In clima natalizio cerco in
internet delle immagini in alta definizione del Corteo dei Magi (Viaggio dei re
Magi a Betlemme) di Benozzo Gozzoli, affrescato nella cappella di Palazzo
Medici, sito in via Cavour, all’epoca via Larga. Purtroppo non possiedo una
monografia del Gozzoli (non ancora), e nella Storia dell’arte del Gombrich è riprodotta una sola parete del
ciclo di affreschi. Cercando, dicevo, m’imbatto in questa sommaria descrizione degli
affreschi di tale Serena Nocentini (tra l’altro, direttrice dell’ufficio
diocesano dell’arte sacra di Arezzo), nel sito ufficiale del “Museo Benozzo
Gozzoli”.
E, trattandosi del sito
ufficiale, è doveroso partire con una palese cazzata: “Già nel 1442 Papa Martino V aveva concesso ai Medici il permesso di
costruire una cappella privata”. Ora, Martino V mi dice poco, ma salta
agli occhi che la data non può corrispondere a realtà, in quanto papa Eugenio
IV, un pontefice centrale nella storia della prima metà del Quattrocento, regnò
a lungo, praticamente per tutti gli anni Trenta e buona parte dei Quaranta (m.
1447). Un papa veneziano, l’Eugenio IV, della famiglia Condulmer, la cui madre
era una Correr. Un po’ come dire Colonna od Orsini a Roma, Visconti o Borromeo
a Milano, Cutolo a Ottaviano di Napoli, ecc..
Eugenio era nipote, come detto da
parte di madre, di papa Correr, ossia di Gregorio XII, il papa al tempo dello
scisma e del concilio di Costanza. È stato un papa importante per la storia di
Firenze del ‘400 e di Cosimo il Vecchio, e per la strenua lotta sostenuta
contro il concilio di Basilea (che voleva stabilire il primato del concilio
rispetto a quello del papa). Insomma, senza voler fare sfoggio di una qualche
erudizione, per chi conosce pressappoco
la storia della prima metà del Quattrocento un papa come Eugenio IV non è
proprio un Carneade.
Dicevo un papa importante per la
storia di Firenze, perché in tale città, nel 1439, vi fu trasferito il concilio
da Ferrara. Un concilio, per il lignaggio e la levatura dei personaggi che vi presero parte, di grande
risonanza storica, anche se, com’è noto, privo di effetti pratici. Pertanto,
una storica dell’arte, toscana, che scrive di Benozzo nel sito ufficiale del museo, non può non sapere
quanto centrale sia stata quella vicenda storica del concilio fiorentino per
gli affreschi di cui si parla. E, infatti, almeno di questo sembra avvertita. Poi, leggendo in chiusa il racconto della
Nocentini, ti cadono le braccia. L'esperta fa una scoperta epocale, citando la sua
collega Ronkey:
«Recenti studi hanno inoltre
identificato nel corteo rappresentato da Benozzo un’intenzione propriamente
umanistica del tempo, vale a dire quella di rappresentare il “passaggio a
Occidente della tradizione bizantina in tutto il suo splendore culturale e
artistico. E forse il carattere più esaltante è il vero e proprio ritratto di
gruppo che segnala con chiarezza una precisa componente del Concilio: i
platonici e i più potenti membri del clan filobizantino.” (S. Ronchey, L’Enigma
di Piero, 2006).»
Recenti studi? Suvvia, ragazze,
non scherziamo, di recente c’è solo la vostra …. presenza nel campo della
critica d’arte. Già in G.F. Young, e quindi siamo ai primi anni del Novecento,
sono dedicate pagine e pagine a quest'aspetto del "passaggio", non fosse altro per il grande interesse dimostrato da Cosimo e Pietro (e ben prima dal Petrarca e altri, no?) per il "tesoro" di manoscritti presente a Costantinopoli, tanto da avere sul posto degli appositi emissari ben muniti di mezzi finanziari.
Gli affreschi del Benozzo offrono una dettagliata
legenda dei personaggi del concilio fiorentino.
Il soggetto religioso è solo un mezzo per illustrare la storia dei Medici,
tanto che il dipinto “è da cima a fondo
un memoriale molto elaborato di tutto ciò che i Medici avevano fatto fino
allora per Firenze” (Young). Ed è perciò che esso è importante e dal punto di vista
storico e da quello artistico. Dire che vi compare “forse un ritratto ideale dell’ancora giovanissimo Lorenzo il
Magnifico”, significa non aver chiaro di cosa si parla, poiché vi sono ritratti
tutti i Medici e poi, tra gli altri,
esplicitamente Giovanni Paleologo (secondo dei Re Magi) e il patriarca di
Costantinopoli (primo dei Re Magi), ed è
proprio Lorenzo a figurare come primo dei Re Magi, cosa che dovrebbe far
pensare alquanto i critici d’arte sulla effettiva data di realizzazione del
ciclo (Lorenzo prende il posto del padre Pietro il quale era morto nel dicembre
del 1469).
fuori tempo massimo, segnalo solouna cosa per me chiarissima dell'ignoranza stilistica dei reggitori dell'arte italiana nello scandalo di aver spacciato per raffaello il dipinto della fornarina di un allievo neppure troppo bravo.
RispondiEliminaSe vorrai parlarne potrò ampliare il discorso.