Il capitale è un rapporto di produzione (capitale costante e capitale
variabile),
un rapporto di classe (borghesia e proletariato),
un rapporto di forza.
Il XXI secolo non è più una
novità, e i primi tre lustri forniscono dati sufficienti per consentire di
individuare, seguendo le costanti storiche di movimento del capitalismo, i
principali processi e tendenze che determineranno la natura e la direzione
degli eventi economici, geopolitici e sociali negli anni a venire. Dev’essere
chiaro che non si tratta di un movimento lineare ma che procede per deviazioni,
rallentamenti e controtendenze. Dunque si tratta di tener conto della “mediana”
risultante dalla continua successione di zig-zag.
Si deve anzitutto rilevare come i
primi quindici anni del secolo abbiano smentito, nel modo più netto, la trionfalistica
dichiarazione con la quale si poneva fine alla storia in seguito alla
dissoluzione dell'Unione Sovietica, e abbiano confutato anche la fola che il
capitalismo possa rappresentare il vertice insuperabile della realizzazione
umana.
Le strutture economiche e politiche stanno precipitando con sempre maggiore velocità nell'abisso. Gli intervalli in cui si succedono le crisi geopolitiche, economiche e sociali, sono diventati così brevi che è impropria anche la definizione d’intervalli. Queste crisi non sono più “episodi” isolati, di ciclo si diceva un tempo, ma hanno assunto caratteristiche permanenti della realtà contemporanea, e anzi molti indicatori oggettivi portano a ritenere, persino presso la pubblicistica borghese, che il disequilibrio globale proseguirà con ancora maggiore intensità negli anni a venire.
Si deve ammettere l’evidenza,
ossia che il capitalismo è a un cambio d’epoca, in una nuova fase della sua
crisi, la quale, pur traendo origine dalle contraddizioni fondamentali che da
sempre lo caratterizzano, non può essere semplicisticamente assimilata alle
precedenti per diversi motivi (*).
Rileviamo in sintesi alcuni degli elementi principali dell’attuale crisi.
La crisi economica globale
innescata dal crollo di Wall Street nel 2008 persiste. Lungi dal segnalare una
ripresa economica, il carattere permanente e sempre più folle della crescita
dei valori azionari mondiali, con infusioni apparentemente infinite di
liquidità da parte della Federal Reserve, testimonia il trionfo di parassitismo
economico, del fondamentalismo di mercato come l’ha chiamato il governatore
della Banca d’Inghilterra, l'accumulo incessante e senza precedenti di
ricchezza personale da parte dell’élite aziendale e finanziaria, e ciò avviene
nonostante un’economia "reale" stagnante (**).
Il fatto che la Banca centrale
europea, per esempio, decida l’acquisto, come già il Tesoro americano e quello
giapponese, di titoli il cui valore non è nemmeno quello della carta in
cui è iscritto, è la dimostrazione che questa situazione comatosa è generale e
non risparmia alcuno.
Non vi è settore nazionale o
regionale dell'economia mondiale che stia vivendo una crescita robusta. La
materia prima per eccellenza, il petrolio, ha dimezzato in pochi mesi il suo
prezzo, e ciò dipende in parte dalla stagnazione economica. Solo una merce
potrebbe raggiungere prezzi molto elevati, l’oro, se non fosse per la spregiudicatezza
con la quale viene manipolato al ribasso, per esempio con i relativi futueres. I tassi d’interesse sono al
minimo storico, la deflazione è presente ovunque, tranne che nelle tariffe
sottoposte a monopolio dai “cartelli”, associata al costante calo della domanda.
Discorso non diverso per quanto
riguarda la disoccupazione, specie per le aree capitalistiche tradizionali in
cui è stato micidiale l’impatto, solo per citare la Cina, di un miliardo di
nuovi salariati scagliati nella fornace del capitale.
In Europa, la crescita economica
nel 2014 è stata trascurabile, con la sua più grande economia, la Germania, che
ha evitato a malapena una recessione ufficiale. La Russia è in crisi profonda,
con il rublo in caduta libera. In Asia, il Giappone è caduto in recessione nel
terzo trimestre dello scorso anno, mentre l'economia cinese sta rallentando in
modo significativo e non è escluso che si aprano scenari “interessanti” sotto
quel cielo.
Negli Stati Uniti, il “recupero” sbandierato
dall'amministrazione Obama è inesistente per la stragrande maggioranza della
popolazione, stretta tra diminuzione dei salari e disoccupazione di massa,
mascherata nei dati e dalla sottoccupazione. Le economie dell'America Latina e
quelle cosiddette in via di sviluppo sono estremamente vulnerabili ai capricci
dei mercati finanziari, alla fuga dei capitali e a causa di politiche monetarie
cervellotiche.
Possiamo osservare – anche
senza indulgere in tediose teorizzazioni “marxiste” e dunque evitando di sviluppare
esantemi – che vi sono buone ragioni per ritenere che il capitalismo globale è
in preda a stagnazione secolare, che non riflette una “sfortunata confluenza di
problemi transitori in alcune delle più grandi economie del mondo”, ma una
crisi storica che ha come causa profonda e fondamentale “fattori strutturali”.
Sul piano geopolitico, con il
proseguo della crisi, si stanno acutizzando i conflitti e le dispute, posto da
un lato il carattere globale del capitalismo finanziario, della produzione e
dei mercati, e, d'altra, il sistema stato-nazione in cui il capitalismo è storicamente
e politicamente radicato. Come nel 1914 e nel 1939, le potenze imperialiste
cercano di trovare una via d'uscita dalla crisi economica, sforzandosi, a scapito
dei loro concorrenti, di rafforzare la posizione della "loro" nazione
nell'arena mondiale.
Nel quadro di questo processo,
brutale e pericoloso, gli Stati Uniti stanno giocando ovviamente un ruolo di
primo piano. L'infinita “guerra al terrorismo”, lo strumentale e
contraddittorio utilizzo delle bande armate islamiste, o quelle nazional-fasciste, si è rivelata, il mezzo
con cui gli Stati Uniti stanno tentando di mantenere la loro egemonia mondiale
(***).
La classe dirigente americana non
solo aspira, ma di fatto governa ancora il mondo, pur nel colossale mutamento
della bilancia globale, pur tra inevitabili contraddizioni, oscillazioni e
difficoltà. E ad ogni buon conto il nodo cruciale da sciogliere è Pechino. Essa
è convinta che la Cina rappresenti nel presente e soprattutto nel prossimo
futuro un ostacolo inaccettabile alla dominazione americana in Asia e nell’area
asiatica del Pacifico, ma anche a riguardo della sua penetrazione in altri
continenti, non esclusa l’Europa (****).
Il conflitto con la Russia per
l'Ucraina, esploso nel 2014, è solo un teatro di questa lotta globale. La
classe dirigente americana ritiene che non può regolare i conti con la Cina in
Asia senza essersi assicurata il controllo della massa continentale
eurasiatica. Perciò l’installazione di un regime fantoccio a Kiev mira ad infliggere
una sconfitta decisiva alla geopolitica della Russia, dapprima costringendo Putin
ad accettare il dominio americano, e ora puntando alla sua sostituzione
creandogli gravi difficoltà interne.
Gli Stati Uniti, tuttavia, non
sono l'unico attore nella politica dell'imperialismo mondiale. Anche se si è
lacerato negli anni, la Gran Bretagna si augura che il suo "rapporto
speciale" con gli Stati Uniti – e la sua politica anti-UE – sia in grado
di facilitarle la riconquista di una parte del suo antico splendore
imperialista.
Per quanto riguarda la Francia, che
solo dieci anni fa si dimostrò particolarmente critica sull'invasione americana
dell'Iraq, il suo atteggiamento si sta trasformando – a colpi di arresti
preventivi di candidati presidenziali e chissà forse anche a colpi di AK 47 –
nel più fedele alleato di Washington. In cambio si garantisce a Parigi il
sostegno per i soliti saccheggi francesi in Africa settentrionale e centrale.
Tutti i membri della congrega
capitalistica assomigliano a un branco di lupi affamati, alla ricerca di prede.
Uno sviluppo significativo negli ultimi anni ha avuto la rinascita imperturbabile
delle ambizioni imperialiste da parte della Germania e del Giappone. Entrambi
sono in procinto di formulare programmi per l'espansione e la distribuzione
internazionale delle loro forze militari.
Quest’anno segnerà il 70°
anniversario della fine della seconda guerra mondiale, il conflitto
imperialista che ha distrutto decine di milioni di vite tra il 1939 e il 1945.
Le élite dominanti di tutte le potenze contendenti, sia fasciste e sia democratiche,
hanno rilevato all’umanità e alla sua storia di quale barbarie sia capace
l'ordine capitalistico.
Nell'esaminare le strategie e le
politiche delle élite dominanti delle diverse potenze, sarebbe un errore
sottovalutare la loro spietatezza o sopravvalutare la loro intelligenza. E
tuttavia lo spettro di una terza guerra mondiale non nasce da singole ambizioni
di un leader, o da semplici errori di calcolo geopolitico. La guerra è la
conseguenza obiettiva dalla logica politica che ha come mezzo la lotta
inarrestabile tra potenze imperialiste per obiettivi di egemonia.
Pertanto la guerra può essere
evitata solo attraverso il rovesciamento del sistema stato-nazione, la cui
persistenza è la fonte non solo di guerre su ampia scala, ma anche di
sanguinosi conflitti fratricidi all'interno di anacronistici confini statali ed
etnici. Il superamento del sistema stato-nazione non può però configurarsi
senza la conquista rivoluzionaria del potere politico da parte della classi sfruttate
e la creazione di un nuovo sistema economico e di relazioni tra i popoli.
(*) Più volte nel blog ho
illustrato, per quanto ho potuto e saputo, le contraddizioni di fondo del modo
di produzione capitalistico (chi volesse può trovare teoria e “numerelli”
cliccando qui).
(**) I 400 individui più ricchi del
pianeta nel 2014 hanno visto il loro valore netto combinato crescere di 92
miliardi dollari, a 4.100 miliardi dollari. Il numero totale di miliardari è
salito a un record di 2.325 lo scorso anno, in crescita di oltre il 7 per cento
rispetto all'anno precedente. Il patrimonio netto di questo piccola parte della
popolazione mondiale è aumentato del 12 per cento, a 7,3 miliardi di dollari.
Il patrimonio netto dei 400
americani più ricchi è aumentato a 2.290 miliardi dollari nel 2014, quasi il
doppio di quello che era nel 2009. Dal 2010, il reddito medio familiare negli
Stati Uniti è diminuito del 5 per cento. Gli stessi processi sono presenti in
ogni paese. Dei tre miliardari che hanno goduto il maggior incremento nella
loro ricchezza dello scorso anno, due vivono in Cina. Il più ricco un per cento
della popolazione mondiale ha visto la propria quota di aumento di ricchezza
globale al 48,2 per cento nel 2014, rispetto al 46 per cento nel 2013, secondo
il Credit Suisse.
(***) Il Rapporto del Senato del Select Committee on Intelligence sulla
tortura rivela inconfutabilmente che il presidente degli Usa, il vice
presidente, il segretario alla difesa, il direttore della CIA, e altri
importanti membri dell'amministrazione Bush hanno commesso atti criminali. E
tuttavia, come chiarisce la risposta dell'amministrazione Obama in merito alla
vicenda, chi ha autorizzato, progettato e realizzato il programma di tortura non
sarà considerato legalmente responsabile.
(****) A rivelare quanto sia
contraddittoria la fase e l’intreccio dei rapporti, pare che la reciproca “attrazione”
Italia-Cina, possa godere del placet di Washington in cambio del sostegno
italiano al TTIP. Cosa non s’è costretti a fare per forzare i “vincoli europei”
che ci soffocano.
Questo post è un sunto formidabile della situazione geopolitica e socioeconomica globale. La conclusione apre uno spiraglio della porta che i popoli dovrebbero spalancare. Il problema è che si vedono soltanto gli uscieri e punti o pochi seri (e sani) spingitori.
RispondiEliminagrazie Luca, non posso dire che tanta fatica non ha meritato un commento, tanto più gradito s'esso è il tuo
Elimina“Pertanto la guerra può essere evitata solo attraverso il rovesciamento del sistema stato-nazione, la cui persistenza è la fonte non solo di guerre su ampia scala, ma anche di sanguinosi conflitti fratricidi all'interno di anacronistici confini statali ed etnici. Il superamento del sistema stato-nazione non può però configurarsi senza la conquista rivoluzionaria del potere politico da parte della classi sfruttate e la creazione di un nuovo sistema economico e di relazioni tra i popoli.”
RispondiEliminaCara Olympe, forse questo articolo, che racconta anche di azioni di resistenza(Davide vs Golia), può essere utile per capire la potenza del nemico, e sperare che il CASO ci metta lo zampino. Saluti
http://www.globalresearch.ca/la-rete-mondiale-delle-basi-usa/13387
[...] non ha meritato un commento. [..] Pas de problème.
RispondiEliminaForse la situazione contingente non è particolarmente favorevole per esprimere commenti più che riflessioni e, in secondo luogo, la sintesi è articolata in modo tale da renderne superflui i commenti oltre la presa d'atto, fatta eccezione per la gratificazioni - ovviamente gradite - che il conduttore si aspetta (questo potrebbe costituire il tema di un post a parte).
Daltro canto si suppone - suppone - che i lettori di qui mediamente o per propria cultura o per frequantazioni di blog paralleli, si siano già fatti un quadro geopolitico e storico che collimando con quanto espresso, pertanto acconsentano tacendo. Che è una gran bella cosa.
Non essendo in ambito scolastico, ritengo che la vis didascalica prescinda dal numero degli ascoltatori, Hyde Park corner insegna.
Si potrebbe porre un quesito come epilogo teorico dell'excursus storico: dopo il naturale caos che "lo zampino del CASO" potrebbe o dovrebbe produrre, mi sto chiedendo quale, a grandi linee, possa essere la possibile articolazione del sistema economico tenendo conto della complessità dei limiti numerici, ma soprattutto sull'etica di quali leaders si possa contare.
Di questi ultimi sono più interessato.
(speriamo che tale sistema preveda pregiudizialmente l'abolizione del diritto ereditario e lo svuotamento delle città).
Ingenuità premature.Vedremo.
lr