giovedì 15 maggio 2014

Il primo passo


Chi vincerà le prossime elezioni europee, qui in Italia e nel resto d’Europa? Tutti noi sappiamo rispondere con certezza a questa domanda, e sappiamo poi anche chi vincerà tutte le altre elezioni che verranno. Se neghiamo di saperlo, se ci avventuriamo in audaci pronostici sui risultati elettorali che potrà raggiungere questo o quel partito o movimento politico è perché si vuole tacere ed eludere ciò che è evidente e risaputo.



È come per il post mortem, ognuno coltiva la speranzuola che poi qualcosa continui, accada il miracolo. Molti di noi sanno bene che si tratta di una fiammella illusoria, ma intanto con quella luce tiriamo innanzi. Che si tratti di una bugia colossale lo sappiamo bene, e intanto perfino certi atei, puri in gioventù, nella vecchiezza si fanno più miti e scrivono al papa che loro non credono in Dio e però, come direbbe Cacciari, la ricerca continua.

Ci fu un tempo perfino chi voleva conciliare il marxismo con il cristianesimo, i cristiani per il socialismo!! Ah, possiamo dire che d’idiozie ne abbiamo viste (e combattute) tante.

Lo stesso avviene con le elezioni. Nessuno in cuor suo ha fiducia davvero e crede che le cose possano cambiare, però coltiva la speranzuola che qualcosa poi possa accadere, se non altro si rompano certi equilibri tra le vecchie consorterie, si produca qualche riforma, qualche migliorìa che ci avvicini ai paesi più virtuosi d’Europa (quella stessa che vituperiamo), che sono governati meglio e dove, si dice, la corruzione è al minimo fisiologico.


Convinti o solo speranzosi, andate alle urne, vidimate conferma democratica a questo sistema. Per quanto mi riguarda, pratico l’ateismo ad oltranza, sempre meno in solitudine visto che le chiese sono sempre più vuote e le vocazioni latitano. Non collaborare, mi ripeteva il vecchio comandante “Poldo”, è il primo passo.  

1 commento:

  1. Nemmeno io collaborerò... Vedo buona fede in qualcuno che spera ancora che le elezioni spostino qualcosa, semplice coazione a ripetere in molti altri per cui votare è un gesto meccanico, una pratica indiscutibile, fatta poi per lamentarsi ma per dire "almeno ci ho provato, tu no"

    Tutti quelli che hanno deciso di votare -almeno nelle mie cerchie di amicizie- lo faranno come se votassero per le elezioni italiane. Nessuno, o pochi, vedono quanta presa in giro c'è nel mettere sulla scheda sotto il simbolo della lista il nome del possibile presidente della commissione europea come se lo eleggessero i cittadini quando invece sarà scelto dai capi dei governo dei paesi aderenti al'unione. Troppi pensano che il parlamento europeo conti e il voto lo può condizionare. Salvo poi capire e lamentarsene...

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