mercoledì 8 gennaio 2014

Non venite a piangere, ora


L’unica cosa certa è che ormai tutto sta cadendo a pezzi, tutto sta morendo. Del resto non è forse emblematico di quest’epoca che l’industria del trattamento delle immondizie sia tra le più profittevoli?

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Dai teleschermi ci dicono cose improntate al più sereno ottimismo, del tipo: il Pil crescerà dell’uno per cento. Forse. Un giorno renderanno pubblica anche un’altra notizia che per il momento resta quasi segreta. Dico quasi perché qualcosa sta trapelando anche sulla stampa borghese: l’espansione commerciale e i consumi stimolano la produzione, oltre che a migliorare, incidentalmente, la sopravvivenza degli sfigati. Si fa strada il sospetto, ma per ora solo tale, che ciò che si perde in maggiori redditi e salari possa essere recuperato dall’incasso dei mercati. Pensiero rivoluzionario, bisogna ammetterlo.

Ormai appare chiaro che “qualcosa” di questo sistema economico non funzioni a dovere, e tuttavia è grandioso, quasi ammirevole, lo sforzo per illuderci che la situazione si possa aggiustare. In molti prendono atto, comunque, che il capitale non ha alcun interesse per il progresso sociale ma solo per il profitto. Quello di prendere coscienza della venalità su cui regge un sistema sociale è pur sempre un risultato importante, purché non ci si spinga più in là con l’eresia.



A tutti è ormai chiaro che nulla sarà più come prima, che il privilegio edonistico si va restringendo. Ma solo pochi, bisogna dirlo, sono disposti realmente ad ammettere perché le cose non si potranno “aggiustare”, ossia i motivi profondi della crisi. Che non riguardano semplicemente la speculazione finanziaria, le banche, la globalizzazione, eccetera. È così solo guardando la realtà in superficie, ed perciò che i libri di Gallino, invece di essere sottoposti alla censura del silenzio, godono di tante promozioni. Essi eludono le contraddizioni più profonde del sistema, perciò sono tanto interessanti.

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Come ho detto troppe volte in questo blog, fino a quando lo Stato riuscirà a garantire grossomodo la spesa pubblica, anzitutto stipendi e pensioni, non succederà nulla di così importante da mettere in serio pericolo il sistema politico (quello economico giammai correrà pericoli in un paese dal temperamento sommamente adattivo e nel quale ha regnato per secoli il diritto cattolico).

La platea dei poveri s’allarga, è vero, ma sono essenzialmente cazzi loro, diciamocelo francamente. L’ingorgo ai negozi in periodo di saldi c’è, il “grande scambio” come gli statunitensi chiamano le feste natalizie, resiste ancora per le fasce sociali ancora protette da rivoli di surplus. Conosco un negozio, di una nota catena, il quale in una cittadina di provincia ha sfiorato il milione di euro di fatturato nel 2013. Tanto per dire.

Già vediamo però le prime (?) crepe di questo sistema di garanzie sociali, con il taglio delle indicizzazioni alle pensioni (con il trucchetto del calcolo dell’inflazione solo per i primi nove mesi) e ora con il tentativo di scippare gli scatti d’anzianità agli insegnanti della scuola, il blocco vergognoso e protratto dei contratti, poi altri tagli e taglietti. Ferite aperte, ma non ancora in suppurazione, tanto è vero che non mi pare vi siano stati scioperi generali e simili. C’è twitter, cazzo!!

È l’effetto della propaganda, della diceria dello spread, dell’impiego massiccio dei media (cani da guardia, si diceva un tempo) ad orientare il gregge.

Quella degli insegnanti, a sentir loro, è una categoria di martiri. Suvvia, non scherziamo. Nel suo complesso è una categoria spensierata che porta le sue belle responsabilità. Un po’ più di altre trattandosi di persone istruite, a loro modo perfino colte, che si sono accontentate di gestire l’esistente, il meno peggio, o anche semplicemente il peggio della menzogna, credendo di aver salva l’anima semplicemente votando, vuoi a sinistra, ma anche a destra.

E che cosa avrebbero dovuto fare, altrimenti? Non spetta a me dire agli insegnati o agli operai che cosa fare. Non venite a piangere, ora.



5 commenti:

  1. Implacabilmente onesta...come mi piaci!

    Siamo nel gran movimento della storia, e quando arrivano le onde grosse, aggrapparsi agli scogli può sembrare una buona idea, ma non lo è per niente.
    In effetti, se non volete prendere lezioni di nuoto, è solo questione di tempo: lontano, nel mare aperto si vedono già le potenti schiume della mareggiata che avanza.

    Abbracci,gianni

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  2. «…un paese dal temperamento sommamente adattivo e nel quale ha regnato per secoli il diritto cattolico». Mah! È però una questione che ho trovato sempre stimolante: ci potreste fare un intervento approfondito, Madame de Gouges?

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    1. che cosa potrei dire io che già non sia stato detto mille volte meglio di come potrei fare? come ho scritto più volte, attualmente leggo pochi libri, non più di un paio al mese, ma ciò che conta è la scelta. rileggere è poi spesso la scelta migliore, considerato lo stato dell'arte. ho pure sostenuto che c'è più verità storica nei romanzi (non gli attuali) che in molti poderosi saggi di storia. È un'opinione di "Madame de Gouges", ovviamente.

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  3. del resto come cita un famoso calambour ...." anche un cretino può scrivere un saggio , ma non viceversa ......

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  4. Sono assolutamente d'accordo che fin quando lo stato garantisce stipendi e pensioni non si vedranno grandi movimenti all'orizzonte... Del resto la ricchezza privata è intorno ai 9mila miliardi di euro e la situazione attuale è che chi governa riesce- sotto dettatura della troika- ancora a governare mentre chi è governato riesce- sempre peggio- a vivere o a sopravvivere.
    Le prime crepe però non solo già si vedono ma cominciano ad allargarsi.
    La situazione non è ancora eccellente ma il disordine sotto il cielo può diventare sempre più grande....

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