lunedì 5 gennaio 2015

A canne mozze


Tre giorni senza tivù e giornali è disintossicante più delle tisane. Quando stasera ho ripreso contatto con le notizie che raccontano come nemmeno a natale la mafia politica abbia desistito dalle sue imprese, ho avuto un senso di rigurgito (chiedo scusa al lettore) anche delle pastine della prima comunione. E tuttavia questa mia considerazione, dettata dallo schifo che inevitabilmente ti assale leggendo delle innumerevoli e reiterate porcate, appartiene all’alveo dell’indignazione morale.

Parliamoci chiaro: questo governo non è peggiore dei precedenti, è solo un po' più indecente di quanto lo siano stati gli altri. Ci scandalizziamo, questa volta, per via della famigerata norma del 3 per cento? Sacrosanto. Sarà riproposta, dice l’amico del delinquente, a tempo debito. Normale. Di che cosa ci scandalizziamo ancora, come se non fosse sufficiente il fatto che questi governi stanno in piedi solo grazie ai voti di un notorio delinquente che ha corrotto e comprato i voti di quasi la metà degli elettori.

Dovremmo scandalizzarci di come la democrazia in questo paese sia una caricatura della democrazia in ogni suo aspetto. Tutto il resto, comprese le sceneggiate su chi, di volta in volta, ha scritto o fatto inserire un certo codicillo, è solo conseguenza. Ci coglionano, e hanno ragione a farlo!

Di che cosa stiamo discutendo? Abbiamo a che fare con una classe dirigente nazionale tra le più premoderne, violente e predatrici della storia occidentale, la cui criminalità si è estrinsecata nel corso dei secoli in tre forme: lo stragismo e l’omicidio politico, la corruzione sistemica e la mafia. Se questo giudizio, a riguardo della propria classe dirigente nazionale, fosse stato espresso da un alto magistrato sul più importante quotidiano tedesco o francese, oppure olandese e finanche portoghese, sarebbe cascato il mondo a Berlino, Parigi, Amsterdam, Lisbona, eccetera. In Italia, invece: niente, nichts, nada. Nessun monito, come se si fosse trattato dell’inserzione di una massaggiatrice. La mafia, si sa, indossa la coppola, cartucciera e spara a canne mozze.


1 commento:

  1. E poi, Olympe, nel napolitanistan, c'è la TRATTATIVA. Ecco perché il successore NON sarà qualcuno che interpreti la Costituzione come un arco teso verso giustizia e libertà, ma uno per cui sia una foglia di fico in difesa dei privilegi dell’esistente; un Presidente complementare e funzionale al disegno di cui Renzi è, in Italia, l’esecutore.
    Benvenuti nel 2015, il 70ennale della fine della II° Guerra, con tre 20ennii 1948-1969, 1970-1992, 1994-2014, in discesa libera(ista): dalle Stelle alle Stalle, che ci riporta al 20ennio fascista con la legge elettorale ITALICUM – ACERBO. Ed inizia un nuovo 20ennio, con un coro iniziale di BEEH, BEEH, di Allerta e finisce con un BEH, PERO’. “Siamo le pecore, siamo le capre, non rischia e non crepa chi resta carponi, l’ovile ci piace, e guai a chi lo apre! Evviva noi capre e noi pecoroni!”
    Saluti

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