giovedì 20 marzo 2014

Poniamo


Poniamo, non per gusto di bagatella bensì seriamente, che alle prossime elezioni europee una determinata formazione politica raccolga il voto di tutti gli italiani, ossia che tutti gli elettori votino come un sol uomo (e donna) per quella lista che ha in programma di andare in Europa a battere i pugni sul tavolo. Ebbene, una volta giunti al Parlamento europeo, questi nostri rappresentanti, ben disposti a fare la voce grossa, cosa potrebbero fare in concreto, quale cambio di linea politica potrebbero imporre, posto che essi rappresenterebbero comunque un’infima minoranza?



Immaginiamo ancora che in Europa si riesca a formare una coalizione di forze politiche con un programma di riforme e la effettiva volontà di vararle – e qui però ci avventuriamo nella fantapolitica. Siamo sicuri che l’operaio tedesco percepisca di avere gli stessi interessi fondamentali degli operai della Grecia, dell’Italia, della Spagna o del Portogallo? Che forse il produttore di latte o di carne suina italiano ha gli stessi interessi dei suoi omologhi olandesi, polacchi, tedeschi, danesi e via elencando? E che per giunta l’agricoltore francese nutra benevolenza verso i viticoltori nostrani?

Qual è il presupposto per cui la Fiat produce in Polonia e non in Italia? Bravi, risposta esatta.

Insomma, come si può credere possibile riformare questo sistema stante tali e tante contraddizioni che promanano da interessi economici così diversi e distanti? Suvvia, siamo seri, sono i rapporti di forza a decidere chi comanda. Per quale motivo, altrimenti, Matteo Renzi e i suoi predecessori, per ricevere l’imprimatur si sono recati dalla Merkel e da Hollande, e non hanno fatto visita invece a Samaras o a Passos Coelho?

Ogni paese europeo pensa ai casi suoi, e l’indirizzo di politica economica degli organismi sovrannazionali europei è esatta espressione dei rapporti di forza tra gli Stati e dei relativi interessi. La Germania o la Francia, ma anche la Danimarca, l’Olanda o la Finlandia, non hanno alcun interesse che l’Europa si doti di una struttura economica e produttiva quanto più omogenea possibile, con un bilancio e una fiscalità comuni. La moneta unica, in tale contesto, è solo uno strumento politico-finanziario a vantaggio dei paesi economicamente più forti. Il resto sono chiacchiere.

Pertanto il punto fondamentale della questione della moneta, non è l’euro in sé, ma l’uso politico che ne è fatto in assenza di altri interventi e misure idonee anche in vista delle riforme strutturali interne ai singoli paesi. Per esempio, con una serie di leggi e norme tributarie comuni si andrebbe ad incidere all’interno dei singoli paesi nella distribuzione del reddito, oltre ad uniformare la tassazione per le imprese che invece scelgono l'Austria o altro. Può fregare di meno alla cancelliera tedesca, al presidente francese o al premier inglese se chi evade alla grande il fisco in Italia poi con una parte di quel denaro acquista prodotti di lusso tedeschi e francesi oppure li investe nella City? Non parliamo poi della Svizzera che non fa parte della UE e produce, com'è noto, solo cioccolata.



9 commenti:

  1. Tanto per dire, stasera parto per Monaco di Baviera.. Starkbierfest (festa della birra forte)... ci berrò su......

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  2. E l'incredibile è che, di fronte a queste evidenze, la ggente preferisca le complicazioni e le presunte soluzioni no-euro di Bagnai o le vociferazioni riottose del leghismo o lepenismo.

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  3. - Archiviazione del progetto universalistico storico novecentesco.
    Toni Negri può prendersi una beata pausa di pensiero e scrittura in un
    bel bar di Boulevard Haussmann e godersi la meritata pensione da
    minatore del Sulcis.

    - Renzi prima della Merkel e Holland è passato da Blair e da Washington.

    - La Germania ha ottenuto di mettere direttamente nel Trattato
    l'autorizzazione alla deroga al divieto di aiuti di Stato per la Germania
    est; art.107- par.2 - lett. c) del Trattato. Inoltre rifiuta a se stessa
    l'applicazione di alcune norme (come il fiscal compact) motivando che
    tali previsioni sarebbero in contrasto con il dettato e le finalità della loro
    Carta Fondamentale, considerata fonte primaria non comprimibile, né
    superabile. La Germania non accetta l'OMT richiamando la generale
    dottrina della propria Corte costituzionale per cui qualsiasi
    determinazione UE deve passare per il vaglio del proprio parlamento che
    deve prestare il proprio consenso o può ritenerla contraria all'interesse
    nazionale sancito nella loro Costituzione e rimetterla alla Corte. Si può
    andare a leggere come e perchè si possa e si debba fare il filtro di
    Costituzionalità dei trattati e diritto UE alla luce degli art.li 11 e 139 della
    Costituzione.

    - L'evidenza non è mai troppa.
    Un limite della democrazia è che il voto di certe fasce della popolazione
    è il miglior amico della demagogia; una perpetuazione dell'ignoranza
    che è una delle anime nere del populismo. Necessità alimentari.

    lr

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    1. I tecnicismi giuridici sono molto importanti e non vanno trascurati (vedo che ti abbeveri a http://orizzonte48.blogspot.it/), tuttavia qui tratto degli aspetti politici più immediati, anche perché la trattazione di questioni giuridiche molto complesse quali i trattati della UE, richiedono una preparazione molto specifica che in rete, francamente, nonostante le tante citazioni di articoli e codicilli, non ravviso. Del resto queste problematiche in capo all’agire tedesco le aveva già sollevate, tra gli altri, strauss khan, e bene non gl’incolse come sappiamo.

      Ripeto alla noia: la questione non è tecnico-finanziaria, e di riflesso tecnico-giuridica (i trattati da che mondo è mondo sono fatti per essere violati), ma politica.

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  4. Far galleggiare le questioni che riguardano la vita delle persone negli ambiti tecnico-giuridico è il presupposto per eliminare sul nascere qualsiasi tipo di reazione o di dibattito... Io l'ho visto nel dopo referendum contro la privatizzazione dell'acqua e i risultati si sono visti: guai a parlare di privatizzazioni, parliamo di acqua come diritto umano perché "lo dice anche l'Onu".. Con l'Europa e con il dibattito spesso surreale e molto scivoloso su moneta e sovranità capita la stessa cosa: in tanti guardano il dito e non la luna.
    Nelle quasi imminenti elezioni europee stiamo vedendo e vedremo nelle prossime settimane agitarsi opposte tifoserie al grido di "euro si" e "euro no", "vogliamo più Europa" e "vogliamo un'altra Europa" Peccato che il problema non sia quello: ma sia la crisi di un sistema, il capitalismo a cui il cambio di moneta o il sovranismo non rispondono minimamente...

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  5. Sì, il problema è sempre politico come da tempo i Greci ci hanno insegnato e la citazione, al di fuori della ulteriore complessità tecnica, integra con l'approfondimento consentito dal mezzo una comprensione per i più (me incluso) delle tattiche e strategie a monte della complessiva e complessa geopolitica europea.

    Ho l'impressione che il dito rappresentato dall'idea che la democrazia di per sè non garantisca nulla non sia una metafora molto condivisa, e che non sia solo il grado di maturità politica degli elettori ad escludere la luna.
    Agiografia berlingueriana e revisionismo garibaldino compresi.

    lr

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  6. Siamo sicuri che l’operaio tedesco percepisca di avere gli stessi interessi fondamentali degli operai della Grecia, dell’Italia, della Spagna o del Portogallo?

    si e' gia visto nel 1914 che il " proletarii di tutto il mondo unitevi !" non funziona mai , mentre e' da 1991 che il suo contrario ( capitalisti di tutto...ect) funziona benissimo...

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