lunedì 6 gennaio 2014

Della necessità storica


È un fatto che gli uomini moderni mostrino esigenze non mai sognate dalle generazioni precedenti, e questo atteggiamento è senz'altro positivo. Tuttavia ad esso s'accompagna il modo del tutto sbagliato con il quale generalmente noi giudichiamo i personaggi e le strutture sociali del passato, spesso condannando gli uni e le altre molto severamente e senza troppo riguardo alle condizioni dell'epoca.

È il caso, per esempio, di questo intervento nel suo blog di Piergiorgio Odifreddi. Dalle sue parole pare proprio che egli giudichi il cosiddetto editto di tolleranza di Costantino (e di Licinio) come l’origine di ogni nequizia dei secoli successivi ad opera del cristianesimo. Come invece non comprendere la geniale intuizione di Costantino e i motivi del suo programma rivoluzionario di traduzione in termini ecclesiologici dei rapporti sociali e dell’organizzazione costituzionale dell’Impero romano? Fu il grande costruttore di un organismo statale unitario, la cui formula nuova era destinata a sopravvivere per molti secoli; se egli e i suoi successori, viceversa, avessero precluso questo sbocco, con ogni probabilità dell’eredità classica non si sarebbe salvato nulla.



Ci si dovrebbe anzitutto chiedere come mai le questioni religiose, e quella religiosa per eccellenza, il cristianesimo, avesse assunto in quel tempo un rilievo così straordinario e tutto sommato inedito nella storia di Roma e dell’Impero in rapporto ad un singolo culto. Qual era il motivo della persecuzione del culto cristiano? Il rifiuto di riconoscere la natura semi divina dell’imperatore di turno? La comunità ebraica non versava forse nella stessa situazione? I motivi della persecuzione sotto Diocleziano non erano solo motivi di ordine teologico, di scontro tra teogonie diverse. Forse non lo erano affatto. Del resto i culti mitraici erano molto diffusi e prevalenti non solo nell’esercito. Quali motivi reali e profondi spingevano i livelli più alti dello Stato ad impegnarsi delle vicende di un culto religioso a tal punto da farlo diventare, a cavallo tra III e IV secolo, una questione centrale della politica imperiale?


Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo è anzitutto lo scontro di strutture (con riguardo a quello che noi oggi chiamiamo il welfare) e forme della rappresentanza politica (la vicenda di Ipazia lo conferma) tra loro antagoniste sullo sfondo di una crisi sociale drammatica sotto tutti i punti di vista. È in tale quadro che muovono le dinamiche sociali e politiche che portarono dapprima alla persecuzione del cristianesimo e poi alla sua cooptazione da parte di Costantino e di Licinio (di quest’ultimo è il documento, riprodotto da Eusebio e poi da Lattanzio, fatto passare, impropriamente, come l’Editto di Milano). Si tratta di un’opzione funzionale alla rimodulazione degli assetti e degli istituti del sistema. Una lotta per il potere e per il controllo sociale che, dati i tempi, non poteva assumere le forme moderne dello scontro politico, e perciò si travestì ideologicamente per più di un millennio come scontro tra religioni e tra fazioni interne a uno stesso culto.

14 commenti:

  1. "Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo è anzitutto lo scontro di strutture (anzitutto del welfare) e forme della rappresentanza politica (la vicenda di Ipazia lo conferma) tra loro antagoniste sullo sfondo di una crisi sociale drammatica".

    Sul conflitto tra paganesimo e cristianesino come scontre di strutture diverse (anzitutto di welfare), potrebbe addurre degli esempi?
    La vicenda di Ipazia, mi è nota, ma se spende due parole anche sulle "forme della rappresentanza politica", gliene sarò grato.

    Cordialitaà

    XXX

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    1. Il mondo romano del tardo antico non era costituito solo da ricchi e poveri, ma anche dall’enorme massa, per esempio, di schiavi “liberati” dai loro padroni che non riuscivano più a mantenerli (manumissio in ecclesia), e da ceti sociali, diremmo oggi di classe media, che spesso con buona ragione si consideravano passibili di diventare poveri. Oggi possiamo chiamarli paupérisables. Tutte persone che navigavano “in un oceano di penuria” se non di vera e propria disperazione.

      Questo fenomeno non era affatto nuovo nel mediterraneo antico, luogo sommamente disumano, ma raggiunse il suo apice nella crisi del tardo antico. Il cristianesimo, allora, non era una nuova religione, ma una religione antica (quanto può esserlo la distanza tra noi e Luigi XIV) e che si era sempre occupata della “carità” con proprie strutture, entrando inevitabilmente in conflitto con quelle statali. Non bisogna dimenticare, per esempio, che Ambrogio fu dapprima un altissimo funzionario dell’impero.

      L’intuizione costantiniana, detto in breve, è stata proprio quella di delegare il welfare alle strutture religiose cristiane dal momento che quelle statali e l’evergetismo privato non riuscivano in alcun modo a sostenere l’assistenza pubblica (l’istituto dei frumentaria, con la crisi economica che durava da secoli, era nettamente in difficoltà). Un vecchio libro di Santo Mazzarino, Aspetti sociali del IV secolo, offre un quadro esauriente della situazione sotto il profilo della crisi fiscale dello stato romano.

      A latere, forse può interessarle questo:

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/02/digressione-sul-cristianesimo_13.html

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    2. Il quadro storico è indubitabilmente quello, la storiografia ha detto parole definitive in merito.

      Tuttavia c'è un aspetto che rattrista e uno che fa specie. Quello che rattrista è che sì, il cristianesimo ha conservato molto del mondo antico, ma ha anche selvaggiamente distrutto parecchio. E il fanatismo religioso, salvo casi particolari, non faceva parte del bagaglio culturale degli antichi.

      La cosa che fa specie, e in proposito c'è un libro recente di Giovanni Filoramo, è che la religione dell'amore e della fratellanza universale, una volta calata "nella sozzura dell'economia", si è declinata un po' diversamente dai suoi presupposti ideali. Con un largo e per nulla imbarazzato utilizzo della violenza, della prevaricazione e della sete di potere un filo distante dal giulebbe irenista di cui si vorrebbe ammantata.

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    3. la religione, quale istituzione, è potere, non lo scopriamo noi oggi

      il cristianesimo, la chiesa, ha distrutto molto, moltissimo. giulio II con la complicità di quel vanesio di michelangelo hanno distrutto l'antica basilica di san pietro, più che millenaria, per far posto a quella che sarebbe dovuta diventare la tomba del papa della rovere. al suo posto è sorto quell'aborto architettonico che è oggi e che però piace tanto a tutti (o quasi).

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  2. Gentile Olympe, io avrei un altro tipo di "necessità". Desiderando archiviare su cartaceo i suoi articoli, piuttosto che dover fare copia e incolla non è possibile che la sua pagina possa prevederne una lettura e stampa dei medesimi in pdf ? La ringrazio per il quotidiano supporto che fornisce alla mia conoscenza dei fatti. PS: ha indubbiamente ragione riguardo la basilica di san pietro. Tiziana

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    1. volentieri. giro la richiesta al mio tecnico. grazie a lei per l'attenzione ai miei sproloqui.

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    2. cara Tiziana, ho girato la richiesta al tecnico che mi ha detto che non si può fare. hai dei suggerimenti? un caro saluto

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  3. Lo sforzo umano nel capire il mondo è sicuramente encomiabile, se non doveroso, da parte degli intellettuali in genere e in particolare degli accademici autoreferenziali che spesse volte - quasi sempre - vogliono conferire stigmate ultimative ai loro sforzi. Purtroppo ambizione ipertrofica da secoli unitamente a vanità catodica oggi sono sempre in agguato.
    [...]Se fossero rimaste chiuse le porte dell'Impero [..] scrive il prof.Odifreddi : è accertato che ogni ortodossia, ora nel contesto quella scientifica, non ama la prudenza che consiglia di accettare le proprie tendenze allucinatorie piuttosto che trasferirle nel mondo.
    La lista dei Migliori è lunghissima, ma visto che è entrato Diderot non vedo perchè escludere Wittgenstein che non credo sia totalmente del parere del Nostro, come neppure sta a me povero ignorante e miscredente riabilitare S.Tommaso nel novero della Storia, non fosse altro per contestarlo.

    Parentesi artistica. Posto che, se non ricordo male, la basilica di S.Pietro fu edificata su quella di Constantino,peraltro non mi entusiasma (non proseguo mai oltre Castel S.Angelo o meglio Mausoleo di Adriano), 'vanesio' e 'aborto architettonico' con lo staff dei progettisti Bramante,Raffaello,Giuliano da Sangallo, e il Peruzzi mi sembrano valutazioni un pò forti che, se accolte in toto, ci costringerebbero a girare bendati in molte parti delle nostre città. Non ci vorrai far sparire così su due piedi qualche punto di PIL.

    Un saluto
    L

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    1. il progetto del bramante, per quanto ne so, non fu realizzato. ma qui non è questione di nomi. per quanto riguarda michelangelo posso solo dire che ha posto fine all'arte del rinascimento, con lui ha inizio il manierismo. e non m'importa nulla se ciò può suonare eretico o altro.

      saluti

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    2. L'eresia non esiste, è un'invenzione dell'ortodossia per giustificare se stessa.
      Tout se tien.

      Grazie

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  4. Riguardo ad Odifreddi, doveva tener fede al suo anticlericalismo e nell'articolo lo ha fatto....Lei Olympe, con i suoi spunti è sempre illuminante ed è per questo che La seguo.
    Su S. Pietro: direi che gli architetti odierni riescono a far di peggio, molto peggio
    AG

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    1. architetti? direi geometri, come odifreddi

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    2. oramai sono sinonimi
      saluti

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    3. ....... per l'asimmetria delle generalizzazioni

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