Siamo spettatori silenti (tranne il nostro Di Maio, in partenza per Mosca!) di una sconsiderata propaganda di Washington e dei suoi subalterni alleati della NATO al fine d’istigare una guerra con la Russia, usando come pretesto la pretesa fraudolenta di un’imminente invasione dell’Ucraina. L’amministrazione Biden ha inventato una narrativa chiaramente assurda (“i russi stanno arrivando”) che è priva di fatti credibili e sfida ogni logica politica e militare.
Il presidente russo Vladimir Putin (sia ritenuto credibile o no) non ha rilasciato alcuna dichiarazione che suggerisca che queste siano le sue intenzioni. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nega che un’invasione russa sia “imminente” e ha ripetutamente esortato gli Stati Uniti e la NATO a smettere di incitare al panico (che è tutto dire).
Sedicenti giornalisti non si fanno scrupolo di presentare come verità assoluta le veline preparate per loro dalle agenzie d’intelligence statunitensi, come già del resto accadde in altre occasioni, tipo le “armi di distruzione di massa di Saddam”, per non andare più indietro, ricordando la bufala sull’incidente del Golfo del Tonchino, che permise poi agli Usa di sganciare per anni sul Vietnam una quantità di esplosivo superiore a quella del secondo conflitto mondiale (*).
A nessuna domanda critica è consentito l’accesso agli organi di comunicazione di massa. Mere accuse sono presentate come prova di quanto asserito. Come del resto ha dichiarato un portavoce dell’amministrazione Biden in una recente conferenza stampa, una dichiarazione del governo non richiede prove a sostegno. La dichiarazione è, di per sé, una prova sufficiente perché è stata fatta dal governo.
Secondo la fiaba quotidianamente raccontata dai sedicenti giornalisti, gli Stati Uniti e la NATO sono amanti della pace e stanno reagendo alla minaccia di un’invasione russa dell’Ucraina. In realtà il crescente confronto è il risultato di mesi d’intensi preparativi da parte degli Stati Uniti e della NATO. Negli ultimi otto mesi, Washington ha schierato, tra gli altri, 10.000 soldati statunitensi nella sua base ad Alexandropoulis in Grecia, ha condotto DEFENDER-Europe 21 in preparazione al combattimento nelle regioni dei Balcani e del Mar Nero e ha tenuto la più grande operazione Sea Breeze mai condotta nel Mar Nero, dispiega proprie truppe nella base aerea di Mihail Kogalniceanu, vicino alla città portuale di Constanta, sul Mar Nero, nella Romania orientale, eccetera.
Che direbbero i nostri amici americani se i russi dispiegassero proprie truppe, aerei, missili e navi a Cuba o in Venezuela?
L’annessione russa della Crimea e il suo sostegno alle forze separatiste nell’Ucraìna orientale, in risposta al golpe del 2014, organizzato da Stati Uniti e Germania, sono presentati come gravi violazioni della sovranità ucraìna. In fatto di provocazioni gli Usa sono maestri insuperabili, naturalmente in nome della libertà e della democrazia, e poco importa se, tra
l’altro, la componente sociale su cui fa affidamento Zelensky, comprese varie organizzazioni paramilitari e gruppi di estrema destra, portano il fetore storico del nazismo (**).
Biden ha detto alla stampa il 10 febbraio che se americani e russi iniziano a spararsi l’un l’altro, “questa è una guerra mondiale”. Invece di prendere misure per ridurre l’escalation e prevenire una tale tragedia, gli Stati Uniti portano avanti le loro provocazioni, annunciando di conoscere la data precisa che la Russia intende invadere: il 16 febbraio, cioè domani.
La follia bellica di Washington risponde a una logica oggettiva. Il Piano Strategico del Pentagono redatto nel 1992 enunciava che gli Stati Uniti non avrebbero permesso l’emergere di un nuovo sfidante alla loro egemonia mondiale. Negli ultimi tre decenni, Washington ha condotto una guerra senza sosta a tal fine, riducendo in macerie paesi e intere civiltà dei Balcani, del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Asia centrale. Sono pronti a tutto, a qualsiasi crimine su vasta scala pur di mantenere la propria egemonia.
(*) Un esempio concreto. L’ineffabile Repubblica titola: «Ucraina, tensione in mare. Nave daguerra francese ai russi: “State a distanza dalla nostra portaerei”». Si legge: la fregata francese Forbin, fa parte della scorta della portaerei de Gaulle, in navigazione a largo di Cipro. Anzitutto si tratta di un cacciatorpediniere, non di una fregata. Che cosa è successo? Leggo: contatta la fregata russa Grigorovich. Per dire cosa? Dalla Forbin: “Vi state avvicinando alla nostra posizione, per favore spostatevi verso destra e venite a 105 gradi”. “Ricevuto, dirigo su 105 gradi”, è la risposta. Poi l’avvertimento, con tono privo di emozione: “Grazie. Vi avvisiamo che la nostra portaerei naviga a dieci miglia. Vi domandiamo di mantenere una distanza di sicurezza di dieci miglia”. Pronta la replica russa, con un’aria di sufficienza: “Ho capito, manterremo quella distanza dalla portaerei”. Seguono poi considerazioni puerili sulla minaccia costituita dai missili a bordo della nave russa (che ovviamente non è come ogni nave da guerra un naviglio da crociera turistica).
Questo scambio di comunicazioni in mare tra unità di diverse nazioni è normale routine, perché dunque parlare di “tensione in mare”? Ma tanto basta per imbastire un “caso”, una “notizia”, gettare allarme, creare panico, interesse, merda di questo tipo di giornalismo.
Il gruppo d’attacco francese guidato dalla Charles de Gaulle nel Mediterraneo orientale sta conducendo una serie di operazioni congiunte con le forze navali dell’Unione Europea e degli alleati della NATO fino ad aprile nell’ambito della missione Clemenceau 2022. La de Gaulle e le navi di scorta (oltre al cacciatorpediniere di classe Horizon Forbin, due fregate di classe FREMM, Alsazia e Normandia, la nave da rifornimento di classe Durance Marne e il sottomarino nucleare multiuso di classe Ryubi, il cui nome non è stato specificato) sono coinvolte in questi giorni nell’Operazione Shamal. Sono previste esercitazioni congiunte per esempio con la portaerei italiana Cavour e la portaerei americana Truman. Inoltre la de Gaulle sarà affiancato dal cacciatorpediniere americano di classe Arleigh Burke Ross, dalla fregata spagnola di classe Alvaro de Bazan Juan de Borbón e dal sottomarino e fregata greci di classe Ellie.
Inoltre, come comunicato dal comando della Marina francese, una delle fregate che accompagnano la portaerei, oltre a diversi caccia, saranno inviati nella regione del Mar Nero. A tale proposito: se questo tipo di “escursioni” navali avesse per protagoniste le navi della marina militare russa nel Canale della Manica, quale sarebbe la reazione dei signori della NATO?
(**) Gli USA e la NATO proclamano l’inviolabilità dei confini nazionali. La loro dichiarata devozione a questo principio è smentita dalla loro ripetuta violazione e riorganizzazione dei confini statali negli ultimi 30 anni. Gli Stati Uniti e la NATO non hanno avuto rispetto per l’autodeterminazione della Jugoslavia, che fu distrutta all’indomani dello scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991. Il riconoscimento dell’indipendenza della Croazia da parte di Stati Uniti e Germania ha posto le basi per un decennio di conflitto etnico che è costato decine di migliaia di vite. Nel 1999, la coalizione NATO guidata dagli Stati Uniti ha bombardato la Serbia per 78 giorni consecutivi a sostegno della secessione della provincia del Kosovo, la cui indipendenza è stata stabilita sotto il controllo di un governo composto dai signori della droga.
Gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan nell’ottobre 2001 e hanno rovesciato il suo governo. Nel marzo 2003 una violazione ancora più flagrante del diritto internazionale: l’invasione dell’Iraq e il rovesciamento del suo governo. Durante la sanguinosa occupazione americana dell’Iraq, Antony Blinken, ora segretario di Stato, propose una divisione tripartita del Paese. Piani simili sono stati elaborati per la Libia dopo la guerra provocata da Francia e Usa nel 2011. Questo intervento è stato seguito dal bombardamento statunitense della Siria, dal sostegno diretto e indiretto, tramite le monarchie del petrolio, al terrorismo islamico.
Quando, domani, si vedrà che non c'è alcuna invasione russa, si prenderanno il merito di averla evitata con il loro fermo atteggiamento. Assomiglia al super greenpass, messo in piedi al picco dei contagi, per prendersi il merito della successiva discesa. Per analogia, vedo con orrore arrivare le misure di transizione ecologica.
RispondiEliminasei un soggetto pericoloso, prevedo Guantanamo per te
Eliminalo sbattiamo a San Servolo
EliminaÈ diventato un manicomio per super ricchi
EliminaFacciamo un patto: vado a Guantanamo se c'è una guantanamera solo per me.
Eliminasolo per te è una precisazione opportuna, ma potrebbe non essere sufficiente come suo profilo attitudinale :)
EliminaErasmo, ti terrò compagnia a Guantanamo e, data l'età, non ti farò concorrenza con le guantanamere.
EliminaBuon Net Zero a tutti.
Morvan
Quello che non capisco è, perché la Germania che ha tutti gli interessi a mantenere buoni rapporti con la Russia (ad iniziare dalle forniture di gas, north stream 2 docet) non faccia sentire la sua voce o contrarietà a questa sconsiderata provocazione statunitense ai confini russi?
RispondiEliminaPer non parlare degli altri paesi UE, compresa l'Italia.
Abbiamo tutti da perderci, tranne i guerrafondai americani.
Grazie se risponderà.
La Germania è un concetto sintetico. Bisogna parlare di borghesia tedesca, e già questo è limitativo. Che non è monolitica, ma divisa in fazioni e interessi anche conflittuali. Prendiamo ad esempio l'ex cancelliere Schroder e l'attuale, rappresentano interessi diversi. Non tutto e bianco e nero, le zone grigie e quelle buie prevalgono.
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