mercoledì 16 febbraio 2022

L'epidemia nascosta


Un paese bloccato, si suole dire. Da veti politici incrociati. Un conflitto sociale strisciante e permanente. Chi è che in realtà si oppone a ogni misura di riforma? Chi ha la forza per farlo, ovviamente. Chi ha dei forti interessi e riesce ancora a rappresentarli politicamente, a stoppare prima una certa riforma, poi una legge sui diritti civili. Un paese dominato da consorterie di ogni tipo che impongono la loro volontà a tutti: dipendenti, consumatori e persino il presidente del paese.

Prendiamo il caso di quella che fu la sinistra. I leader, i dirigenti di ogni ordine e grado, sono stati convinti dalle ragioni del riformismo, posta l’evidenza che le ineluttabili contraddizioni del capitalismo trovano sempre delle controtendenze atte a superare lo stato di crisi. Tant’è che la crisi, più che un’alternarsi con le fasi di espansione e sviluppo così come avveniva un tempo, sono diventate ormai un dato permanente del processo capitalistico.

Tuttavia ciò non ha impedito, almeno finora, alla piccola e media imprenditoria e ai ceti sociali produttivi di resistere alla tendenza monopolistica e di non passare alla proletarizzazione. Quanto potrà durare ancora questa resistenza non è dato stabilire, ma già si avvertono i sintomi di una più generale pauperizzazione e il declino di certi comportamenti di consumo, dunque una regressione strutturale della società in forza della disoccupazione e precarizzazione di massa, che si accompagna a una disillusione politica e a un impoverimento culturale, indotti dal prevalere di nuove condizioni imposte all’agire sociale.

Vista più in soggettiva e sul comune denominatore, siamo diventati così un paese a maggioranza d’infelici. Gente triste, litigiosa, rancorosa, che quando è costretta, proprio malgrado, a fermare l’auto e farti passare sulle strisce pedonali, ti maledice. L’irrompere delle nuove tecnologie, dei grandi monopoli anonimi che fissano prezzi e salari a loro piacimento, un dominio sulle nostre vite senza precedenti, la farsa della tutela dei consumatori e della privacy, la perdita di significato del lavoro e di senso di molte altre cose, insomma la precarizzazione di ogni aspetto del vivere, sono tra le principali spiegazioni di questa immensa tristezza, ed è alla base di certi comportamenti diffusi, dell’epidemia di consumo di certi farmaci e sostanze.

Siamo stati messi nella situazione di tutti contro tutti, che già in parte era una nostra tradizionale prerogativa e ora è diventata una guerra. Eravamo diventati mediamente un paese benestante, arriviamo oggi a essere un paese in cui le persone stanno diventando mediamente più povere e infelici. Di questo e di altro, l’ormai ex sinistra non si occupa più, perché, come giustamente ha osservato qualcuno, è una sinistra che si alza troppo tardi al mattino. E la destra, sempre sul pezzo del disagio sociale, del boia chi molla, pensa a raccoglierne i frutti elettorali, per poi trasformarli a modo suo, come sappiamo. 

4 commenti:

  1. l'infelicità deriva dall'incapacità di starsene in pace in una camera e, appena fuori, dall'incapacità di affrontare realtà esterna, troppo complessa, troppe contraddizioni alle nostre convinzioni ideali. Si passa all'anestesia in forme socialmente accettabili e, seppur miserrime, almeno condivise dai più. Almeno a livello farmacologico. Come cantava Gaber "far finta di essere sani" è proprio il pass italiano.

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  2. A proposito, l'INPS sta gongola do grazie a questi due anni di pandemia, Sapevatelo!

    https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/02/15/pensioni-effetto-covid-spesa-inps-119-mld-fino-al-2029_7c997ea5-cdb1-4d3e-b2a4-c04454655ce6.html

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