Non siamo ancora stanchi
di dar retta alle chiacchiere sulla legge elettorale, il rimpasto
ministeriale, le dichiarazioni a getto di questo e di quello, il referendum
in rete, eccetera? Occupiamoci di cose più serie. Sapete come si sbuccia una
banana? E un uovo sodo? Francamente, sono operazioni che
presentano una qualche difficoltà, ci vuole conoscenza e perizia per riuscire bene. Fortuna
che Repubblica ha pensato all'istruzione.
Ah, dimenticavo. Come far
bollire l’acqua senza che trabocchi? Non ci avevate mai pensato, vero?
*
Ha ragione Malvino quando sostiene che i grandi delinquenti del passato usavano l’arte e la letteratura per celebrare se stessi e legittimare il proprio potere. Tuttavia, in genere, era gente coltivata, di buon gusto e che perciò sapeva distinguere tra il brutto e il bello, sapeva scegliere il meglio.
Non solo i maschietti
celebri, ma anche le donne dell’alta società, come Cecilia Gonzaga, Ippolita
Sforza, Caterina Sforza, più tardi Isabella d’Este, sua sorella Beatrice d’Este
e la loro cognata Elisabetta Gonzaga, conoscevano a fondo i classici, erano capaci
di comporre in latino e in greco, informate della letteratura contemporanea,
non soltanto del loro paese, e avevano qualche cognizione dei vari rami delle
scienze e dell’arte, conoscevano la danza e la musica e sapevano suonare
qualche strumento, insomma possedevano una vastità d’interessi e di cultura molto
più estesi di qualsiasi donna alto borghese di oggi.
Ippolita Sforza a dodici
anni stupiva Pio II, ospite del padre, recitandogli un’orazione latina composta
da lei; Cecilia Gonzaga a otto anni leggeva e scriveva in greco e latino;
Caterina Sforza a dieci anni recitò versi latini per dare il benvenuto al
cardinale Riario; Elisabetta Gonzaga cantava i versi di Virgilio
accompagnandosi sul liuto, e Isabella d’Este leggeva giovanissima Virgilio e
Cicerone, continuando i suoi studi classici anche quando diventò marchesa di
Mantova.
A tale proposito,
scriveva Julia Mary Ady (*) nel suo Le donne del Rinascimento italiano:
“Con le loro cognizioni intellettuali,
la loro cultura delicata, il loro gusto sopraffino, le nobili donne del
rinascimento portarono l’arte in stretto contatto con la vita; e con la loro
bontà e la loro simpatia, rallegrarono l’anima degli artisti che lottavano per
avanzare verso la luce, aiutandoli a produrre opere immortali. C’è da
domandarsi se la posterità potrà dire altrettanto delle donne del nostro tempo” (**).
Da
notare che mrs. Ady scriveva queste parole alla fine dell’Ottocento. Che
direbbe oggi?
Insomma, per i ricchi e
potenti d’allora, oltre alle cacce al cervo, le recite teatrali e i balli, l’istruzione
classica era il principale ornamento tanto dell’uomo che della donna.
Oggi, sostiene sempre
Malvino, ci sono solo parassiti, gentaglia. Analfabeti a tutto tondo, soggiungo.
La grande bellezza non esiste più se non come réclame, quella più dozzinale.
(*) Da non confondere con
un’altra e più nota storica del Rinascimento: Cecilia Ady (1881 – 1958), figlia
di Julia (1851 – 1924).
(**) Sulla bontà delle
donne del Rinascimento è il caso di segnalare qualche eccezione, come nel caso
di Caterina Sforza e i modi non proprio delicati con i quali fece eliminare le
famiglie dei congiurati che avevano assassinato il suo secondo marito.
Di Cecilia Ady si ricordano gli splendidi studi sui Medici di Firenze e - questo tuttora insuperato - sui Bentivoglio di Bologna.
RispondiEliminaA proposito di gusti e di cultura:
RispondiEliminaCaravaggio, Tiziano e Rembrandt: i capolavori prendono vita
http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/caravaggio-tiziano-e-rembrandt-i-capolavori-prendono-vita/152550/151057?ref=HRESS-21
Al minuto 3,02 c'è anche il tuo logo che si muove!
ciao,gianni
grazie. c'è molto Bouguereau, un giorno lo rivaluteranno, non certo la gentaglia odierna
Eliminanon posso non pensare al povero Luigi Miraglia nel suo esilio romano
RispondiEliminamichael