Ieri ho visto il film The Butler (*). Come dice il titolo,
racconta di un maggiordomo, e nel farlo rappresenta alcuni aspetti della
segregazione razziale negli Stati Uniti d’America nel ‘900. Il film esprime il
punto di vista del regista e sceneggiatore, Lee Louis Daniels, il quale fa dire
al protagonista una cosa di una certa forza a proposito dei campi di
concentramento: gli americani dovrebbero ricordare quelli che per duecento anni
sono esistiti in casa loro. Poi sono arrivati i diritti civili e l’uomo nero
divenne presidente.
E dunque la segregazione razziale
sarebbe un retaggio del passato. C’è perfino un 10 per cento di studenti
bianchi che frequenta le scuole di neri e ispanici. Saranno senz’altro figli di
genitori molto progressisti. Un 15 per cento dei bianchi intrattiene pure qualche
relazione privata con gente di colore, e i newyorkesi sono abituati a vedere
molta diversità sui marciapiedi e nei parchi, in piscina, nelle giurie dei
tribunali, in televisione (i pubblicitari sono molto attenti alle “quote”
razziali) e in coda allo sportello di una banca.
Tuttavia nei ristoranti, nelle
chiese e nei locali notturni, la fauna è molto più monocromatica. Nei
ristoranti di New York frequentati da bianchi, ci sono anche i neri e gli
asiatici, però ti servono a tavola e lavorano in cucina. E non mi pare che la
composizione dei quartieri e delle zone residenziali sia molto diversa che in
passato, come dimostrano queste immagini:
Insomma, New York è la seconda area
metropolitana degli Usa (superata solo da Milwaukee) per segregazione
neri-bianchi e la terza per bianchi-latinos. Un altro stereotipo che crolla (qui).
Sia chiaro, i meccanismi
d’esclusione, non sono più quelli della segregazione pura e semplice imposta
con divieti espliciti e normati. Prevale la separazione per censo, per fasce di
reddito, come del resto avviene ovunque.
I neri ricchi, con buona istruzione e impieghi adeguati, sono relativamente
pochi. Il divario di reddito tra neri e bianchi non riguarda solo gli stati del
sud ma tutto il paese. Se guardiamo poi i tassi di disoccupazione tra i neri,
essi sono eloquenti.
Se non ci piace chiamarla segregazione
razziale, possiamo definirla separazione etnica, e questa separazione permea la
società americana. Se Martin King diceva che le 11 della domenica sono le ore
dove in America si fa più marcata la segregazione, mezzo secolo dopo le cose
non sono cambiate di molto. Pare che solo il sette per cento delle chiese
americane abbia una frequentazione “eterogenea”.
Se osserviamo la nostra società, e
dunque non solo quella americana, è facile ravvisare come sia la diversa
condizione sociale a produrre separazione, non solo tra neri e bianchi, ma
anche tra bianchi ricchi e quelli poveri. Questa situazione in Usa, così come
in Sudafrica, è aggravata dallo stigma razzista, ma anche in Europa il razzismo
è un fenomeno in forte ascesa.
Il razzismo non ha però solo
motivazioni economiche, altrimenti non si spiegherebbe per esempio perché gli
indiani (dell’India) vivono separatamente dai neri e gli ebrei chassidici non
si mescolano con gli italo-americani. Ma questo è già un altro discorso.
(*) Il termine butler deriva, per corruzione, da bouteillier.
(*) Il termine butler deriva, per corruzione, da bouteillier.
..... indiani (dell’India) vivono separatamente dai neri.
RispondiEliminaIn quale stato ? Andhra Pradesh, Tamil Nadu ? Loro ritengono estranei anche e soprattutto gli occidentali. Mentre i cinesi allargano nelle città i loro rapporti monogamici (?!)
I Lubavitch non si mescolano a nessuno, come i torinesi con i 'napoli' nel '60.
I Palestinesi non li vuole nessuno, e i maghrebini si sopportano tra di loro.
I kazachi pian piano espellono anche i russi autoctoni.
Tutsi e hutu ?
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intesi come comunità indiana, gli usa hanno la terza comunità indiana del mondo
EliminaNon era chiaro il dove, era sufficiente la prima risposta. Comunque grazie.
RispondiEliminaho tolto la seconda, saluti
EliminaOggi le comiche:
RispondiEliminaIl livello del dibattito economico tra gli "scienziati"
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-01-07/da-boston-piketty-chiama-armi-economisti-075511.shtml?uuid=ABcXNrZC
Ciao,gianni.
PS. Di marchionne dopo il truck vedremo il crack.
avevo visto, grazie. ancora non ho avuto il coraggio di leggere, farò domani
EliminaSe il soldo è ereditato, c'è poco da fare. In un sistema dove poi il tuo stipendio finale è proporzionale a quale università hai frequentato (la cui retta è ugualmente proporzionale), è ancora più evidente.
RispondiEliminaAmerican dream stocazzo, insomma.