martedì 8 settembre 2020

L'11 settembre

 

Ieri c’è stata una “bomba d’acqua” su Venezia. Subito: il cambiamento climatico, eccetera. Questi giornali, la televisione, sempre lo stesso ritornello. Sì, c’è anche il cambiamento climatico, eccome. Stessa storia del virus: c’è, eccome. Però, fioi, non esageriamo, l’acqua dal cielo c’è da sempre.

 

Vi dice niente l’11 settembre? Quello del 1970, quando nel jukebox c’era Let it be e andava ancora forte Lisa dagli occhi blu dell’anno prima. Ero al Lido (c’è bisogno di specificare quale?). Un venerdì dell’ultima settimana di mare. Dove? Al Miramare, ovviamente. Giornata calda, bagnetto pomeridiano, pallavolo, jukebox, tutto bene fino a sera quando prendemmo il vaporetto, il diretto. Lontano, sulla terraferma, pronunciava un “nero” da paura.

 

Poi fu classificato come un tornado F4, non so se mi spiego. Prese vita intorno alle 20.45 nei pressi di Teolo, Colli Euganei, per poi virare verso Abano, Albignasego, Padova, Ponte S. Nicolò, Selvazzano, Tombelle, Calta, Fossò, Camponogara, Mira. In questi comuni provocò danni gravi, scoperchiando letteralmente decine di abitazioni. Peggio di quello di qualche anno fa. Molto peggio.

 

Quando si abbatté sulla laguna fece strage: una tromba d’aria alzò letteralmente un motoscafo dell’Acnil di 22 tonnellate e lo ribaltò davanti a Sant’Elena. Furono 21 i morti. Un’ora prima sarebbero stati molti di più. E danni alle cose: 300 case scoperchiate, ospedali distrutti, alberi e piante sradicate. Il tornado raggiunse poi alcuni camping a Fusina e a Cà Savio (zona tipica delle trombe d’aria, ma mai così). Erano le 21.40, e nei camping vi furono 13 morti e 140 feriti (non proprio leggeri).  In totale le vittime furono 36, con oltre 500 feriti.

 

Domani un post sulla peste, sempre a Venezia.



Campo San Polo, oggi





La luce di Venezia


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