo è pubblicato nel 2021 in Francia, e nel 2022 in Italia (dice Wikipedia, in realtà il testo fu pubblicato già nel 1977 da Bollati Boringhieri sui manoscritti messi a disposizione da Anna Freud e riedito da Castelvecchi nel 2022).
Proprio a proposito del particolarismo etico del popolo eletto mi sarebbe piaciuto scrivere sul Dio di Abramo, che da almeno tre secoli è in discussione e tuttavia si continua ad uccidere in suo nome e mettendo i morti a credito nel suo conto. Scrivere anche sull’islamismo radicale come flagello (l’ho fatto più volte), e poi sul revisionismo settario che imperversa non solo nell’America trumpiana.
Ed invece eccomi alle prese con i sostenitori delle stragi perpetrate da Israele, suprematisti occidentali ideologicamente simili a certa altra gente che frequenta le madrase. Una specie di gigantesco Parenzo collettivo che in definitiva e paradossalmente ha poco rispetto della memoria tragica dell’ebraismo.
Hanno perso la battaglia dei cuori e delle menti, perciò hanno innescato una controversia sulle proteste studentesche: vogliono che parliamo di qualcosa di diverso dagli assassinî di massa di Gaza.
Stiamo parlando di decine di migliaia di assassinati, specie donne e bambini, da parte di quei serial killer che si fanno chiamare esercito israeliano. Negli ultimi sei mesi, la risposta dei terroristi israeliani alle brutali azioni terroristiche di Hamas in ottobre è stata così sproporzionata, indiscriminata e selvaggia che i sostenitori di ciò che sta compiendo Israele non solo hanno perso qualsiasi livello morale che avrebbero potuto avere, ma hanno anche perso l’opinione pubblica mondiale.
Questo il reale e spudorato motivo dei sostenitori e complici di Israele per innescare una controversia e attirare l’attenzione dei media (controllati dalla grande finanza) e dei politici (notoriamente schierati per motivi elettorali e altro) per distogliere l’attenzione da quello che è stato ampiamente dichiarato essere un genocidio a Gaza (sia chiaro, le questioni nominalistiche non hanno troppa importanza), facendo allo stesso tempo diventare loro stessi, i sostenitori e complici di questo crimine, le vere vittime.
All’inizio di questa settimana, un attacco aereo israeliano ha ucciso ventidue persone mentre dormivano, in gran parte appartenenti a una famiglia allargata, diciotto dei quali bambini. Prima di ciò, gli attacchi contro due abitazioni avevano ucciso nove persone, tra cui sei bambini, mentre un uomo aveva perso tutta la sua famiglia, compresa la moglie, i figli e i nipoti, quando Israele aveva bombardato la sua casa. E prima ancora, cinque bambini erano tra gli undici palestinesi uccisi in una serie di attacchi a Rafah, in cui sono stati rinchiusi 1,5 milioni di palestinesi sfollati. Non voglio tracciare alcun parallelo storico, ma ciò dovrebbe far pensare.
All’ospedale Nasser di Khan Younis, sono state scoperte una serie di fosse comuni con più di trecento palestinesi morti, alcuni dei quali con le mani legate, mentre un’altra fossa comune è stata scavata presso le rovine di Al-Shifa, ospedale dove furono riesumati quasi quattrocento corpi. Allo stesso tempo, l’affamamento che Israele ha deliberatamente architettato continua a fare le sue vittime poiché sia gli operatori umanitari delle Nazioni Unite che il massimo funzionario della politica estera dell’UE riferiscono che ci sono stati “pochissimi cambiamenti significativi” in termini di aiuti umanitari in arrivo e che il loro ingresso è ancora “ostacolato” da Israele.
Tenendo a mente questi esempi delle stragi e della distruzione che si verificano a Gaza da mesi, qualsiasi persona ragionevole potrebbe chiedersi: come diavolo è possibile che qualcuno possa dirsi di essere più preoccupato per degli studenti universitari americani e italiani che occasionalmente dicono qualcosa di inappropriato o cose proprio stupide?
Vengono pubblicati video in cui si vede una persona con un tipico cappello religioso ebraico camminare, filmandosi, tra un’ala di studenti senza che nulla di significativo accada. È evidentemente un provocatore. Ebbene si tratta di un fatto inesistente, ma ciò è stato sufficiente per accostare questo filmato a una foto che ritraee elementi delle camicie brune austriache che nel 1938 impedivano, si legge nella didascalia, agli studenti ebrei di entrare in università.
Penso che ai sionisti e ai loro sodali non convenga in questo momento fare la gara degli accostamenti fotografici.
Una studentessa ebrea, Sahar Tartak, ha affermato (senza alcuna prova) di essere stata “pugnalata in un occhio” da un manifestante con l’asta della “bandierina”. Nel caso fosse stata colpita volontariamente si tratta di un fatto grave ed esecrabile, ma non è noto se si sia trattato di un fatto reale, eventualmente di un incidente o di un’azione intenzionale, ad ogni modo Sahar non ha riportato nemmeno un graffio e “sta bene”. L’episodio, basato esclusivamente sul racconto di Sahar e su nessun altro elemento, ha avuto un rilievo mediatico internazionale abnorme.
La storia della “pugnalata nell’occhio” è stata riportata acriticamente in lungo e in largo in testate come il New York Times, la CNN ha messo le proteste nei campus come prima notizia, seppellendo i resoconti sulle atrocità israeliane menzionate sopra. È possibile che l’ebraismo, che in occidente non deve seriamente temere più nulla, abbia bisogno di questa robaccia vergognosa per difendere le proprie ragioni? Certo che ne ha bisogno, ma per altri motivi.
Con questa propaganda, l’urgenza politica di condizionare gli aiuti statunitensi a Israele per un cessate il fuoco è svanita, e i politici statunitensi minacciano misure come aizzare la Guardia Nazionale contro gli studenti (mentre forniscono altri aiuti militari a Israele per continuare con altre atrocità). Vale rammentare che il 4 maggio 1970, la Guardia nazionale dell’Ohio, schierata dalla Casa Bianca di Nixon e dal governatore dell’Ohio, assassinò quattro studenti che manifestavano contro la guerra in Vietnam, ferendone altri nove.
Martedì scorso, il Dipartimento di polizia di New York ha effettuato centinaia di fermi e arresti di membri di Jewish Voice for Peace che si erano riuniti per bloccare il traffico a Grand Army Plaza, Brooklyn, vicino alla casa del senatore democratico Chuck Schumer, esponendo uno striscione al centro della piazza che diceva: “Nessuno è libero finché tutti non sono liberi. Gli ebrei dicono di smettere di armare Israele”.
La sera prima, la polizia di New York ha arrestato oltre 120 studenti e docenti della New York University, che chiedevano la fine della complicità nel genocidio. Sempre lunedì circa 50 studenti manifestanti dell’Università Yale di New Haven, nel Connecticut, sono stati arrestati, mentre nove studenti che facevano parte di un accampamento filo-palestinese presso l’Università del Minnesota sono stati arrestati martedì mattina. Eccetera.
Il diritto di protestare è un diritto fondamentale. La falsa identificazione dell’opposizione al massacro dei palestinesi con l’antisemitismo mira a criminalizzare qualsiasi opposizione ai veri crimini, quelli del sionismo e dell’imperialismo, a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quei fatti. Più in generale l’obiettivo è prevenire l’emergere di un movimento giovanile molto più ampio contro la guerra.
(*) Mosè non ha potuto condurre gli ebrei fuori dall’Egitto verso la «terra promessa», per la semplice ragione che, in quel tempo (XIII secolo prima della nostra era), la terra promessa era in mano agli egiziani. Del resto non si trova traccia di una rivolta di schiavi nell’impero dei faraoni, né di una veloce conquista del paese di Canaan ad opera di un elemento straniero.
L' ultima frase,quella in grassetto, è il punto.
RispondiEliminaDi quello che succede in Palestina ce ne possiamo anche fregare, scusa il cinismo. Ma la guerra in Europa è un' altra roba.
Ma il movimento giovanile contera' qualcosa ?
Ben poco, temo
Una, dieci, cento Olympe !!
RispondiEliminaMa non succede in Russia o Iran, quindi non è repressione.
RispondiEliminaPietro
Voglio segnalare a lei e ai lettori tutti di questo blog, il seguente articolo dei compagni di N+1: https://www.quinternalab.org/teleriunioni/2024/aprile-2024/879-l-attenzione-verso-il-linguaggio?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR2roZdG7ouVsesAEglnSNVDKhEK4EdjGiC7AK_S_PxyfU6mokedJDQWsIk_aem_ARjClFvaYZpzP7yHBN_q3OqXIshzaFBD1s2d1PsqaICIOb39wz-ZA_ZoaEc0IhVdwB3ZPjihDNxT3nZwR0WT9RmO
RispondiEliminaSaluti a tutti
"Oggi la propaganda per la pace, se non si accompagna all'appello all'azione rivoluzionaria delle masse, può soltanto seminare illusioni, corrompere il proletariato inculcandogli la fiducia nell'umanitarismo della borghesia e facendo di esso un trastullo nelle mani della diplomazia segreta dei paesi belligeranti. In particolare, è un grave errore l'idea della possibilità della cosiddetta pace democratica senza una serie di rivoluzioni" (Lenin, Conferenza delle sezioni estere del POSDR, 4 marzo 1915).
RispondiEliminahttps://twitter.com/JordanSchachtel/status/1785407783677862093
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