Secondo il Rapporto 2014 sulloSviluppo umano, pubblicato il 24 scorso dalle Nazioni Unite, 2,2 miliardi di
persone vivono in miseria, di queste 1,2 miliardi vivono con meno di un euro al
giorno. Il dodici per cento della popolazione mondiale, vale a dire 842 milioni
di persone (molte di più dell’intera popolazione europea), soffrono la fame in
modo cronico.
Questa situazione di povertà e di
cronica denutrizione (senza dire poi della situazione igienico-sanitaria) non è
dovuta a carenza di risorse, laddove si tenga conto dell’enorme dispendio e
dissipazione di esse nei paesi a più alto tasso di sviluppo, e che le 85 persone più ricche del pianeta possiedono quanto 3.500.000.000
persone più povere.
Mi pare un dato assai
significativo quello che colloca gli Stati Uniti al 43° posto nella classifica
tra i primi 50 paesi dove sono migliori le speranza di vita. Vediamo il resto.
La relazione presta particolare
attenzione alle condizioni dei bambini nei paesi in via di sviluppo (quello che
una volta si chiamava Terzo Mondo). Di questi bambini, 7 su 100 non sopravvive
oltre il quinto anno, 50 non hanno la loro nascita registrata, 68 non ricevono
un’educazione della prima infanzia, 17 di loro non sarà mai iscritto alla
scuola primaria, 30 da adulti condurranno una vita stentata e altri 25 vivranno
in miseria assoluta.
Il rapporto descrive le condizioni
prodotte dal capitalismo, e non c’è da farsi illusioni se si considera che dal
1990 al 2010 la disuguaglianza di reddito nei cosiddetti paesi in via di
sviluppo è aumentata dell’11 per cento. La relazione auspica “l'accesso
universale ai servizi sociali di base, in particolare sanità e dell'istruzione;
una protezione sociale più forte, compreso il sostegno alla disoccupazione e le
pensioni per gli anziani”; ma deve riconoscere che quasi l’80 per cento della
popolazione mondiale soffre la mancanza di tale protezione sociale e ciò la
rende estremamente vulnerabile.
Nelle 239 pagine del rapporto, cui
hanno dato il proprio contributo personaggi come Bill Gates, l’economista James
Heckman e l'ex capo economista della Banca Mondiale Joseph Stiglitz, sotto la
supervisione dell’ex premier della Nuova Zelanda, Helen Clark, ex destra
socialdemocratica, non sono mai citate parole come capitalismo e imperialismo.
Tutta gente che sostiene che sia
questa la strada maestra per lo sviluppo, che questo sia tra tutti i modelli
economici (quali?) il migliore. Individui alto borghesi che sanno bene come
funzionano le dinamiche economiche e politiche del capitalismo, e soprattutto si
tratta di persone molto ricche che hanno tutto l’interesse di difendere il
sistema economico attuale.
''Paesi in via di sviluppo".
RispondiEliminaSi potrebbe solo osservare che lo Sviluppo è duro a morire come mito occidentale, posta la costruzione e diffusione della nozione del suo pseudo contrario 'sottosviluppo'. Lo sviluppo soffre di una costante elisione e sussiste solo allo stato di residuo per giustificare il processo di mondializzazione.
Il modello altoborghese è chiaro e lineare, ed è quello che ci ha portato fin qui nel descritto, dove oltre alla povertà diffusa la Natura è vista come fornitrice illimitata di risorse e non come ambiente di vita.
I modelli alternativi possibili li stanno portando avanti i cinesi.
Un mondo paradossale diviso tra poveri che cercano disperatamente di mangiare e ricchi che cercano disperatamente di non mangiare.
RispondiEliminaSaluti Olympe