martedì 28 gennaio 2014

Anticapitalismo e marxismo


Molti dei sedicenti “anticapitalisti” sono disposti a mettere in discussione singoli risultati del modo di produzione capitalistico, per esempio certi fenomeni di mercato e di cleptocrazia, ma non i suoi presupposti fondamentali, poiché ciò metterebbe in discussione i loro stessi interessi di classe.

Penso alle subdole correnti politiche dei rosso-bruni, molto diffuse e ben dissimulate anche in siti internet apparentemente di “sinistra”. Sono tutti, almeno a parole, accomunati da una medesima parola d’ordine: l’anticapitalismo! È facile opporre l’osservazione che anche il nazionalsocialismo, a parole, era anticapitalista; come tali si dichiarano esplicitamente anche i camerati neofascisti di “Terza posizione” (né comunisti e né capitalisti), i quali si richiamano a figure antiplutocratiche come quelle di Ezra Pound.



Insomma, dichiararsi anticapitalisti non significa, di per sé, proprio nulla di specifico. Dietro l’anticapitalismo di facciata può nascondersi di tutto e spesso il peggio. Altra cosa è essere comunisti, poiché solo la scienza marxista, ossia la concezione del materialismo dialettico e la critica radicale e scientifica del modo di produzione capitalistico, allude a qualcosa di più e di diverso che non la semplice e astratta enunciazione anticapitalistica.

Applicando il materialismo dialettico alla conoscenza della società umana, ricaviamo la seguente tesi: ciò che è fondamentale sono i rapporti di produzione che si formano indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza degli uomini, come rapporti determinati e originari, in antitesi ai rapporti ideologici che nascono passando attraverso la coscienza umana.

Tale concezione ci offre la chiave per un’ulteriore fondamentale determinazione, ossia che i rapporti di produzione sono, a loro volta, dialetticamente uniti alle forze produttive e determinati dal livello di sviluppo di queste ultime. Questo carattere oggettivo dei rapporti di produzione permette di considerare il movimento della formazione economica della società come un "processo storico naturale", rigorosamente conforme a leggi. In tal modo, la scienza della società viene posta per la prima volta su un fondamento scientifico.

Da questa premessa generale, ossia dalla concezione materialistica della storia, deriva il ruolo centrale della “teoria economica” del marxismo in quanto scienza. Se, infatti, i rapporti economici sono i rapporti originari e determinanti, solo l’indagine di questi rapporti economici, della loro unità contraddittoria con le forze produttive, offre la possibilità di scoprire le forze impulsive reali e le leggi dello sviluppo sociali.


Solo in questo modo, ossia da un punto di vista scientifico, possiamo da un lato liberarci dalle concezioni metafisiche delle pseudoscienze borghesi, e dall’altro, aspirare a fondare la nostra libertà nel dominio di noi stessi e sulla conoscenza delle necessità naturali.

5 commenti:

  1. Ciao Olympe, sto per iniziare l'immane fatica di leggere il Capitale... è sul kindle che mi aspetta... (almeno riduciamo il peso!!!). Sarei molto interessato a conoscere la tua opinione riguardo alla critica di Popper al Marxismo. Mi pare di aver capito (da discorsi vari, non ho mai approfondito, quindi perdona eventuali imprecisioni) che la critica di Popper si basi sul fatto che secondo la sua analisi il materialismo dialettico non sarebbe falsificabile. Ne segue che, secondo la concezione tipica di Popper, esso non può essere considerato una scienza. Che ne pensi?

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    1. non farti distrarre da quel caciarone di popper & c.

      prima del capitale forse non sarebbe male leggere questo (se già non l'hai letto):

      http://www.filosofia.it/images/download/ebook/Engels_su_Feuerbach1888.pdf

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    2. Non mi faccio distrarre, promesso! Il fatto è che ero interessato a una tua opinione in merito, che peraltro è già disponibile nel blog (basta cercare..)

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/04/divagazioni-del-lunedi-ideologi-tempo.html

      poichè nel mio piccolo non considero la critica popperiana applicabile al Marxismo.

      Popper fa di tutta un'erba un fascio, mettendo in un unico calderone Marxismo, storicismo, scienze sociali, psicanalisi. Già questo fa capire che si tratta di una critica poco onesta. Mettere sullo stesso piano psicanalisi e materialismo dialettico significa non essere in buona fede.

      Detto questo, sicuramente quando nel sopracitato post dici

      "se dunque la scienza non produce conoscenza – come vorrebbe dar a intendere Popper – ma solo un accumulo di “falsificazioni”, di che scienza si tratta? Della scienza che ha in testa Popper."

      sintetizzi bene il succo del mio pensiero, ovvero che il falsificazionismo è utile come metodo di lavoro per l'evoluzione delle teorie scientifiche, ma non come metodo per definire la scienza.

      Infatti il materialismo dialettico ha come oggetto di analisi un sistema complesso, che è il corpo sociale (passami questa definizione). Le leggi generali che nascono dall'analisi macroscopica (attraverso il materialismo dialettico) dei movimenti socioeconomici sono leggi scientifiche a tutti gli effetti, poichè consentono di prevedere l'evoluzione macroscopica del sistema, anche se non consentono di prevedere cosa farò io tra due ore.
      Allo stesso modo i principi della termodinamica, così come la meccanica statistica, consentono di fare previsioni macroscopiche sull'evoluzione di un sistema complesso (il gas in una stanza, un motore a scoppio...), anche se non consentono di prevedere il comportamento della singola molecola.

      Ovviamente si potrebbe obiettare che tra me e una molecola ci sia una bella differenza, ma per questo basta darsi una letta a Guerra e Pace, capitoli finali, per chiarirsi le idee sul presunto libero arbitrio umano.

      PS Grazie per il consiglio di lettura, lo userò come premessa al Capitale.

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    3. molto bene. forse può interessarti:
      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/04/la-bonta.html

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/04/divagazioni-del-lunedi-il-possibile-la.html

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