Un sondaggio condotto dalla Commissione europea ha
rilevato che l'88 per cento degli elettori francesi non ha fiducia nei partiti,
e che l'80 per cento diffida del governo. Come già in passato, a sbarazzarsi
delle forme borghesi della rappresentanza ci sta pensando la grande borghesia con
le sue politiche suicide (qualche sciocco sostiene che non esiste più la
borghesia, siccome il capitale tende a diventare impersonale anche le classi tendono
ad estinguersi. Bravi!).
In Francia si prevede un’astensione dal voto di almeno
il 60 per cento, cosa che denota la generale sfiducia in questo sistema
truccato e la volontà di non collaborare. Vinceranno dunque i fascisti, Le Pen
padre (quello del virus Ebola) e la figlia, che raccoglieranno soprattutto
nelle disastrate zone industriali del nord e nel sud del paese. I socialisti
non arriveranno al 20 per cento e alle prossime senatoriali, regionali e poi
alle legislative così come alle presidenziali saranno abbandonati in massa
dalla gente che ne ha piene le scatole di questa élite di carrieristi spudorati
che mentono anche quando tacciono, che hanno tradito le promesse della campagna
elettorale presidenziale (ripristino a 60anni della pensione per i lavori
usuranti, assunzione di 60mila insegnanti, ecc.).
La ragione non è una svolta a destra di ampi strati
della popolazione, come i media spesso sostengono; i voti per il FN diventano
insignificanti rispetto al 60 per cento degli elettori che si prevede si
asterranno alle europee. I suoi successi elettorali sono una conseguenza dello
spostamento verso destra dell'intero establishment politico, e in particolare di
quella che un tempo fu la "sinistra", tanto che il governo di Manuel
Valls vuole ridurre drasticamente i salari e tagliare la spesa pubblica di 50
miliardi di euro, insomma vogliono marciare con il passo tedesco (*).
Il FN ha potuto estendere la propria influenza grazie
soprattutto alla politica reazionaria delle pseudo-sinistre e dei gruppi
piccolo-borghesi che svolgono un ruolo particolarmente importante nella vita
politica francese. Tenuto poi conto che parte dell’UMP è a favore di una
collaborazione diretta con il FN, il quadro è abbastanza chiaro. Infatti, secondo
le Nouvel Observateur "in vista
delle elezioni parlamentari del 2017, molti membri del parlamento, soprattutto
nel Sud, si sentono minacciati da un candidato del Fronte, e stanno spingendo i
loro leader a raggiungere un accordo con i sostenitori di Marine Le Pen".
Il rafforzamento dei fascisti fa gioco alla borghesia,
la classe dirigente francese ha bisogno dell’estrema destra per intimidire la
classe operaia e reprimere sul nascere l'opposizione alle sue misure di
austerità. Del resto s’è visto in Ucraina come i democratici europei appoggino i
fascisti di Svoboda. Aveva ragione Lenin, la democrazia è solo l’involucro di
questo sistema.
Dal canto loro, il Front
de Gauche di Jean-Luc Mélenchon, Lutte
Ouvrière e il Nouveau Parti
Anticapitaliste stanno partecipando alle elezioni europee ognuno con
proprie liste di candidati. Si prevede possano raccogliere circa il 10 per
cento dei voti. Nel loro manifesto elettorale c'è molta critica alle politiche
di austerità del governo Valls e all'Unione europea. Si tratta però di una
critica laterale, di fatto queste formazioni riconoscono la riformabilità del
sistema, ossia sono formazioni politiche non si pongono realmente sul terreno del
superamento di questo sistema, della socializzazione della grande proprietà,
della rivoluzione sociale, culturale e antropologica.
Basti dire, a titolo d’esempio, che dodici anni fa
Mélenchon era ancora un ministro in un governo del Partito socialista. Il
pilastro più importante del suo Front de
Gauche, il partito comunista, fa patti con il partito socialista in realtà
locali e a livello internazionale lavora a stretto contatto con Syriza di
Alexis Tsipras, un bel tomo che difende esplicitamente l'UE (del resto anche in
Italia la lista Tsipras è infarcita delle più tipiche personalità borghesi, a
cominciare dalla signora Spinelli).
Che fare allora? Inutile farsi illusioni e forzare le
attese, dobbiamo renderci conto che stiamo subendo una lunga fase
controrivoluzionaria condotta dalla borghesia con grande dispiegamento di mezzi.
La risposta è dunque in quell'alta percentuale che in Europa non voterà; nell’astensione
spontanea si fa strada una presa di coscienza del vero contenuto di questa
pseudo democrazia, del suo verticismo, delle promesse di crescita senza
occupazione, del sostanziale fallimento delle politiche di austerità, di taglio
dei consumi e dell’investimento pubblico. È pur vero che l’astensionismo
spontaneo si presta a essere recuperato e diventare un’arma in mano alla
reazione, ma è appunto su questo fronte che si apre la lotta, laddove nessun
rattoppo e cialtronesco rimedio-miracolo, nessun lavoretto o reddito minimo,
nessuna agitazione qualunquistica e demagogica, nessuna uscita dall’euro da un
lato e nessun mito dell’europeismo imperialista dall’altro potrà evitare
l’inasprirsi della crisi. Nulla è gratis.
(*) Valls vuole il blocco del "punto indice" nella pubblica amministrazione fino al 2017 (per intanto), ossia dell'indicizzazione dei salari che è già ferma al 2010. E tuttavia tutti i tentativi di mobilitare sindacalmente la categoria sono falliti.
(*) Valls vuole il blocco del "punto indice" nella pubblica amministrazione fino al 2017 (per intanto), ossia dell'indicizzazione dei salari che è già ferma al 2010. E tuttavia tutti i tentativi di mobilitare sindacalmente la categoria sono falliti.
Condivido l'analisi sulla resistibile ascesa del fronte nazionale, come ovviamente il giudizio sul ruolo della borghesia. Sulla percentuale di astenuti in Francia, non so il 60 % sarebbe un grande risultato ma pare un po' troppo ottimista. O forse sono io che sono pessimista perché non vedo in Francia quella mobilitazione sociale che c'è stata in Spagna o in Portogallo, per stare a 2 paesi vicini.
RispondiEliminaCerto, partecipare alle elezioni oggi vuol dire- anche se non lo si vuole- legittimare il sistema. Un sistema in crisi lunga ma irreversibile. Proprio la crisi e le ricette servite dalle oligarchie europee dovrebbero rendere chiaro il ruolo che le istituzioni e la democrazia rappresentativa hanno oggi.
Un epoca è finita e siamo tra il "non più" e il "non ancora".
Ma a me sembra chiaro che chi si dibatte ancora lì in mezzo non riuscirà a costruire alcunché: nemmeno se si chiama Npa o Lutte Ouvriere , che però non definirei riformisti.
la previsione di un 60% di astenuti forse è ottimistica, vedremo.
EliminaNpa o Lutte Ouvriere non sono riformisti, ho calcato un po' la mano, e tuttavia riconoscono agibilità al sistema.
La borghesia quella vera -Senior- che ha i quattrini,tanti, e quindi il Potere, fa sempre il suo mestiere con gli innumerevoli mezzi di cui dispone, chiamiamolo pure controrivoluzione se suona meglio, non riesco però a capire dove si rappresenti la rivoluzione. Pura distinzione nominalistica. L'altra borghesia per surrogato è quella che ha parodiato la marcia su Roma, uno dei tanti atti diversivi dei Varietà promossi dalle seniores per il vasto pubblico di tutti i tempi (oggi la tecnologia ne consente di più incisivi e devastanti).
RispondiEliminaIl paradosso politico ,si fa per dire,è che parte della classe operaia non si è fatta per nulla intimidire dal rafforzamento fascista ma è passata invece nel grembo della destra.
Probabilmente le mobilitazioni spagnola e portoghese trovano la causa in un livello di crisi economica che in Francia e in Italia non abbiamo ancora raggiunto (non è una speranza!), soprattutto la bolla edilizia spagnola è stata ed è molto pesante. Per la situazione greca non ci sono definizioni, ma non sembra una didattica ancora sufficiente. Gli eventi vengono rapidamente metabolizzati con il loro veleni. La civiltà dell'immagine trasforma con rapidità i fatti in stereotipi.
Bisognerà (dovrò) capire quali siano le motivazioni per cui le formazioni politiche, nonostante tutto, non si pongano realmente sul terreno del superamento di questo sistema.
Semplifico :o non si crede in un'alternativa sistemica che è un'opzione di valore, o se ne teme il dopo (andranno chiariti i termini della socializzazione della grande proprietà, da noi bisognerà far intendere che non si parla di IRI, anche se su quella ...) La globalizzazione (americanizzazione) è diventata una categoria storica.
Rivoluzione sociale, culturale e antropologica. Ho letto su di un blog la sintesi di una conferenza del Presidente Josè Alberto Mujica avvenuta negli States: ci si augura che gli aspiranti comprendano dal testo cosa significhi essere comunisti per scelta profonda e non per necessità o per trasferimento cellulare economico.
Gli uruguaiani però sono tre milioni e peraltro non sono tutti d'accordo. Nulla è gratis.