Quelli che per rilanciare i
consumi e salvare la miserabile bottega fanno appello al keynesismo, mi fanno
pena per quanto sono fuori tempo massimo. È successo anche a me qualche volta,
incidentalmente, per pentirmene subito dopo. Quanta paccottiglia del piacere
consumabile sarà necessario acquistare per mantenerci a galla su questa
colossale bugia?
E altrimenti a chi dovremmo
venderle le asciuga panni della Elettrolux, in Tunisia o nel Bangladesh? Non è
la filantropia di Renzi a darci il pane, è il capitale monopolistico
internazionale a controllare e modulare le ragioni di scambio, così com’è l’internazionalizzazione
del mercato dello sfruttamento che ci toglie il lavoro e ci getta nella
disperazione.
A prendere il posto delle
ideologie corrose dal discredito è stata paradossalmente la più potente delle
ideologie, un potere di seduzione totalitario che fa passare la presunta
oggettività del mercato come la verità assoluta di un’epoca. E non riusciamo a
liberarcene, non vogliamo affrancarci da un mondo che si distrugge da sé, che
ci vende cianfrusaglie e ci promette balle verso le quali ci dimostriamo sempre
ben disposti.
Renzi è solo l’ultimo prodotto di
questa réclame, un pupazzetto che gioca a spostare miliardi finti di qua e di là,
che gioca nell’arena dei luoghi comuni a gonfiare e sgonfiare il pallone. Va
nelle scuole e dice che vuole rattoppare quelle cadenti, ma delle pubbliche non
gli frega niente, vuole solo creare occasioni di rilancio dell’edilizia,
settore trainante della produzione e della domanda interna.
Non sarà con i rattoppi alle
scuole che si risolleverà l’edilizia e l’economia. Nel dopoguerra molta gente
non aveva un tetto perché l’aveva perduto, e poi negli anni Sessanta si
costruivano nelle periferie delle città industriali gli alloggi per gli “immigrati”.
L’intervento dello Stato nell’edilizia pubblica aveva un senso, anzi un’urgenza
sociale oggettiva. Oggi non c’è borgo per quanto piccolo che non conti almeno
qualche decina di alloggi chiusi e invenduti.
Così come per gli elettrodomestici
anche per gli immobili il nostro mercato è saturo, c’è gente che ha due o tre
case e chi invece elemosina un pasto alla carità. Giusto il settore della moda
di lusso e dell’agroalimentare ci tiene a galla, e poi alcuni settori
industriali in cui si sono fatti davvero degli investimenti, e tuttavia la
nostra struttura economica è sempre più precaria, prateria per la caccia agli
ultimi bisonti da parte di predatori alieni.
Su questo fronte né Renzi e
nemmeno i suoi predecessori hanno buttato lì un’idea, se non quella della
competitività, ossia di un maggior sfruttamento della manodopera. La crisi
attuale è la più classica crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale e
coinvolge l’intero pianeta. La corruzione che è dappertutto sta anche nel negare
questa realtà. Loro sono lì per venderci un’altra quota d’incantesimo fino alle
elezioni, e male che vada il bischero s’è prenotato già due pensioni per sé.
Combattere, come dicono, la
disoccupazione e la deindustrializzazione senza poterne combatterne le cause, è
come voler far bollire una pentola d’acqua con la fiamma dell’accendino. E del
resto il superamento delle contraddizioni è impossibile sulle basi del sistema
stesso che le genera.
Perciò smettiamola di dar retta a
simile gentaglia, disertiamo in massa le urne che è il primo modo di negare
fiducia a questo sistema falso e corrotto. Dopo di che nel giorno delle
elezioni raduniamoci nelle piazze, non c’è bisogno di autorizzazione,
altrimenti che strano popolo siamo se non possiamo nemmeno decidere d’incontrarci?
Impariamo a diventare davvero sovrani, è la sola radicalità sancita in
costituzione!
A monte degli imbonitori da mercato ci sono sempre, a valle, facili clienti che acquistano tutto quello che si propone loro salvo accorgersi poi a casa del "pacco" ricevuto. E c'è sempre un altro mercato in qualche altro paesino pronto ad accogliere nuovo imbonitori o nuove promesse e nuovi o vecchi clienti. La creduloneria è legata all'incapacità di gestire sia pur semplici ragionamenti ovvero di fidarsi di un Dio che ti promette il paradiso. A Napoli c'è ancora il "bancariello" dove si fa il gioco delle tre carte e, nonostante facebook, whatsapp, Google, unomattina, la rassegna stampa su Radiotre, Ballarò, a come a agricoltura, report, striscia la notizia, etc., c'è sempre qualcuno che abbocca e ci rimette 50 e più euro. E c'è sempre chi gira con il Rolex d'oro in attesa che gli taglino il braccio per portarglielo via. Quando poi è il mondo intero a credere nelle mirabilie del capitalismo, capisci che non c'è più niente da fare: siamo pecorelle che seguono il buon pastore che le conduce al mattatoio. Il buon pastore che magari, lungo la strada, si fa passare il prurito scopando con qualche minorenne di tanto in tanto. E, per fare una parafrasi simile alla tua, come svuotare l'oceano con un cucchiaino. I tiranni di turno sembrano Totò e Peppino nella banda del torchio.
RispondiEliminaLe statistiche parlano chiaro: l'astensionismo è ancora intorno al 50%. L'altro 50% è costituito dal popolo degli evasori, liberi professionisti, notai figli di notai, medici figli di medici, etc. che troveranno sempre il Renzi di turno a cui far difendere i loro interessi. La globalizzazione si prefiggeva di liberalizzare il mercato degli schiavi in cerca di padrone. Ed è stato un successo. Comunque io in piazza ci sarò. Anzi ci sono già. Anzi, per dirla tutta, sono proprio in mezzo alla strada. Ciao.
Radunarsi nelle piazze senza la previa autorizzazione delle Autorità autorizzanti è sedizione. In Italia, dove ci viene detto che vi sia la democrazia, uno sciopero non può durare più di una giornata e ne va fatta richiesta alle competenti Autorità con congruo anticipo - mesi. Altrimenti è fuorilegge. La democrazia va Autorizzata, e che diamine.
RispondiEliminaappunto l'ho detto
EliminaL'astensionismo finora- anche dai settori e dagli ambienti più politicizzati e antagonisti- è visto in maniera passiva: a votare non ci vado perché non mi rappresenta nessuno. Qualcuno fa mettere a verbale questo concetto dal presidente di seggio, ma sono pochi e tutto sommato serve solo a far passare un po' di tempo agli scrutatori che avranno qualcosa da raccontare...
RispondiEliminaOccupare le piazze è un gesto che si è visto fuori, molto fuori dai nostri confini: ma - e in questo sono d'accordo con il post- potrebbe/dovrebbe diventare una pratica efficace o immediatamente prima o durante e subito dopo il voto. Contro l'Europa dell'austerità e del fiscal compact credo sia molto più salutare e crei più prospettive una risposta di questo tipo: passare ad un astensionismo attivo, propositivo, militante.....
dicevo appunto proprio per cominciare a far qualcosa, uscire dalla totale passività, e tuttavia come sappiamo è ormai un problema antropologico, basta vederli e sentirli in televisione questi giovani virgulti, roba da non credersi
EliminaQualche considerazione da uomo della strada.
RispondiElimina- le distinzioni manichee sono suggestive, ma sarebbe utile sapere quale percentuale tra il 30% che ha votato per il cavaliere possa far parte degli ideologicamente rieducati aspiranti astenuti (si vedrà poi a cabine smontate) e quanti ai figli di professionisti vari.
- suppongo che la sbornia borsistica degli anni '80 non abbia contagiato unicamente gli industrialotti. Ho sempre ritenuto indecente e offensivo a dir poco l'investimento mobiliare che superasse 'onesti' rendimenti. E' così difficile intuire che investendo in titoli pubblici si contribuisca così a mantenere parte del debito in ambiti nazionali, anche rimanendo nelle 'deludenti' soglie del 2/2,5 % di rendimento ? Davanti alla scatola di cioccolatini non c'è orgoglio nazionale e visione metafisica e/o politica che tenga.
- dopo la legittima e auspicata invasione di piazza cosa succede ? Nel più totale ambito teorico a qualcuno il tema potrebbe interessare, anche a grandi linee. Cosa fare, chi deve comandare, e quanto su come controllare chi comanda. Pars destruens ampiamente analizzata e condivisa, l'incazzatura generale è a livello : pars costruens ?
Ho il forte sospetto che tutt'ora serpeggi trasversalmente il timore sull'esito di possibili sovvertimenti di sistema. La proteina circolante è ancora democristiana.
- E' verosimile che qualcuno qui possa condividere un passato di estenuanti bivacchi universitari e interminabili assemblee sindacali. Non essendo un giovane virgulto, complice la nostalgia sarei disposto a seguire un dott. Ernesto Guevara de la Serna e un dottor Salvador Allende (ci hanno lasciato la pelle, loro), ma non a pompare l’ego di qualche coglione di 'Organizzatore militante' in odore di dogma.
"Kautsky, rivolgendosi a Bernstein, spiega che si può tranquillamente lasciare al futuro (un futuro molto lontano) la decisione circa la dittatura del proletariato" (Gyorgy Lukacs – Lenin - 1921 !).
Chi vivrà vedrà. Malheureusement.
lr
e dunque? io non ho nostalgie (hai notato che io non cito mai le icone del marxismo?), ma le cose non possono restare ferme in eterno, e occuparsi ora della piega che potrebbero prendere gli avvenimenti è perfettamente inutile. e poi la chiusa del mio post è provocatoria, non va presa solo alla lettera, allude ad altro
EliminaDunque.... dunque la confusione sotto il sole è grande, e le discussioni nelle varie sedi (tram,bar,accademie dei Lincei ,bocciofile e web) quasi sempre si occupano di entomologia partitica. Appartiene al regno dell'ovvio sostenere che l'astensione potrebbe costituire un 'segnale', ma è un obbiettivo tutt'altro che facile da raggiungere e comunque non significa in modo automatico una crescita di consapevolezza - ottimisticamente anche trasversale. A scuola si dice che è opportuno abbassare la mangiatoia.
RispondiEliminaLa perdita la mattina di considerevoli pacchetti neuronali in forma liquida,
mi porta a pensare che sic rebus stantibus l'economia,in quanto scienza, non abbia alcuna vocazione messianica a trasformare le persone. Per soprammercato posto che il crollo nella versione classica sarebbe dovuto alla caduta dei profitti e in quella ecologista all'esaurimento delle risorse non rinnovabili e al degrado, confesso di propendere più per questi ultimi: delle due cause la seconda è cosa certa e assoluta, ma non è mia intenzione per volontà e incapacità di preparazione innescare alcuna olimpiade di fioretto sul tema.
Peraltro nonostante i miei periodi ciclotimici, non mi sentirei di essere così tranchant verso i miei simili ,giovani virgulti o splendidi rincoglioniti che siano ; anche Josif Vissarionovic Dzugasvili nel discorso del 3 luglio del '41 si rivolge ai tavarisci con un ecumenico 'Fratelli e Sorelle .....'.
Bonne nuit.
lr
PS La mia collezione di icone non è particolarmente vasta, non è ideologicamente selettiva e restrittiva, è in modo particolare riservata a coloro che hanno creduto nell'uguaglianza e nella libertà, soprattutto perdendoci la vita.
Posto che nessuno possiede il "libretto delle istruzioni" per la rivoluzione perfetta da applicare alla lettera per i prossimi 6 mesi credo il post ponga un tema intelligente in forma provocatoria: come passare dalla passività secondo me necessaria dell'astensionismo ad una qualche forma di contropotere. Non è un tema tra tanti ma "il" tema secondo di questo presente fatto di grigiore e di rassegnazione. In Spagna esistono le "maree": gruppi organizzati per categorie- sanità, istruzione, precari...-e contraddistinte ognuna con un colore diverso che si ritrovano periodicamente in piazza o che indicono scioperi scavalcando i sindacati. E' uno spunto su cui in Italia nessuno o quasi ha lavorato: eppure spazio ce ne sarebbe eccome.. Poi, è ovvio, alternative ce ne sono mille altre: basta provarci. Il problema è che ho la sensazione che il tempo non sia infinito. E che comunque chi lotta può perdere chi non lotta ha già perso.
RispondiEliminaIl giorno delle elezioni, quello prima e soprattutto quello dopo....