Seguo – un po’ distrattamente
per la verità – le vicende della formazione della lista L’Altra Europa per Tsipras
per le elezioni europee. Seguo le vicende di questa lista e le
baruffe tra i “garanti della lista”, i quali si accusano tra loro di ogni
nefandezza, perfino di “occultamento” di una lettera scritta da una candidata per
scomunicare altri candidati accusati nientemeno di disconoscere le proprie
gravi responsabilità nello scandalo dell’Ilva di Taranto. Ciò dimostra ancora
una volta – di là della veridicità probabile delle accuse – la vocazione alla litigiosità e ai personalismi di quella che un
tempo si chiamò sinistra.
A parte tutto ‘sto rinfacciarsi,
chiedo: in Europa a fare che? Con quali numeri e con quali prospettive se non
riescono nemmeno a stare insieme per fare una lista unitaria? C’è polemica per
un nonnulla, dal nome della lista e persino sull’uso della parola “sinistra”! Ognuno
di questi personaggi – miscuglio tra i più eterogenei di cattolici, pacifisti e panciafighisti – ha un’idea propria dell’Europa e dello starci dentro o
fuori. C’è perfino chi (Barbara Spinelli e altri) a proposito del Pd parla di
partito-Stato! E da quando, di grazia? Ma non erano cose che si dicevano e
scrivevano un 35-40anni fa? Dai, forza, ancora un piccolo sforzo di analisi e
arriverete a trarre delle conclusioni conseguenti anche per quanto riguarda il
resto.
La sinistra, quella vera, non
esiste più da decenni, e quando c’era non stava sugli scranni parlamentari, bensì
dall’altra parte e aveva ben chiare certe cose, pur con tutti gli errori del
senno di poi. Nel frattempo la società è cambiata, profondamente, corrotta dall’illusione
del benessere stabile per tutti. Se c’è un’immagine, una sintesi, del film di
Sorrentino nella quale la classe dirigente di questo paese si può ben
riconoscere, è quella d’apertura. In un modo o nell’altro in quel ballo ci sono
tutti. Come dice il fotografo Umberto Pizzi che di quel mondo se ne intende
come pochi: è più facile essere cafoni che persone per bene.
Non mancano le persone per bene (sia
consentito chiamarle così), e sono pure molte, quelle che non hanno nulla da chiedere per sé, che
non devono far carriera, promuovere qualcuno o qualche cosa, difendere
posizioni conquistate, sgomitare per un posto in lista, mettersi in primo
piano. Se ne stanno in disparte non perché vogliono evitare di “sporcarsi le
mani”, ma perché c’è solo da
sporcarsele. Un tempo altre persone per bene non accettarono di vestire l’orbace
e i pantaloni a sbuffo alto per cambiare le cose “da dentro”. Oggi come allora il
sistema non si fa cambiare, e del
resto non bastano i rattoppi. Di questo mi pare si stia facendo, nonostante tutto, più chiara e diffusa la consapevolezza.
E dunque, sconsolatamente, si fa sempre più chiara la necessità di astenersi, ovvero non avvalersi più del potere-farsa concesso alla nostra presunta sovranità.
RispondiEliminaLa vicenda della lista Tsipras segue il solito percorso degli ultimi anni: appello di intellettuali, creazione di comitati, qualche faccia nuova.
RispondiEliminaPoi la torta comincia a lievitare: e allora si siedono a tavola più o meno tutti i cespugli a sinistra del Pd e quella parte di ceto politico in crisi di sopravvivenza. Nessuno può imporre la propria sigla e allora si cerca il "papa straniero" e si stempera qualsiasi divisione fino a non parlare sostanzialmente di nulla.
Finora la lista è accreditata del 6% circa nei sondaggi con uno sbarramento al 4%. Vedremo quanto ci metterà a dilapidare questo insperato patrimonio: la partenza promette bene.
Il punto è che nessuno dei protagonisti di questa avventura si fa la domanda fatta del post: "In Europa a fare che?"
Magari rispondendo si parlerebbe anche con un astensionista non trinariciuto come il sottoscritto e immagino altri lettori di questo blog.....
il tuo commento l'ho evidenziato nel post
EliminaGrazie Olympe...a quando il promesso post sullo spopolamento di Detroit? Intanto ciao e grazie ancora...
RispondiElimina"Scomparsa da decenni..." forse è troppo. Per me la sinistra, la MIA sinistra, è scomparsa con Luigi Pintor. E sono undici anni.
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