mercoledì 28 maggio 2014

Una morale forte ma diversa


Per me, non votare non ha lo stesso significato, le medesime motivazioni, di chi non è comunista e non vota. Per chi si astiene e non è comunista, il non voto ha un significato formale e sostanziale in negativo, vuoi per il non riconoscersi in alcuna lista elettorale o per il generico disconoscimento della democrazia come sistema di rappresentanza e per altre sottili profondità motivazionali. Per me non votare è un atto politico che va ben oltre il rifiuto e la disillusione, è un atto programmatico, una premessa necessaria del mio essere e agire quale soggetto politico antagonista nel conflitto di classe. Tale premessa non può anzitutto che fondarsi su un obiettivo: la lotta ideologica, la critica e il rifiuto di ogni influenza borghese (*).

Se non partiamo dalle infatuazioni di tipo elettorale, le più tipiche della poetica democratica e dei relativi pruriti morali, si resta sul terreno della dissimulazione borghese che tende a mascherare i reali rapporti di dominio. Al sistema preme molto che il gregge entri nello stazzo elettorale, si faccia apporre il timbro sul certificato elettorale, perché ciò significa che lo schiavo, qualunque sia la sua “scelta” politica e qualunque idea si sia fatta circa se stesso, ha interiorizzato e assimilato i rapporti sociali dominanti, i comandi e le ingiunzioni del dominio (agibili nel famoso gioco democratico truccato). Ecco perché i media non parlano volentieri di chi non vota e anzi tendono a imbrogliare le carte.


(*) Uno dei motivi fondamentali di sconfitta della sinistra storica risiedeva proprio nella rinuncia a tale lotta e nell’accettare il punto di vista democratico borghese.

5 commenti:

  1. https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-xap1/t1.0-9/p600x600/10367748_802195133126153_9134877132759565266_n.jpg

    Ottimismo estero.


    XXX

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  2. L'astensionismo è una decisione politica programmatica che si traduce in un'atto pubblico ; il 'rifiuto di OGNI influenza borghese' vivendo una quotidianità ,diciamo europea, reputo sia un'affermazione altrettanto impegnativa che eccede l'astensione, certamente per le condizioni di coerenza che ne viene richiesta. Almeno nel suo impianto formale.
    'Caminante, no hay camino,
    se hace camino el andar' A.Machado
    (Viandante,non c'è cammino,
    il cammino si traccia andando)


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  3. In realtà l'astensione non è altro che l'eccedenza del meccanismo democratico. Così come il sistema capitalista crea un surplus di disoccupazione, così fa il sistema elettorale. Così come i disoccupati sono non persone, i non votanti, chiunque siano, non esistono. Sono solo percentuali. E nemmeno fa la benché minima differenza la motivazione del non voto. Chi non vota, semplicemente, non esiste. Non danno alcun fastidio nemmeno se superano il 50%. Almeno fino a quando la massa dei non votanti si coalizzerà ... per fare cosa?
    Questo non è dato saperlo. Poi certo uno può leggittimamente non votare per disinteresse alla politica.

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    1. non sono d'accordo sul fatto che non succederebbe nulla, in italia, se l'astensione alle politiche fosse sul 50%.
      come dice l'amico qui sopra:
      Caminante, no hay camino,
      se hace camino el andar

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  4. Trovo giusto il paragone fatto nel terzo commento tra astenuti e disoccupati. Del resto la democrazia rappresentativa altro non è che la forma politica del sistema capitalistico. Questa connessione però sfugge ai più e nel contesto in cui viviamo diventa rifiuto individuale, fuga, abbandono nel maggior parte dei casi. Invece dovrebbe essere rivendicato come gesto e posto come partenza per un percorso. Una strada- visto che si cita il cammino come metafora- che ci porta da qualche altra parte in un luogo diverso dal capitalismo e dallo sfruttamento.

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