Con il mio cellulare, fabbricato
in Cina da schiavi moderni, ordino al minimarket sottocasa prosciutto e melone
nella quantità desiderata. Al recapito ci pensa un ragazzo pakistano, la cui religione con il
prosciutto, come si sa, fa pendant. Il melone è stato raccolto da lavoratori di
nazionalità senegalese, mentre i maiali da cui trarre le cosce per il
prosciutto sono stati macellati in Germania da lavoratori polacchi trattati
come schiavi, ricattati e sottopagati. Le cosce suine hanno viaggiato fino in
Italia in un camion guidato da un autista ungherese, lo stoccaggio del prodotto
è rumeno. La globalizzazione è anzitutto questo, lo sfruttamento di quello
straordinario emporio di "opportunità" chiamato mercato.
La globalizzazione, ossia la fase
di massima espansione del capitalismo, non è solo questo, ovviamente. Essa
prosegue a ritmi accelerati, rispetto a quanto avveniva già da secoli, allo
sfruttamento della manodopera e dei territori sottoposti al suo controllo, alla
distruzione delle economie agroalimentari dei paesi del Sud del mondo, laddove oggi
le nostre agricolture, sussidiate e dunque garantite in termini di profitti,
possono dettare legge in tema di prezzi. E perciò l’agricoltore, il coltivatore
di pomodoro nigeriano, è costretto a lasciare i campi e, per non morire di fame
e sottosviluppo, venire a raccogliere il pomodoro in Italia. Non vi giunge con
i voli di linea, come è noto, e se la sua traversata in barca non avrà
successo, tranquillizziamoci poiché servirà al ripopolamento ittico del
Mediterraneo occidentale.
Con il mio portatile sulle
ginocchia, i cui componenti sono stati fabbricati e assemblati dagli schiavi di
cui sopra, sto ora scrivendo questo post, ma subito dopo parteciperò, senza
sforzo né incomodo, con poche operazioni di tastiera, alla lucrativa
speculazione sulle risorse di quella parte di mondo da cui provengono molti
degli schiavi già menzionati. Domani, poi, partirò per una località esotica
dove trascorrerò un periodo di relax e contemplazione delle bellezze naturali
del posto, e poco m’importa se non conosco lingua e costumi di quelle
popolazioni, ciò che conta è che i loro servizi rendano confortevole e soprattutto
economica la mia vacanza, considerando il minimo disservizio come una grave
lesione dei miei diritti.
E tutto questo noi lo riteniamo
normale, anzi, auspichiamo un miglioramento in termini di economicità ed
efficienza di questo sistema, ritenendo viepiù inconcepibile qualunque ostacolo
a tale progresso della vita sociale ed economica. Perciò abbiamo eletto i nuovi
rappresentanti al parlamento europeo che s’insediano oggi, perché il nostro
paradiso economico continui come prima e anzi su una scala maggiore. È la forza
delle nostre “idee” che ci rende migliori, è la volontà di mettere a posto le
cose di Barbara Spinelli che ci dà fiducia.
Complimenti, hai una agenda estiva bella piena. Comunque, riguardo al prosciutto, ci sono anche quelli DOP, gestiti da DOP. Per tutto il resto ci pensa Barbara Spinelli.
RispondiEliminaL'ultimo capoverso dipinge così vividamente la realtà in cui viviamo.... Chiusi in una bolla, viviamo un'esistenza ovattata dal benessere (per chi ancora cel'ha, beninsteso), in balia di un mercato che ormai risulta surreale (può un volo low cost costare molto meno di un viaggetto fuori porta in treno? Possibile che non stoni questo, che non ci "dica" qualcosa?). Siamo tutti colpevoli, tutti complici, chi più e chi meno.. ma come dicevi nel post precedente, finiremo tutti marxisti (o giù di lì) ... volenti o nolenti
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