domenica 11 gennaio 2015

È solo questione di tempo


Scrive oggi Eugenio Scalfari:

Interrogato venerdì scorso nella trasmissione televisiva della Gruber sul successore di Napolitano, Matteo Renzi ha risposto che non dirà nulla e si vieta perfino di pensarci fino a quando le dimissioni di Napolitano non saranno state effettuate. Ha perfettamente ragione, non spetta al presidente del Consiglio immaginare candidature fin quando quella carica è ancora ricoperta. Lo farà a partire dal 15. Ed ha aggiunto che il candidato non sarà né eletto e neppure indicato esplicitamente fino alla quarta votazione del "plenum" parlamentare, quando cioè termina la maggioranza qualificata e comincia quella del 50,1 per cento degli aventi diritto. Tutto giusto e avveduto.

Questa è la situazione: Matteo Renzi, al cui nome alcuna elezione legislativa ha dato mandato, si trova ad essere, per scelta del Quirinale, presidente del consiglio e colui che s’incarica, ma solo dal 15 di gennaio egli precisa, d’indicare il nome del nuovo presidente della repubblica, previo accordo sopra e soprattutto sotto il banco con quell’esemplare di galantuomo che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Renzi è anche segretario di partito, ma questi sono fatti interni e che però rendono ancora più marcata l’anomalia.

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Un ordine sociale “legittimo” trova la propria stabilità e le forme del proprio avanzamento sociale nel consenso, il quale presuppone un accordo di fondo tra le classi sociali.

In un ordine sociale dove tale accordo è venuto meno, si crea una situazione di oggettiva instabilità e perciò sempre più ciò che prima era nell’ambito del possibile e delle regole, ora è invocato dallo stato di necessità e di straordinarietà, come nel caso della rielezione di Napolitano e così in molti altri esempi. Ciò che prima trovava limiti nel consenso, ora cerca legittimità nell’inganno.

Nei frangenti in cui si fa strada l’illusione che la soluzione dei problemi richieda interventi straordinari, tale illusione troverà, prima o poi e per tentativi, le forme politiche della propria realizzazione, così come le motivazioni ideologiche che la giustifichino.

Nel 2013 un partito nato dal nulla, ovvero nelle piazze e nell’amplificazione dei media, ha raccolto nelle elezioni politiche un consenso che solo per una manciata di voti gli ha negato la maggioranza assoluta in un ramo del parlamento. Tale risultato è stato l’espressione del generale malcontento, così come lo è stata la massiccia astensione dal voto amministrativo del 2014.

Troppo presto si dimenticano questi fatti, e neppure i più cinici tra i politici sembrano credere al crollo del proprio mondo e a quello del sistema su cui regge. Eppure i segnali sono chiarissimi e ne abbiamo prova proprio negli espedienti di soluzione di cui uno è incarnato da Matteo Renzi. È solo questione di tempo, poi verrà la soluzione.



1 commento:

  1. Olympe, Pino Daniele, parlando dei napoletani, diceva: “E’ un popolo che ha bisogno sempre di un re. O di un Masaniello” . Espressione che si può estendere agli italiani tutti, tenendo però presente, che noi, Popolo non lo siamo mai stati: siamo passati direttamente da Plebe, Franza o Spagna purchè se magna, a Massa, produci, consuma, crepa.
    Saluti

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