Le grandi firme del giornalismo italiano (quelle che nei fuori onda dichiarano ciò che realmente pensano delle donne ucraine: badanti, cameriere e puttane), pubblicano la foto di un palazzo colpito a Kiev, asseverando che si è trattato di un missile russo.
Quando si affidano certe armi sofisticate in mani inesperte, può succedere. Quando si affida l’informazione pubblica a gentaglia, succede sicuramente.
Il solo fatto di rilevare queste cose e si passa per filorussi. A quando un green pass anche per questo?
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Il Teatro alla Scala di Milano, com’è noto, ha minacciato di annullare un concerto previsto per il 5 marzo se Valery Gergiev, un direttore d’orchestra di fama mondiale, non denuncerà pubblicamente l’invasione russa dell’Ucraina.
Il sindaco di Monaco ha concesso a Gergiev tre giorni per rilasciare una dichiarazione del genere altrimenti sarà rimosso dalla carica di presidente della Filarmonica di Monaco. Anche a Rotterdam stanno valutando la possibilità di annullare un Festival musicale con la presenza di Gergiev in programma per settembre.
Hanno preso esempio dalla direzione della Carnegie Hall di New York City che ha annullato un concerto che doveva essere diretto dall’acclamato direttore con la Filarmonica di Vienna previsto per ieri sera.
Non è stata fornita alcuna ragione per la rimozione del programma, ma è chiaramente una rappresaglia per il sostegno di Gergiev al presidente russo Vladimir Putin, che ha incontrato a San Pietroburgo negli anni Novanta.
Il New York Times, uno dei principali centri di raccolta e smistamento della propaganda della CIA, ha accolto la cancellazione con cinica soddisfazione, etichettando Gergiev non come un musicista, bensì come un agente della politica russa del soft power, ossia un “ambasciatore culturale” che ha “costruito una carriera internazionale mantenendo profondi legami con lo Stato russo”.
La direzione della Carnegie Hall ha anche annullato un’esibizione del pianista Denis Matsuev, che avrebbe dovuto eseguire il Concerto per pianoforte n. 2 di Sergei Rachmaninov.
Si sostiene che Gergiev sia stato preso di mira non perché sia russo, ma per il suo sostegno a Putin. Ogni musicista, artista o scienziato statunitense che abbia visitato la Casa Bianca o fatto parte di un comitato consultivo su affari culturali o scientifici dovrebbe finire la sua carriera a causa dei noti e vasti crimini del governo americano? Ogni celebrità di Hollywood che ha pubblicamente appoggiato Barack Obama è responsabile dei suoi incontri del “Martedì del terrore” in cui il presidente e i suoi funzionari esaminavano le “liste di eliminazione” di potenziali obiettivi di attacco dei droni?
L'Eurovision Song Contest ha annunciato che quest’anno non accetterà iscrizioni dalla Russia, sostenendo che la presenza di musicisti nati in quel paese “porterebbe discredito alla competizione”. Varie orchestre hanno persino iniziato a rimuovere dal proprio repertorio brani di Pëtr Il’ič Čajkovskij e di altri compositori russi.
Difficilmente si trovano personaggi della cultura occidentale che si oppongano a queste campagne scioviniste. Queste persone scrivono e parlano come se avessero vissuto negli ultimi tre decenni in un universo parallelo, ucronico direbbe un caro amico, in cui la “guerra globale al terrore” e le numerose altre guerre dell’imperialismo americano, tutte basate su un torrente di bugie e disinformazione, avessero mai avuto luogo.
È lo stato dell’arte quando cadono le finzioni democratiche.
Vi sono 2,4 milioni di russo-americani che vivono negli Stati Uniti, di cui quasi 400.000 sono nati in Russia o nell’ex Unione Sovietica. Devono essere trattati come potenziali agenti nemici? Saranno anch’essi costretti a denunciare pubblicamente il governo russo e le sue azioni come condizione per mantenere il loro posto di lavoro? Non facciamocene troppa meraviglia, dopo quanto è successo ultimamente nel laboratorio Italia. Giovedì, il deputato democratico Eric Swalwell ha lanciato l’idea di espellere gli studenti russi dagli Stati Uniti come forma di punizione collettiva per le azioni del Cremlino.
Non c'è nessuno che ha proposto di non acquistare più il gas dalla Russia come ritorsione?
RispondiEliminaSarebbe la ciliegina sulla torta...
la Gabbanella chiede di consumarne un chilo meno al giorno
EliminaA proposito, ma in tutto questo, il covid che fine ha fatto?
RispondiEliminaÈ sparito?
Se lo è mangiato Vladimiro La Manna in un boccone, d'altronde non sapevano più come tenerlo in vita, ormai era uno sforzo titanico senza prospettive. Se mai facessero un accordo questi, resterebbe percorribile soltanto l'invasione aliena per dare notizie raccapriccianti.
Eliminahttps://www.adnkronos.com/ucraina-sgarbi-aut-aut-a-gergiev-assurdo-come-far-pagare-a-pirandello-colpe-mussolini_23Qaw3q7r6LCr72yHcYuMI
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