Non possiamo comprendere come a suo tempo la Grande Armèe e poi la Wermacht entrarono in Russia a modo di un ferro caldo nel burro se non si tiene conto del fattore geografico, ossia il bassopiano sarmatico. Per questioni orografiche rende indifendibile la Russia da un attacco massiccio e concentrico. Il fattore geografico spiega la costante storica dell’atteggiamento russo in Europa Orientale. Priva ora di zone cuscinetto tra essa e l’occidente, la prima linea di difesa davanti all’uscio di casa, è normale che la Russia avverta il pericolo e si riacutizzi il senso d’inquietudine.
Dopo che quel vanesio di Guglielmo II seppe mandare all’aria l’alleanza tedesca con la Russia faticosamente costruita da Bismarck, per Pietrogrado fu del tutto normale trovare un’intesa con Parigi per stringere la Germania su un doppio fronte. Per la Francia valeva lo stesso principio. La prova della validità strategica di tale intesa fu evidente già nel 1914. La Francia tenne botta al primo decisivo assalto grazie allo spostamento di truppe tedesche dal fronte occidentale a quello orientale proprio nel momento decisivo dell’offensiva germanica. Un errore così stupido da sembrare incredibile.
Un quarto di secolo dopo, Hitler e i suoi erano ben consapevoli dell’errore commesso a suo tempo, perciò si premunirono di stabilire un accordo di non aggressione con Stalin prima di regolare i conti con una Polonia che sognava e provocava in grande.
La Russia era stata lasciata sola dalle potenze occidentali, che con la conferenza di Monaco avevano dato il via libera a Hitler per un attacco a Est attraverso la Cecoslovacchia. Il patto Molotov-Ribbentrop, a scapito della Polonia, liberava la Russia da un incubo, almeno per un po’.
Hitler, sconfitta la Francia ma non l’Inghilterra, decise di attaccare e piegare la Russia per raggiungere un accordo con Londra, tutt’altro che impossibile una volta piantati stabilmente i piedi in Russia e messa nell’angolo la cricca di Churchill.
La Germania ci stava riuscendo: la pianura sarmatica funse da autostrada fino a 40 chilometri da Mosca. Ancora una volta, però, le lunghe linee di rifornimento, la scarsità e inadeguatezza dei mezzi di trasporto tedeschi, l’arrivo dell’inverno russo, ma soprattutto la decisione di Berlino di occupare l’Ucraina e spingersi verso i pozzi petroliferi di Baku (mossa strategica opportuna, ma intempestiva), diedero tempo ai russi di organizzare la difesa di Mosca e Leningrado, di richiamare le divisioni siberiane messe a guardia dei confini con la Cina e di trasferire una parte delle proprie industrie di là degli Urali.
Gli aiuti materiali degli americani alla Russia arrivarono dal 1942, ben dopo Pearl Harbor. Per altri due anni e mezzo i russi dovettero combattere da soli in Europa, salvo il teatro secondario italiano. L’Armata rossa sarebbe arrivata a Berlino anche senza lo sbarco in Normandia, che fu all’inizio un mezzo flop se si considera la sproporzione di mezzi e truppe messi in campo.
Stalin insistette per la creazione di una Germania neutrale e indipendente dai due blocchi, che avrebbe agito da zona cuscinetto funzionale alla Russia per l’allontanamento della minaccia occidentale, che nel 1949 si costituì in Alleanza Atlantica per tenere la Russia dietro una “cortina di ferro”. Al resto provvide la propaganda, il parossismo del pericolo “rosso”, il maccartismo. Dopo la scomparsa di Stalin, nel 1955 vi fu l’annessione della Germania occidentale nella NATO e cominciò il lento lavorio di scavo verso est.
Si cominciò con l’anello più debole, l’Ungheria. La rivolta fu schiacciata dal tallone di ferro sovietico. Del resto le condizioni di vita nei paesi del blocco sovietico non favorivano il consenso e la pace sociale, ottenuta solo con un’oppressione aperta e feroce. L’occupazione sovietica e i regimi sedicenti socialisti hanno lasciato motivi di risentimento indelebili in quei paesi dell’ex blocco.
L’occupazione americana dell’Europa avviene con modalità più subdole e democratiche ma non per questo essa risulta meno pervasiva ed efficace, puntando a rendere gli europei sempre più simili agli statunitensi, cioè dei debosciati senza radici e identità proprie. In caso di minaccia ai sui interessi, la lunga mano americana provvede con golpe, strategie della tensione, attentati islamisti, eccetera.
Dopo il 1991, la promessa occidentale di non portare la NATO oltre l’ex Repubblica Democratica Tedesca non fu mantenuta nemmeno per un giorno. Per continuare a essere l’attore egemone e incontrastato in Europa, l’imperialismo americano ha bisogno di tenerla separata dalla Russia, assieme alla quale l’Europa costituirebbe un polo economico-militare di potenzialità formidabili. Il putsch a Kiev del 2014, ha costretto la Russia a occupare la Crimea, snodo strategico vitale per la sua flotta e il controllo sul Mar Nero. Le provocazioni della NATO sono ormai alle porte di Mosca.
Ecco le parole di Putin, per il quale la caduta dell’Unione Sovietica è la “catastrofe” del XX secolo, assumere il loro vero senso per i russi. Come ho ripetuto altre volte, la più grave e immediata minaccia per la pace mondiale è rappresentata dall’imperialismo, in special modo da quello americano, sempre più in difficoltà nel proprio fronte interno, perciò più destabilizzante e pericoloso nello scacchiere europeo orientale e in quello dell’Indo-Pacifico.
Ottima sintesi.
RispondiEliminaAssolutamente condivisibile! Anche se oggi gli USA non sono in grado di sostenere un conflitto/confronto contro CINA e RUSSIA contemporaneamente.
RispondiEliminala mia domanda è un'altra: come si svolgerebbe oggi un conflitto tra superpotenze nucleari? credere che tutto possa svolgersi in modo convenzionale è illusione.
Eliminail pericolo di guerra è reale. una parte pensa di poter sopravvivere. deus dementat quos perdere vult.
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