lunedì 11 aprile 2022

Il futuro della Francia: scontro sociale e pugno di ferro


In esito al primo turno delle elezioni presidenziali francesi di ieri, il presidente uscente Emmanuel Macron e la candidata neofascista Marine Le Pen sono passati al secondo turno previsto per il 24 aprile. Secondo stime, hanno ricevuto rispettivamente il 27,6% e il 23,4% dei voti. Jean-Luc Mélenchon, l’ex funzionario del Partito socialista candidato del partito La France Insoumise (LFI), ha ottenuto il 21,9 per cento dei voti. Il giornalista di estrema destra Eric Zemmour ha ottenuto il 7% dei voti. Il tasso di astensione è stato del 26,2%.

È la terza volta, dopo le elezioni del 2002 e del 2017, che un candidato neofascista arriva al ballottaggio nelle elezioni presidenziali. C’è una reale possibilità che Le Pen possa sconfiggere Macron al secondo turno? Mentre Macron ha condotto una campagna nel 2017 come banchiere d’investimento che avrebbe rivoluzionato l’economia, la Francia vive una crisi economica e sociale preoccupante.

Scriveva ieri il Sole 24 ore a proposito della Francia che vota per Le Pen: «È un paesaggio che racconta abbandono, case in vendita e serrande abbassate, centri commerciali che si alternano senza soluzione di continuità a concessionarie automobilistiche, depositi di materiali da costruzione e macchinari per l’edilizia e dell’agricoltura, show room di mobili e arredo a buon mercato».

Certo, la Francia non è solo questo, e per certi aspetti si tratta di un paesaggio riscontrabile anche in Italia e in altre parti d’Europa, per non dire degli Stati Uniti dove è anche peggio di così. Si può incolpare il neoliberismo, ma si tratta semplicemente del capitalismo, del suo modo di funzionare, di esportare le produzioni, di ridurre la manodopera, di rivoluzionare continuamente l’assetto economico sociale in vista di un unico scopo, che sappiamo bene qual è.

Macron ha invitato, al termine del primo turno, a fondare di là delle “differenze” un grande movimento politico “di unità e di azione con coloro che vogliono lavorare per Francia”. Il solito frasario che non significa assolutamente nulla di concreto.

Quella che passa per essere ancora la sinistra ha le chiavi di queste elezioni. Il fatto che agli elettori sia presentata ancora una volta una scelta avvelenata tra Le Pen e il “presidente dei ricchi”, la dice lunga sul fallimento politico di ciò che è promosso come “sinistra”. Si sono dimostrati incapaci di sconfiggere un disprezzato presidente uscente e una neofascista. Questo è lo stato dell’arte in Francia, in Italia e un po’ ovunque.

Quella di Macron e Le Pen è l’ennesima frode politica: indipendentemente da chi dei due uscirà come nuovo presidente, supervisionerà un governo reazionario che entrerà in violento conflitto con lavoratori salariati, precari ed emarginati.

Per quanto potrà durare questa situazione? L’establishment economico e finanziario è consapevole della crisi profonda e dell’atmosfera politicamente e socialmente tossica. Negli ultimi due anni è stata usata la pandemia e ora la guerra in Ucraina per sviare, frenare e dividere il malcontento della Francia profonda, ma sanno che presto si dovrà fare i conti con una situazione che non si lascerà redimere dalle belle parole di Macron o dalle promesse di Le Pen. Si andrà allo scontro sociale e servirà il pugno di ferro. 

3 commenti:

  1. Mi sembra veramente incredibile, indipendentemente dai giudizi forse il fenomeno politico più rilevante degli ultimi anni in Francia: i Gilet jaunes che cosa avranno votato? Dov'è finito? La pandemia sembra aver cristallizzato la Francia al 2017

    Un finale à la Kubrick come nella foto finale di Shining: "Macron ha ottenuto l'appoggio di diversi leader stranieri come Angela Merkel, Barack Obama e Matteo Renzi oltre che di tutti i funzionari di Bruxelles, tra cui il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il presidente del consiglio europeo Donald Tusk, il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani e la rappresentante della politica estera Federica Mogherini."

    Tutti scomparsi

    MB

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  2. Ma proprio adesso Milena Gabbanelli ha detto, a nome di tutti noi, che siamo disposti a incredibili sacrifici in nome della democrazia. Perché è di questo che si tratta, no?
    Pietro

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  3. Grandissima affermazione di Jean-Luc Mélenchon e del Partito “La Francia che insorge” che hanno raggiunto la cifra record di 7.605.225 voti arrivando al 22% dei voti e sfiorando il ballottaggio con Macron

    Jean-Luc Mélenchon a lungo è stato banalizzato e accusato di essere un populista, rossobruno e putiniano, ha ottenuto questo grande successo sulla base di 10 semplici punti programmatici che mettevano al centro il lavoro e un ruolo indipendente e multipolare sullo scacchiere internazionale da parte della Francia.

    1. Uscita dai Trattati Europei
    2. Uscita dalla NATO
    3. No alle sanzioni europee contro la Russia
    4. Eliminazione del Patto di stabilità e delle norme europee in materia di deficit
    5. Nazionalizzazione delle industrie minacciate dalle crisi
    6. Settimana lavorativa di 32 ore
    7. Ritorno all’età pensionabile a 60 anni
    8. Legge di emergenza sociale per aumentare a 1400 euro al mese il salario minimo
    9. Tetto alle disparità salariali tra dipendenti e Dirigenti di una azienda
    10. Tassazione sui capitali delle multinazionali.

    C. C

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