C’è chi sostiene che il sionismo sia la conseguenza delle persecuzioni patite dagli ebrei in Europa nel corso dei secoli. Allo stesso modo ci si potrebbe chiedere da quali fatti storici nasca il nazionalismo arabo, oppure il riaffermarsi del fondamentalismo islamico, e quale ruolo e responsabilità vi abbia l’Occidente.
Un fenomeno può essere definito sia in base al suo aspetto esterno, sia in base alla sua origine reale. La legittimazione di Israele da parte dei paesi occidentali è stata, anche, un processo di proiezione dei loro sentimenti di colpa, che però ha prodotto drammatiche conseguenze sui palestinesi che erano assolutamente incolpevoli dei crimini europei.
L’ideologia sionista, per tutto l’arco della sua evoluzione, offre una tale complessità che sfida ogni analisi semplicistica. Si è dichiarata socialista, comunitaria, rivoluzionaria e si è fatto un gran rumore intorno l’esperienza del kibbutz senza riconoscere che questi venivano costruiti su terre in gran parte rubate ai palestinesi. Ciò che davvero e indubbiamente costituisce una grande menzogna, riguarda la l’idea di fondo del sionismo, ossia che la Palestina fosse “una terra senza popolo per un popolo senza terra”.
Il sionismo, fin dalle origini, ha avuto come obiettivo quello di imporre uno Stato ebraico totalmente egemone in Palestina, incurante del fatto che questa terra fosse abitata a stragrande maggioranza dagli arabi. Ciò si poteva ottenere con la negazione dell’identità del popolo palestinese, la sua espulsione dalle proprie terre e il confinamento in riserve.
Yossef Weitz, direttore del Fondo Nazionale Ebraico per 36 anni (1932-1968), aveva le idee chiare in proposito: «È chiaro che non c’è posto per due popoli in questo Paese [...]. Non dobbiamo lasciare un solo villaggio, una sola tribù.»
Di 375 villaggi censiti all’epoca del mandato britannico, 190 furono completamente abbandonati, distrutti con la dinamite e rasi al suolo nel 1948-49. Un altro centinaio (per un totale di 290) furono distrutti e rasi al suolo dal 1949 al 1953, ovvero più di tre quarti.
Un progetto, quello sionista, che non ha molto di diverso nella sostanza da quello messo in atto con successo dai coloni inglesi nel Nord America e da quello che si proponevano di attuare i tedeschi del III Reich per l’Est europeo.
Per conseguire questo obiettivo i sionisti non si sono fatti scrupolo di nulla, compresa l’organizzazione di gruppi terroristici, che poi sarebbero stati la base del futuro esercito israeliano. Le azioni terroristiche furono rivolte prevalentemente contro gli inglesi (mandatari), e successivamente contro i palestinesi.
L’ex presidente Jimmy Carter, amico d’Israele, nel 2006 ha pubblicato Palestine: Peace Not Apartheid, dove già il titolo chiarisce un fatto storico che i sionisti tendono a negare. In una intervista, l’ex presidente difendeva il termine “apartheid” usato nel titolo e nel testo del libro: «Questa è una parola che descrive molto accuratamente la separazione forzata degli israeliani dai palestinesi all’interno della Cisgiordania e la totale dominazione e oppressione dei palestinesi da parte dell’esercito israeliano dominante».
Netanyahu ammette: “Cooperanti colpiti, è stato un errore, in guerra succede”. Dunque il primo ministro israeliano ammette si tratti di una guerra. Quella degli israeliani, con la distruzione di abitazioni, ospedali, scuole e luoghi di culto. Non sarebbe guerra quella combattuta dai palestinesi, che viene descritta come “terrorismo”. Come può combattere una guerra, e una guerra di liberazione, un popolo al quale non è consentito di avere un esercito regolare? Combatte come può e con quello che dispone. Il “terrorismo” è un modo di fare la guerra da parte di chi non può opporre al nemico un’adeguata potenza militare. Esattamente ciò che fecero i partigiani in Italia e altrove dal 1943.
Per ultimo, quanto accaduto il 7 ottobre in Palestina. Qui entrano in gioco i personaggi dalla doppia e anche tripla morale, dai sentimenti delicati ma non per questo meno selettivi. Ipocriti. Quelle israeliane non sono vittime innocenti più di quanto lo siano quelle palestinesi. Non più di quanto lo fossero gli inglesi sotto le bombe tedesche e i tedeschi sotto le “tempeste di fuoco” anglo-americane. Non più di quanto lo fossero le vittime di Hiroshima, non più di quelle colpite dai B52 in Vietnam, non più di quelle delle twin towers, non più di milioni di altre.
Nessuno è più innocente di altri. E chi pensa di delineare “un nuovo umanesimo planetario quale prodotto della coscienza nella comunità di destino che ormai lega tutti gli esseri umani e tutti i popoli del pianeta” (Mauro Cerruti, Sole-24ore di domenica), sogna un universalismo irenico al di fuori della storia, che non tiene conto delle reali dinamiche che governano i rapporti tra gli Stati e i rapporti sociali tra le classi sociali, e dunque fa dei discorsi funzionali al mantenimento dell’ordine esistente.
Ma è un po’ la storia di tutti gli stati moderni, tranne l’Italia che è una risultanza fondamentalmente infondata. Un’espressione psicogeografica.
RispondiEliminahttps://www.officinadeisaperi.it/eventi/un-genocidio-preannunciato-da-substack/
RispondiEliminail POTERE nasconde le sue malefatte dietro le parole: "democrazia" e "antisemita".
'Il “terrorismo” è un modo di fare la guerra da parte di chi non può opporre al nemico un’adeguata potenza militare.'
RispondiEliminaDirei che sui media dell'occidente democratico 'terrorismo' ha un unico requisito: si applica sempre e solo ad azioni dei 'nemici', indipendentemente dai mezzi, dalla natura di chi lo pratica e dalla liceità o meno degli obiettivi. Le azioni degli 'amici' non sono _mai_ terrorismo. Nemmeno quando vanno a colpire strutture che dovrebbero godere di immunità (ambasciate, ospedali, scuole) o infrastrutture non strettamente militari (anche se sono di 'uno dei nostri').
Certe parole non sono mai usate a caso. Ad esempio la signora VdL si è rammaricata per i 7 volontari del WCK che 'hanno perso la vita' sotto i colpi dell'IdF. Loro 'hanno perso la vita' (che distratti!), le vittime del 7 ottobre 'sono state trucidate'.
Layen, trattasi di personale specializzato non dissimile propaganda nazista
EliminaTerrorismo è far mettere bombe nelle stazioni, agli uffizi, nelle autostrade, per esempio
RispondiEliminaquello è stragismo, mafioso o di stato
EliminaIl "terrorismo" è uno strumento di guerra, usato fin dall'antichità, basta pensare alle guerre dei romani. Israele conduce una guerra del tutto simile al progetto nazista del Lebensraum. La colonizzazione ebraica non è assolutamente dissimile da quelle americana nei confronti degli indigeni delle praterie e montagne rocciose.
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