Scrive oggi Eugenio Scalfari:
Interrogato venerdì scorso nella trasmissione televisiva della Gruber
sul successore di Napolitano, Matteo Renzi ha risposto che non dirà nulla e si
vieta perfino di pensarci fino a quando le dimissioni di Napolitano non saranno
state effettuate. Ha perfettamente ragione, non spetta al presidente del
Consiglio immaginare candidature fin quando quella carica è ancora ricoperta.
Lo farà a partire dal 15. Ed ha aggiunto che il candidato non sarà né eletto e
neppure indicato esplicitamente fino alla quarta votazione del
"plenum" parlamentare, quando cioè termina la maggioranza qualificata
e comincia quella del 50,1 per cento degli aventi diritto. Tutto giusto e
avveduto.
Questa è la situazione: Matteo
Renzi, al cui nome alcuna elezione legislativa ha
dato mandato, si trova ad essere, per scelta del Quirinale, presidente del
consiglio e colui che s’incarica, ma solo dal 15 di gennaio egli precisa, d’indicare
il nome del nuovo presidente della repubblica, previo accordo sopra e soprattutto
sotto il banco con quell’esemplare di galantuomo che risponde al nome di Silvio
Berlusconi. Renzi è anche segretario di partito, ma questi sono fatti interni e
che però rendono ancora più marcata l’anomalia.
*
Un ordine sociale “legittimo”
trova la propria stabilità e le forme del proprio avanzamento sociale nel
consenso, il quale presuppone un accordo di fondo tra le classi sociali.
In un ordine sociale dove tale
accordo è venuto meno, si crea una situazione di oggettiva instabilità e perciò
sempre più ciò che prima era nell’ambito del possibile e delle regole, ora è
invocato dallo stato di necessità e di straordinarietà, come nel caso della
rielezione di Napolitano e così in molti altri esempi. Ciò che prima trovava
limiti nel consenso, ora cerca legittimità nell’inganno.
Nei frangenti in cui si fa strada
l’illusione che la soluzione dei problemi richieda interventi straordinari,
tale illusione troverà, prima o poi e per tentativi, le forme politiche della
propria realizzazione, così come le motivazioni ideologiche che la
giustifichino.
Nel 2013 un partito nato dal
nulla, ovvero nelle piazze e nell’amplificazione dei media, ha raccolto nelle
elezioni politiche un consenso che solo per una manciata di voti gli ha negato la
maggioranza assoluta in un ramo del parlamento. Tale risultato è stato
l’espressione del generale malcontento, così come lo è stata la massiccia
astensione dal voto amministrativo del 2014.
Troppo presto si dimenticano
questi fatti, e neppure i più cinici tra i politici sembrano credere al crollo
del proprio mondo e a quello del sistema su cui regge. Eppure i segnali sono
chiarissimi e ne abbiamo prova proprio negli espedienti di soluzione di cui uno
è incarnato da Matteo Renzi. È solo questione di tempo, poi verrà la soluzione.
Olympe, Pino Daniele, parlando dei napoletani, diceva: “E’ un popolo che ha bisogno sempre di un re. O di un Masaniello” . Espressione che si può estendere agli italiani tutti, tenendo però presente, che noi, Popolo non lo siamo mai stati: siamo passati direttamente da Plebe, Franza o Spagna purchè se magna, a Massa, produci, consuma, crepa.
RispondiEliminaSaluti