lunedì 28 luglio 2014

I registi della riforma pensionistica


Ho letto l’intervista rilasciata dalla professoressa Elsa Fornero e i relativi, scontati, commenti dei lettori. L’ex ministra è una delle persone più odiate d’Italia, sicuramente la meno amata dagli italiani. Non senza motivo, va da sé. Superfluo qui rileggere il suo curriculum da ministra, segnatamente responsabile della famigerata riforma pensionistica che porta il suo tristo nome e di altre norme che riguardano i contratti di lavoro. Ciò che invece mi ha colpito, e che non mi pare sia stato colto da alcuno dei commentatori per le sue non secondarie implicazioni, è questa sua dichiarazione:

Ricordo una riunione, una cabina di regia, con dei professori bocconiani e un direttore di Bankitalia: terribile. Io illustravo il piano e loro mi dicevano: non è ancora sufficiente, così non basta.

Dunque, per esplicita ammissione dell’ex ministra, mentre lei interpretava a soggetto, la regia della riforma faceva capo a dei “terribili” professori bocconiani e a un direttore di Bankitalia. Questa dichiarazione conferma fatti peraltro noti: a decidere sono comunque “altri”. E pure la rabbia e le blande proteste non bastano più, ma tant'è.



Il torto, non l’unico, della signora Fornero è stato quello di farsi usare, di prestarsi alle manovre disegnate da altri, da quelli che restano nell’ombra, i tecnici e i funzionari, difficili da individuare e ormai sicuri di non dover rispondere e pagare per le loro malefatte. A loro non interessava una riforma equa, si è ben visto, importava invece tagliare le pensioni di operai e impiegati, penalizzarli economicamente e allungare loro l’età per la pensione, mettendo in atto veri e propri soprusi, non solo quelli ormai famigerati che riguardano gli “esodati”.

A questi rotti in culo non importa quando andranno personalmente in pensione, è meglio per loro andarci più tardi possibile, tanto stanno a non fare un cazzo dalla mattina alla sera e ricoprono posizioni di potere e privilegio. Le loro pensioni restano pingui (eufemismo), non parliamo poi di quelle di Bankitalia. L’importante è colpire il lavoro subordinato, quello degli operai di fabbrica, dei cantieri, dei servizi, in agricoltura, i lavoratori della sanità, gli impiegati degli uffici pubblici. Insomma colpire gli schiavi.


Dunque una riforma pensionistica non solo di classe, cosa ovvia in una società di classe, ma improntata al più aspro odio di classe. La Fornero Elsa è ben consapevole delle sue gravi responsabilità, perciò stia almeno zitta e non venga a mendicare pietà. Per questi crimini non ci può essere clemenza, e solo le circostanze storiche (sulle quali è meglio non dire per decenza) le permettono di godere l’impunità.

5 commenti:

  1. Infatti solo i dirigenti potranno andare in pensione a 62 anni (con 42 anni e rotti). Ad ogni modo la Fornero ha fatto solo da prestanome alla riforma dettata e voluta da ben più in alto. Ne avrebbero potuto trovare a tonnellate come lei pronte ad "immolarsi" per la patria e senza fare troppo le 'choosy'. E con una bella lacrimuccia finale. Chiagnere e fottere. Lo sport dei padroni.

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  2. Ricordiamo con lei anche il presidente Napolitano, ottimo regista, il senatore a vita Monti, perfetta spalla, e - soprattutto - le comparse rassegnate di quella che un tempo si dicevano di sinistra (Bersani, D'Alema, eccetera).

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    1. Verissimo Luca, le colpe maggiori sono proprio di questi rinnegati della sinistra, i veri pugnalatori del popolo sono loro.

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  3. Intervista rilasciata daove e quando, se è possibile saperlo grazie.

    Un saluto.

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    1. chiedo scusa, ho dimenticato di inserire il link:
      http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/27/elsa-fornero-monti-ha-sbagliato-e-dovevo-stare-zitta-mentre-faceva-campagna-elettorale/1073608/

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