Per quasi duemila anni siamo stati in attesa di Dio e poi per un secolo in attesa del Comunismo. Né l’uno né l’altro si sono fatti vedere se non nella forma di surrogati spesso gratuitamente violenti e terribili (non che il colonialismo e l’imperialismo siano stati e siano ancora oggi meno violenti e terribili per chi li patisce). Le persone hanno interiorizzato questo dato di fatto storico e nessuno in occidente vuol lasciare questo sistema per un paradiso assai incerto. Possiamo realmente criticare chi ha come unico stimolo di vita quello di fare più soldi e di divertirsi, ossia di imitare lo stile di vita della gente ricca? È l’obiettivo a cui anelano tutti (negate di aver mai acquistato un biglietto della lotteria o simili?).
Sono le leggi dell’accumulazione capitalistica a plasmare la realtà del nostro mondo. Tali leggi, che operano come leggi di natura, rendono non solo impossibile ridistribuire la ricchezza socialmente prodotta, altrimenti verrebbe meno il caposaldo su cui regge il capitalismo, ma anche mantenere gli standard di welfare a cui eravamo abituati.
Né ci conviene esportare davvero il modello di vita occidentale, perché noi consumiamo gran parte delle risorse mondiali. Provocare i conflitti per esportare la “democrazia” è quanto di più cinico potessero escogitare allo scopo di aggredire e controllare tali risorse (oppure impedire ad altri di vendere le proprie), ma è anche ciò che più ci conviene.
La democrazia non esiste nemmeno in Occidente. Ciò che vige è un simulacro di democrazia, laddove il popolo è sovrano tranne che nell’essenziale. Le costituzioni democratiche mascherano il significato e la portata reale dei rapporti sociali con paludamenti retorici (si può agevolmente esemplificare articolo per articolo).
I soliti cosmopoliti obiettano che è sempre meglio vivere in Occidente che in Russia. Sono d’accordo, anche a Cinisello Balsamo piuttosto che a Scampia. Dipende a quale classe sociale appartieni se ti trovi a vivere in un’isba oppure in una suite del Carlton Hotel di Mosca. Se hai denaro te la cavi bene ovunque rispetto a chi ti sta intorno, e ti puoi permettere delle “libertà” che altri si sognano (lo diceva G. Agnelli).
Come può una persona che sgobba un mese per mille euro o anche meno avere interesse di andare a votare? Chi guadagna di più di mille euro, ma non abbastanza per accedere al modello consumistico promosso dai media, che voglia può avere di votare per personaggi osceni occupati esclusivamente nelle diatribe sulla composizione delle liste elettorali? Chi vota lo fa per mantenere la propria posizione sociale, ma nessuno crede che il voto serva (semmai è servito) a cambiare qualcosa. Anzi, chi vota il più delle volte lo fa perché nulla cambi davvero.
La crisi di rappresentanza del sistema dei partiti viene affrontata con un dispositivo di controllo ideologico ben collaudato, ossia inserendo dei “personaggi” (meglio se assortiti) all’interno di circuiti funzionali alla riproduzione del sistema borghese, adeguatamente retribuiti per placare l’inquietudine della loro coscienza, liberi anche di organizzare intorno a sé delle piccole clientele, creando così una piccola borghesia intellettuale che ci affascina tutti i giorni nei media con la magia delle parole. L’art. 11 è rispettato alla lettera, direbbe la celebre anchorwoman.
Al resto ci pensano le pantegane della UE, che non hanno motivo di farsi mediatrici tra le classi sociali, poiché il conflitto, ossia l’antagonismo radicale, è stato da anni messo del tutto fuori gioco (salvo la temporanea protesta corporativa). Questi funzionari purissimi del capitale hanno compiti più pregnanti, tipo di pianificare il processo di accumulazione capitalistico nell’area europea, in modo che vi siano meno intoppi e tenendo conto ovviamente del peso dei singoli attori nazionali e degli interessi delle corrispondenti società multinazionali (tra l’altro, che cosa ci farebbero altrimenti migliaia di lobbysti a Bruxelles?).
Agli Stati nazionali, che dipendono totalmente dal movimento del capitale (vedi il debito pubblico, per es.), e alle cosiddette “parti sociali”, il compito di far digerire ai salariati e alle persone meno “fortunate” le politiche economiche necessarie alla borghesia per mantenere alti i profitti e i dividendi. Naturalmente in un quadro di consenso sociale, condizione necessaria, indispensabile, di qualunque strategia politica volta a escogitare ricette per i gravi e complessissimi problemi, dalla denatalità al cambiamento climatico, passando per l’inquinamento atmosferico e simili.
Un medioevo tecnologico, il sistema dei tre stati dato come voluto da Dio (con lo stato dei tecnici del sistema mediatico, della "scienza", dell'economia al posto del clero), le occasionali jacqueries e la creazione di babau infedeli asiatici.
RispondiEliminaDavvero la storia si ripete.
Pietro