Eugenio Scalfari rammenta oggi i famosi
“lacci e lacciuoli” ai quali alludeva il governatore della banca d’Italia Guido
Carli in un’epoca che a noi ormai appare remotissima per molti motivi, non solo
anagrafici e nostalgici. Scrive:
Il sindacato operaio di quell’epoca non rientrava affatto nell’elenco
delle lobby; rappresentava la classe operaia, i suoi interessi e i suoi valori,
ma essi non erano affatto contrari a quelli dello Stato. Luciano Lama nei
momenti di difficoltà economica gestiva una politica di moderazione salariale e
la stessa politica fu anche quella di Berlinguer e di Giorgio Amendola. La
moderazione salariale dei sindacati fu riconosciuta più volte nelle relazioni
dei governatori della Banca d’Italia, a cominciare addirittura da Menichella e
poi da Carli, da Baffi e da Ciampi.
Avevano ragione loro, i Luciano
Lama, i Berlinguer e i Giorgio Amendola? Il quadro internazionale era ciò che
era, e pesava in modo determinante nelle scelte strategiche, ma per quanto
riguarda quelle tattiche? Il tintinnar di sciabole, poi le bombe nelle banche,
sui treni e nelle piazze rammentavano nel sangue non solo la sovranità limitata
ma anche il fatto che se talvolta la classe dominante si dimostra disponibile a
rinunciare a qualcosa è solo per procurarsi l’alleanza delle altre classi, fin quando il gioco gli riesce e poi invece
passa alle maniere forti. È in questo modo che la borghesia intende le
libertà pubbliche, ossia come una transazione continua tra interessi diversi
dove il suo prevale sempre, costi quel
che costi (agli altri).
E allora, ripeto, avevano ragione
loro, i Luciano Lama, i Berlinguer e i Giorgio Amendola? Difendere questa
democrazia per ciò che valeva e per quel che era? Oppure si sarebbe potuto levargli la maschera,
e con quali costi umani e sociali? Oggi è facile rispondere, mentre allora,
posso assicurare i più giovani, lo era molto meno. Anche perché, e questo non a
caso Scalfari non lo ricorda, nulla veniva gratis, e fosse dipeso dalla
moderazione dei suddetti personaggi del sindacato e del partito, saremmo
rimasti ai tempi e nelle condizioni di Valletta e Menichella. La spinta in
avanti, prepotente e inarrestabile, fu studentesca e operaia, il sindacato
seguiva come l’intendenza segue le truppe, e quanto al partito aveva altri
obiettivi.
*
Per quanto riguarda l’oggi,
Scalfari traccia un quadro veritiero e desolante, ma non si chiede perché siamo
arrivati a questo punto, laddove
le imprese di grandi dimensioni sono quasi tutte scomparse, le medie
imprese devono affrontare mercati dove il costo del lavoro è decisamente più
basso che da noi, la delocalizzazione è diventata una prassi, le imprese
piccole soffrono di un credito in continua diminuzione e con elevati tassi di
interesse, gli imprenditori da trent’anni investono sempre di meno impiegando
capitale e dividendi soprattutto nella finanza e sempre meno nell’industria;
per conseguenza la base occupazionale si è ristretta e la produttività è
fortemente diminuita, il sindacato rappresenta soprattutto i pensionati, la
classe operaia come aristocrazia del lavoro non esiste più perché i contratti
sono diventati individuali o di piccole categorie diverse tra loro.
L’unica risposta che sa dare
Scalfari ricalca alcune verità ma senza attribuirne le responsabilità ad un soggetto
politico e sociale specifico:
I lacci e lacciuoli di oggi sono soprattutto la mescolanza tra finanza
privata e politica, la carenza di innovazioni nelle manifatture, la scarsità
del credito, la corruzione e l’evasione e infine, non ultimo, le mafie.
E tutto ciò, fatta la tara alle
condizioni nelle quali ci costringe l’imperialismo delle potenze e delle
multinazionali, non è forse questione di scelte di politica economica e sociale
nazionale e di accordi sottoscritti a livello mondiale ed europeo? Si poteva
gestire la cosa diversamente, noi vaso di coccio tra vasi d’acciaio? Per quanto
riguarda la corruzione, l’evasione e le mafie, sicuramente. Per quanto riguarda
gli indirizzi di politica economica di sostegno diretto e indiretto alle
industrie non si poteva fare come ha fatto la Germania? Per quanto riguarda gli
interessi industriali di rilevanza nazionale non si poteva fare come ha fatto
la Francia? E invece si è agito solo sulla parte contrattualmente e socialmente
più debole, il lavoro e il taglio del welfare, senza peraltro scalfire l’abuso
e il privilegio. Soprattutto si è agito in sudditanza di interessi grandi e in gran parte stranieri, svendendo il patrimonio pubblico o regalandolo a capitalisti con le pezze al culo.
Scalfari non si appassiona a
questi temi, gli basta elencare le ferite e dire che il governo Renzi deve
avere più attenzione per il sindacato, il quale però, come osserva egli stesso,
non esiste più se non come rappresentanza dei pensionati. E dov’era Scalfari
quando picchiavano duro sulla Fiom, da che parte stava, tanto per dire?
La questione, come sempre, è
politica ed economica, problema di classe dirigente e d’interessi corporativi diffusi.
Che cosa è diventata la politica con la complicità e l’interesse esplicito
della borghesia e dei ceti sociali agganciati al suo carro? Una sinecura e
fonte di privilegio. In tal modo la politica è diventata pesante e odiosa senza
essere utile, e quando la politica è pesante e inutile, scade nell’unanime
discredito. Avviene così che il potere legale (e morale) che dovrebbe
rappresentare la nazione, in realtà si isola fino a rappresentare solo se
stesso e il suo egoismo di casta.
E Scalfari e il giornale da lui
fondati hanno nulla da rimproverarsi? Non è stato forse Scalfari, in ogni
occasione, ad esprimere apprezzamenti per Mario Monti e solo alla fine, nel
dicembre del 2012, scoprire che “non è adatto per governare la crescita”? E sul
governo Letta, e su Napolitano, quante ne ha dette in loro favore? Non crede
Scalfari e il suo ex giornale di avere delle responsabilità almeno sotto il
profilo dell’avvallo, dell’endorsement?
Viene da qui, nella società, la
richiesta e l’impazienza per un cambiamento della politica, come se ciò fosse
possibile senza un cambiamento più esteso e radicale che ci riguarda tutti. Per
un cambio della residenza politica è necessario avere pronta una nuova classe
dirigente che non sia espressione solo della protesta. Invece ciò che vedo in
giro e assai scoraggiante, milioni d’ignoranti non fanno classe dirigente, bensì
massa di manovra per ogni tipo di avventurismo.
PS: il resto dell'articolo non l'ho letto perché dice subito che ha per tema Gesù e dintorni. E io la domenica non vado a messa.
Proprio questo ho pensato dopo aver letto poco fa l'inizio dell'articolo di Scalfari.
RispondiEliminasiamo già in due, quando saremo in dieci fonderemo un partito puntando ai rimborsi elettorali
Eliminadimenticavo: la lista la chiamiamo Tachipirinas
EliminaE la bottarella alla Scala Mobile ?
RispondiEliminaSede accattivante, aggiungere una panchina frontale per le riunioni con la Presidenza.
Pare, ma non si stenta a crederlo anche se i sondaggisti mentono sempre, che il consenso per Renzi sia in aumento. Anche dopo il decreto Coop, con la precarizzazione definitiva e selvaggia di tutto e tutti, i cosiddetti "milioni di precari" se ne stanno a casa a mangiare la pastasciutta di mammà e a twittare invece di fare quello che noi penseremmo che dovrebbero fare. Non è una grande soddisfazione, ma non ci saranno lacrime per nessuno quando la baracca crollerà.
RispondiEliminaPaleomelia domenicale della sera. Forse un pò greve.
RispondiEliminaAlla carrellata polisociosindacale è possibile associare il trailer che alcuni leggenti hanno girato negli anni '50/'60/'70, nello specifico si pensa al casting con Malagodi, Giorgio (Almirante) bello ed elegante, la completa sciarada DC, le pistolettate sessantottine ed esplosioni varie,ecc.ecc. Trasformismi,ipocrisie,rapine certificate,gomblotti non sono nuovi, come ho già scritto: nulla di nuovo.... Ma nel parlare pochi istanti fa tra amici si ha l'impressione che oggi si sia perso anche quel minimo di ...... ' forma ', per cui secondo un vecchio titolo del Cuore di Serra : (chiedo scusa alle Signore) 'Hanno la faccia come il culo.' Ormai senza più ritegno e vergogna e quel tanto di cipria ipocrita, inversioni di rotta da spaccare il timone, minute by minute. Sarà la dimensione del Tempo contemporanea.
Canizie omerica dispersa nel web.
lr
PS < Viene da qui.... ogni tipo di avventurismo. > Sintesi ecumenica. Dalle Alpi alle piramidi. Ora può calare il sipario.
Chissà perché di Guido Carli è rimasta nella memoria quella frase, "lacci e lacciuoli" e non il ruolo di primo piano che l'ex governatore ebbe- insieme con Andreatta- per "sganciare" Bankitalia dal ministero del Tesoro indirizzandola da soggetto dotato d pesi e contrappesi verso le politiche neoliberiste sostanzialmente privatizzandola .
RispondiEliminaCarli rappresenta una specie di autobiografia della nazione: fascista prima poi attraverso l'Iri arriva alla presidenza di Bankitalia poi a quella di Confindustria e infine approda al senato grazie a mamma Dc. La sua missione era compiuta: il movimento operaio sconfitto poteva iniziare l'epoca dell'economia a debito e della finanziarizzione...
Di Scalfari chissà perché ricordo una intervista a Craxi in cui si eccitava del fatto che l'allora giovane segretario socialista avesse "tagliato la barba al profeta": era l'epoca della polemica Proudhon-Marx. Ero giovanissimo e rozzo ma riusciì a capire che quello non era né poteva essere un giornale di sinistra a dispetto dell'opinione generale...