Non so quanti abbiano
fatto caso alle ultime dichiarazioni del prof. Romano Prodi in merito alle
privatizzazioni (qui). Dice, in particolare: “Privatizzazioni vuol dire certamente che lo Stato recupera dei soldi,
ma bisogna preparare una strategia per il futuro. Se si fanno in fretta non si
raggiunge nessuno degli obiettivi”.
Non è vero che le privatizzazioni
sono state fatte in fretta a causa di particolari urgenze; è vero piuttosto che
sono state fatte male e allo scopo precipuo di smantellare un certo tipo di assetto
statale e del welfare per favorire una manica di ladri con la complicità delle
grandi banche d’affari anglofone, le quali poi, in non pochi casi, ebbero a
gratificare i manovratori con incarichi milionari o ascese politiche.
Tanto è vero che le
privatizzazioni sono cominciate negli anni Ottanta, ben prima del famoso Britannia, e non solo in Italia. E v’è
da dire che esse hanno ovviamente avuto un peso ben maggiore nei paesi, per
l’appunto come il nostro, dove più marcata era stata la scelta per l’economia
mista e dov’era infuriata per decenni la lotta, senza esclusione di colpi, tra fazioni
della borghesia, ossia tra capitale pubblico e privato.
Si disse che le
privatizzazioni si rendevano necessarie per adeguare la gestione produttiva
pubblica alle nuove condizioni della concorrenza internazionale. In realtà si
trattò in non pochi casi di motivazioni più politiche che legate a reali
esigenze di efficienza economico-produttiva, anche se sono ben note le storture
dei procedimenti burocratici e la corruzione politica che rappresentavano
ostacoli non da poco per un funzionamento più efficiente ed innovativo delle
aziende pubbliche.
Ad ogni buon conto
sappiamo com’è andata e a quali disastri in non pochi casi hanno dato luogo
quel genere di pazze privatizzazioni. Ciò che stupisce (?) è che solo ora i
responsabili, e solo alcuni, di quelle stesse privatizzazioni scoprano con
candore innocente che esse non furono solo un errore, bensì un gigantesco furto
del patrimonio pubblico con effetti e ricadute pesanti, tra l’altro, anche sul
sistema del Welfare State, imponendo in definitiva, come ben si vede, un impoverimento
generalizzato soprattutto nelle classi medie e un progressivo restringimento
delle caratteristiche di universalismo delle prestazioni pubbliche fondamentali.
Solo ora qualcuno dice mea culpa, a babbo morto e senza la
possibilità di porre rimedio. Possibile, mi chiedo, che una persona istruita e
navigata come Prodi non conosca un po’ di storia e che dunque venga a dolersi,
tra l’altro, che la Germania così come le altre nazioni europee tirino l’acqua
al proprio mulino? Mancavano forse i precedenti storici per presagire quanto
poi è realmente e inevitabilmente accaduto a seguito di quelle decisioni? Certo
che no.
L’Italia è stata oggetto
di saccheggi e scorribande per secoli da parte delle altre potenze europee. Come
non ricordare il saccheggio del patrimonio artistico avvenuto or sono pochi
secoli con la spoliazione di città come Mantova, Parma, Modena, Ferrara, Lucca,
ecc.. E se Firenze conserva ancora in gran parte la più grande collezione
d’arte del mondo, lo dobbiamo solo all’iniziativa di una donna della famiglia
Medici, l’ultima della stirpe, il cui nome è ignoto alle migliaia di visitatori
che ad ogni stagione passano per Firenze e semisconosciuto per il resto. Quale
differenza e distanza siderale con il carattere strumentalmente venale e i
gusti abominevoli dell’aristocrazia di oggi, il cui mecenatismo, già raro, fa
sempre mostra della sua meschina pelosità.
E tuttavia, la più
meritoria opera di quella antica classe dominante, per altri versi detestabile
e vituperata al suo inesorabile tramonto, non è stata solo quella di averci
lasciato un patrimonio artistico unico al mondo, ma di aver contribuito,
nonostante e contro l’opposizione cruenta della Chiesa cattolica, alla
rinascita del sapere che ha poi dialogato con tutto il mondo. Quando mai
potremmo dire qualcosa d’analogo a riguardo della classe politica e dirigente
odierna e più recente?
Come dimenticare,
inoltre, le razzie compiute dai tedeschi nell’intera Europa solo pochi decenni
or sono? Per quale motivo dovremmo ritenerci rassicurarti nel credere che le
ignominie perpetrate fino a ieri non possano essere reiterate oggi o domani?
Dopo i marchi storici della nostra industria, toccherà inevitabilmente,
salvando magari certe formalità e dando al tutto un certo valore in denaro, al
nostro patrimonio storico e artistico. Anzi, sta già accadendo, è realtà in
atto.
Possibile, dicevo, che
non ci sia, da parte degli alti scranni della politica, contezza del prevalere in
ogni contingenza storica della volontà di potenza e di competizioni tra i
diversi Stati, nell’ambito di un sistema economico globale che “naturalmente”
obbedisce alla legge del più forte? O si tratta solo di malafede?
ormai la politica è circonvenzione d'incapace.... e non ne fanno neppure mistero .. ci ridono su!
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2013/12/11/esteri/il-consiglio-di-fischer-alleuropa-astensionismo-ci-vogliono-i-gatti-SLJr3LRlmXMJj09gOElDKJ/pagina.html
ne ho acquistati 5 la settimana scorsa. in porcellana (costo modico)
EliminaConoscendo o leggendo le biografie di parte - quella più 'matura' e coltivata - degli alti scranni, sappiamo che possiedono strumenti adatti di logica e di giudizio. Pertanto madame lei sa che retoricamente non si tratta di malafede, ma di Potere. Costi quel che costi. Non ne è esente neppure il prof.Prodi anche se ogni domenica partecipa al sacrificio eucaristico.
RispondiEliminaLa cosa che, geriatricamente, mi fa più timore sono i cretini tra le basse chaises long che, come dice Simenon, non sono innocui. E molti fra di loro utilizzano terapie che a differenza del bicarbonato sono a base di alcaloidi vegetali.
A latere da verificare: mi dicono che in alcune scuole USA avrebbero abolito l'uso della scrittura manuale per adottare unicamente quella attraverso il computer (come al solito noi adottiamo il sostantivo computer, mentre i cugini francesi ordinateur e gli spagnoli ordenador).
Quando qualcuno fra questi discepoli sarà su di un alto scranno, spero di essere già nell'urna, non quella elettorale.