Quando sul finire del 1918 il
presidente Thomas Woodrow Wilson, bianco e capriccioso, sbarcò in Europa con il
suo consigliere più fidato e potente, il colonnello Edward Mandell House (*),
fu accolto dal delirio delle folle come un profeta, nonostante gli alleati
europei si mostrassero alquanto riluttanti verso i suoi famosi Quattordici
punti, in base ai quali i tedeschi avevano chiesto l’armistizio.
Com’è noto, i francesi volevano
essere risarciti per i danni di guerra e i britannici non volevano accettare il
punto relativo alla libertà dei mari, dal momento che avrebbe loro impedito di
usare il blocco navale come arma di ricatto, e questo bastò perché i
Quattordici punti fossero modificati, per permettere quelle che si sarebbero
chiamate “riparazioni” con la confisca tra l’altro della flotta mercantile
tedesca, e di ridiscutere la faccenda della libertà sui mari.
I tedeschi poterono così dolersi
di aver accettato l’armistizio solo sulla base dei Quattordici punti originali,
e che invece i successivi accordi di pace erano stati imposti in gran parte
illegittimamente, e pure Wilson e i suoi sostenitori poterono accusare gli
astuti e cinici europei di aver annacquato la purezza d’intenti della nuova
diplomazia.
L’atteggiamento di Wilson disorientava
Clemenceau, tanto che questi poteva dire: “Non penso che sia un uomo cattivo, ma
non ho ancora deciso quanto ci sia di buono in lui”. Lo trovava arrogante e
vanitoso, e del resto se Dio s’era accontentato di Dieci comandamenti, Wilson
più modestamente ne aveva inflitti Quattordici all’Europa, della più vuota
ideologia osservò non senza ragione il vecchio statista francese.
In questo post recente ho fornito
un esempio di come gli americani predicassero bene e razzolassero per i casi
propri alla Conferenza di Versailles. E tutto ciò accadeva mentre la popolazione
tedesca contraeva il “morbo della barbabietola” e a Vienna erano più numerosi i
neonati che morivano che quelli che sopravvivevano, per non dire degli adulti che
si cibavano di trucioli di legno e sabbia. Poteva Keynes scrivere che il
Presidente non era capace di venire chiaramente a patti con se stesso “poiché
era troppo coscienzioso” e i Quattordici punti erano “un contratto per lui
assolutamente vincolante” (**).
Tuttavia tra altre cose Keynes
dimentica di dirci, nel suo resoconto contabile delle venalità, che la profetica
coscienza presidenziale poteva trovare ristoro nel fatto, per esempio, che pur
avendo rinunciato nobilmente alle “riparazioni” (del resto danni materiali in
patria non ne avevano subiti), i mercantili tedeschi sequestrati negli Stati
Uniti erano il doppio dei mercantili americani affondati dai sottomarini, e che
425mln di dollari di proprietà tedesche, pari a 1,8mld di marchi, erano state
sequestrate durante il conflitto.
*
È invece molto istruttivo leggere
cosa dice Keynes a proposito dell’Europa e come tali parole s’attaglino, con
piccole varianti, ottimamente anche per il presente:
«Nelle ultime fasi della guerra tutti i governi belligeranti, per
necessità o per incompetenza, si diedero a fare ciò che bolscevico avrebbe
fatto per calcolo. Anche adesso, a guerra finita, i più di loro continuano per
debolezza nello stesso malcostume».
Nella stessa pagina: «Lenin aveva certamente ragione. Non c’è
mezzo più sottile, più sicuro, dello svilimento della moneta per abbattere le
basi esistenti della società. Il processo arruola a favore della distruzione
tutte le forze nascoste della legge economica, e lo fa in maniera che neanche
un uomo su un milione è in grado di diagnosticare».
E nella pagina seguente: «Ci troviamo dunque di fronte in Europa allo
spettacolo di una straordinaria debolezza della grande classe capitalistica
emersa dai trionfi industriali dell’Ottocento, che pochissimi anni fa sembrava
la nostra onnipotente padrona» (***).
*
Le innumerevoli evidenze
statistiche ci dicono che i movimenti finanziari speculativi superano di gran
lunga gli investimenti produttivi. Tali movimenti non hanno prevalentemente
nessuna reale copertura che non sia quella fiduciaria, ossia la cieca fiducia
di ogni speculatore che la catena di sant’Antonio non s’interrompa prima che
egli riesca a vendere con profitto i propri bulbi di tulipano. Essi non
comprendono che il valore sproporzionato di quei titoli è assolutamente
aleatorio, e che la ricchezza che essi rappresentano o è immaginaria o è stata
già dissipata, come nel caso dei titoli di Stato. Ed infatti le nazioni stesse,
ebbre di assurde contabilità, regolano scambi e saldi sulla base di una
montagna di carta che rappresenta essenzialmente o debito a carico nostro e delle
future generazioni, oppure credito inesigibile quantomeno nel breve-medio
periodo.
La prossima crisi finanziaria –
che molti vedono all’orizzonte peraltro illudendosi di sapere bene perché – potrebbe
comportare il non improbabile crollo
(evitato in occasione della precedente crisi per l’intervento massiccio degli
Stati facendone carico al debito pubblico) dell’economia monetaria e dunque
dell’intero sistema di rapporti economici globali. E ciò dimostrerebbe, da un
lato la forza delle contraddizioni immanenti al sistema, e dell’altro quanto
sia in realtà arretrata l’organizzazione economica nella nostra epoca.
(*) Quello di “colonnello” era un
titolo di cortesia, non avendo House ricoperto alcuna carica militare. Texano,
vendette le piantagioni di cotone paterne e investì in speculazioni e ferrovie,
fino a quando nel 1911 non aiutò Wilson a diventare governatore del New Jersey,
aiutandolo poi per la nomination democratica alla presidenza, e nelle
presidenziali del 1916. Non ricoprì cariche ufficiali in seno
all’amministrazione.
(**) Le conseguenze economiche della pace, Adelphi, 2007, p. 53.
(***) Ibidem, pp. 188-89.
"morbo della barbabietola" mi sfugge. Potrebbe spiegare?
RispondiEliminameno male che qualcuno è curioso.
Eliminanulla di particolare, una specie di pellagra della barbabietola anziché del mais. una specie di beriberi insomma. non c'era altro da mangiare.
Grazie della spiegazione.
EliminaUn caro saluto. Purtroppo non mi fa commentare, di solito. Questa volta...?
RispondiEliminaFranz
Solo un saluto, per farti sapere che ti seguo comunque (una faccenda di cookies avvelenati).
RispondiEliminaFranz
eh già, bisogna stare attenti con i funghi ... grazie, ciao
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