domenica 29 dicembre 2013

La "crescita" c'è


Tra i principali paesi turistici del mondo, Macao in classifica viene prima dell’Italia per introiti, rispettivamente sono al quinto e sesto posto. Com’è possibile che quest’enclave cinese dal 2011 al 2012 abbia incrementato di oltre il 13 per cento le proprie entrate turistiche portandosi a 43,7 miliardi di dollari mentre l’Italia, all’opposto, è passata dal 43 per cento al 41,2 con una flessione del 3,8 per cento in un solo anno? Quello di Macao è un turismo un po’ speciale, riguarda soprattutto il gioco d’azzardo, la città è come Las Vegas per gli Usa (Cina, Hong Kong e Macao registrano introiti turistici che eguagliano quelli degli Usa, più del doppio di Spagna e Francia, tre volte quelli dell’Italia che è poco sopra la Germania).

Attira più turisti la roulette che non Pompei, forse è il caso di farci un pensierino ...

Anche in Italia il gioco d’azzardo va forte, sebbene non attiri turisti ma prevalentemente poveracci e disperati nostrani, laddove il gioco d’azzardo, nel silenzio spesso complice dei media e grazie a una legislazione molto permissiva – con risvolti fiscali criminali visto che lo Stato biscazziere lucra sul gioco circa 8 miliardi l’anno – è diventato una vera piaga sociale.

Ma il gioco d’azzardo non era vietato?




In effetti, lo era fino al 2001, poi, il secondo governo Berlusconi, con la “Legge dei cento giorni” per il rilancio dell’economia nazionale, ha “aperto la diga”. Nel giro di pochi anni, esecutivi di ogni sedicente orientamento politico hanno praticato la cosiddetta “deregulation”, cancellando ogni residuo tabù nei confronti del gioco d’azzardo. Nel 2009 l’esecutivo, guidato ancora da Berlusconi, ha legalizzato perfino il poker, in nome dell’emergenza, ossia per finanziare la ricostruzione dell’Abruzzo devastato dal terremoto. Con quali risultati s’è visto.

Per riprendere il commento di un lettore al mio post precedente, questo dimostra quanto sia significativamente “rivoluzionario” il capitale nei suoi aspetti più prosaici. Infatti, tradotto in soldoni, la spesa per il gioco d’azzardo in Italia sfiora gli ottanta miliardi di euro l’anno, vale a dire che un euro ogni otto speso dalle famiglie va verso il gioco, quattro volte di più di 15 anni fa, questo secondo i dati della Global Betting and Gaming. Ogni italiano, compresi nel computo statistico anche i neonati, spende ogni anno 1.260 euro per i giochi, ovvero 100 euro al mese. Altro che Imu!!

In questo mese, un parlamento che non riesce a trovare un accordo su nulla, men che meno sulla modificazione di una legge elettorale dichiarata illegittima, ossia illegale, è riuscito invece a far passare un provvedimento che diminuiva i trasferimenti alle regioni e comuni che si fossero azzardati (è il caso di dirlo) a promuovere legislazioni disincentivanti il gioco. Solo lo scandalo enorme suscitato da tale norma e la levata di scudi degli enti locali ha costretto il governo dei biscazzieri a fare retromarcia sul provvedimento.

I gestori del gioco d'azzardo sostengono che la deregolamentazione del settore ha avuto l’effetto di mettere in crisi un vasto mercato del gioco d'azzardo illegale in gran parte controllato dalla criminalità organizzata. E infatti, la criminalità è stata sostituita da società private perfettamente legali che in tal modo hanno quadruplicato i profitti e ridotto nella disperazione migliaia di famiglie. In tal modo, attualmente, si contano 380.000 slot machines e 50.000 video lotterie, senza contare gli altri giochi, come il gratta e vinci e la tombola che ora chiamano bingo. Solo così l’Italia poteva ambire al primo posto in Europa e al terzo nel mondo tra i paesi che giocano di più.

Il New York Times, che in questi giorni s’è occupato del caso italiano, cita uno studio dell’università di Roma il quale stima per il 2012 in 790.000 gli italiani a rischio dipendenza dal gioco d’azzardo. E tuttavia, sostiene il giornale americano sempre pronto a vendere il bicchiere mezzo pieno, il gioco d’azzardo dà lavoro a 200mila persone. Eccola qui la “crescita”, da un lato si svende il patrimonio pubblico e dall’altro si trasforma il paese in un grande casinò.

5 commenti:

  1. Ti segnalo una svista, non importa che la pubblichi.
    è riuscito invece ha far passare --> è riuscito invece A far passare

    Ciao Olympe

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    1. adoro i lettori attenti. in questo caso è solo un errore di battuta, ma a volte mi vengono di quelle cazzate ... grazie e ciao

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  2. credo sia un errore anche mettere l'accento sulla o dell'ultima parola dell'articolo.

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    1. suquell'accento ho avuto indecisione anch'io, ma alla fine ho deciso così. grazie e ciao

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