Tre giorni senza tivù e giornali
è disintossicante più delle tisane. Quando stasera ho ripreso contatto con le
notizie che raccontano come nemmeno a natale la mafia politica abbia desistito
dalle sue imprese, ho avuto un senso di rigurgito (chiedo scusa al lettore)
anche delle pastine della prima comunione. E tuttavia questa mia
considerazione, dettata dallo schifo che inevitabilmente ti assale leggendo
delle innumerevoli e reiterate porcate, appartiene all’alveo dell’indignazione
morale.
Parliamoci chiaro: questo governo
non è peggiore dei precedenti, è solo un po' più indecente di quanto lo siano stati gli altri.
Ci scandalizziamo, questa volta, per via della famigerata norma del 3 per
cento? Sacrosanto. Sarà riproposta, dice l’amico del delinquente, a tempo
debito. Normale. Di che cosa ci scandalizziamo ancora, come se non fosse
sufficiente il fatto che questi governi stanno in piedi solo grazie ai voti di
un notorio delinquente che ha corrotto e comprato i voti di quasi la metà degli
elettori.
Dovremmo scandalizzarci di come
la democrazia in questo paese sia una caricatura della democrazia in ogni suo aspetto. Tutto il resto,
comprese le sceneggiate su chi, di volta in volta, ha scritto o fatto inserire un
certo codicillo, è solo conseguenza. Ci coglionano, e hanno ragione a farlo!
Di che cosa stiamo discutendo? Abbiamo
a che fare con una classe dirigente
nazionale tra le più premoderne, violente e predatrici della storia
occidentale, la cui criminalità si è estrinsecata nel corso dei secoli in tre
forme: lo stragismo e l’omicidio politico, la corruzione sistemica e la mafia.
Se questo giudizio, a riguardo della propria classe dirigente nazionale, fosse
stato espresso da un alto magistrato sul più importante quotidiano tedesco o
francese, oppure olandese e finanche portoghese, sarebbe cascato il mondo a
Berlino, Parigi, Amsterdam, Lisbona, eccetera. In Italia, invece: niente,
nichts, nada. Nessun monito, come se si fosse trattato dell’inserzione di una
massaggiatrice. La mafia, si sa, indossa la coppola, cartucciera e spara a
canne mozze.
E poi, Olympe, nel napolitanistan, c'è la TRATTATIVA. Ecco perché il successore NON sarà qualcuno che interpreti la Costituzione come un arco teso verso giustizia e libertà, ma uno per cui sia una foglia di fico in difesa dei privilegi dell’esistente; un Presidente complementare e funzionale al disegno di cui Renzi è, in Italia, l’esecutore.
RispondiEliminaBenvenuti nel 2015, il 70ennale della fine della II° Guerra, con tre 20ennii 1948-1969, 1970-1992, 1994-2014, in discesa libera(ista): dalle Stelle alle Stalle, che ci riporta al 20ennio fascista con la legge elettorale ITALICUM – ACERBO. Ed inizia un nuovo 20ennio, con un coro iniziale di BEEH, BEEH, di Allerta e finisce con un BEH, PERO’. “Siamo le pecore, siamo le capre, non rischia e non crepa chi resta carponi, l’ovile ci piace, e guai a chi lo apre! Evviva noi capre e noi pecoroni!”
Saluti