Tra i principali paesi
turistici del mondo, Macao in classifica viene prima dell’Italia per introiti,
rispettivamente sono al quinto e sesto posto. Com’è possibile che quest’enclave
cinese dal 2011 al 2012 abbia incrementato di oltre il 13 per cento le proprie entrate
turistiche portandosi a 43,7 miliardi di dollari mentre l’Italia, all’opposto,
è passata dal 43 per cento al 41,2 con una flessione del 3,8 per cento in un
solo anno? Quello di Macao è un turismo un po’ speciale, riguarda soprattutto
il gioco d’azzardo, la città è come Las Vegas per gli Usa (Cina, Hong Kong e
Macao registrano introiti turistici che eguagliano quelli degli Usa, più del
doppio di Spagna e Francia, tre volte quelli dell’Italia che è poco sopra la
Germania).
Attira più turisti la roulette che non Pompei, forse è il caso di farci un pensierino ...
Attira più turisti la roulette che non Pompei, forse è il caso di farci un pensierino ...
Anche in Italia il gioco
d’azzardo va forte, sebbene non attiri turisti ma prevalentemente poveracci e
disperati nostrani, laddove il gioco d’azzardo, nel silenzio spesso complice
dei media e grazie a una legislazione molto permissiva – con risvolti fiscali criminali
visto che lo Stato biscazziere lucra sul gioco circa 8 miliardi l’anno – è
diventato una vera piaga sociale.
Ma il gioco d’azzardo non
era vietato?
In effetti, lo era fino
al 2001, poi, il secondo governo Berlusconi, con la “Legge dei cento giorni”
per il rilancio dell’economia nazionale, ha “aperto la diga”. Nel giro di pochi
anni, esecutivi di ogni sedicente orientamento politico hanno praticato la
cosiddetta “deregulation”, cancellando ogni residuo tabù nei confronti del
gioco d’azzardo. Nel 2009 l’esecutivo, guidato ancora da Berlusconi, ha
legalizzato perfino il poker, in nome dell’emergenza, ossia per finanziare la
ricostruzione dell’Abruzzo devastato dal terremoto. Con quali risultati s’è
visto.
Per riprendere il
commento di un lettore al mio post precedente, questo dimostra quanto sia
significativamente “rivoluzionario” il capitale nei suoi aspetti più prosaici. Infatti,
tradotto in soldoni, la spesa per il gioco d’azzardo in Italia sfiora gli
ottanta miliardi di euro l’anno, vale a dire che un euro ogni otto speso dalle
famiglie va verso il gioco, quattro volte di più di 15 anni fa, questo secondo
i dati della Global Betting and Gaming. Ogni italiano, compresi nel computo
statistico anche i neonati, spende ogni anno 1.260 euro per i giochi, ovvero
100 euro al mese. Altro che Imu!!
In questo mese, un
parlamento che non riesce a trovare un accordo su nulla, men che meno sulla
modificazione di una legge elettorale dichiarata illegittima, ossia illegale, è
riuscito invece a far passare un provvedimento che diminuiva i trasferimenti
alle regioni e comuni che si fossero azzardati (è il caso di dirlo) a
promuovere legislazioni disincentivanti il gioco. Solo lo scandalo enorme
suscitato da tale norma e la levata di scudi degli enti locali ha costretto il
governo dei biscazzieri a fare retromarcia sul provvedimento.
I gestori del gioco
d'azzardo sostengono che la deregolamentazione del settore ha avuto l’effetto
di mettere in crisi un vasto mercato del gioco d'azzardo illegale in gran parte
controllato dalla criminalità organizzata. E infatti, la criminalità è stata
sostituita da società private perfettamente legali che in tal modo hanno
quadruplicato i profitti e ridotto nella disperazione migliaia di famiglie. In
tal modo, attualmente, si contano 380.000 slot machines e 50.000 video
lotterie, senza contare gli altri giochi, come il gratta e vinci e la tombola
che ora chiamano bingo. Solo così l’Italia poteva ambire al primo posto in
Europa e al terzo nel mondo tra i paesi che giocano di più.
Il New York Times, che in questi giorni s’è occupato del caso
italiano, cita uno studio dell’università di Roma il quale stima per il 2012 in
790.000 gli italiani a rischio dipendenza dal gioco d’azzardo. E tuttavia,
sostiene il giornale americano sempre pronto a vendere il bicchiere mezzo
pieno, il gioco d’azzardo dà lavoro a 200mila persone. Eccola qui la
“crescita”, da un lato si svende il patrimonio pubblico e dall’altro si
trasforma il paese in un grande casinò.
Ti segnalo una svista, non importa che la pubblichi.
RispondiEliminaè riuscito invece ha far passare --> è riuscito invece A far passare
Ciao Olympe
adoro i lettori attenti. in questo caso è solo un errore di battuta, ma a volte mi vengono di quelle cazzate ... grazie e ciao
EliminaDovere
Eliminacredo sia un errore anche mettere l'accento sulla o dell'ultima parola dell'articolo.
RispondiEliminasuquell'accento ho avuto indecisione anch'io, ma alla fine ho deciso così. grazie e ciao
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