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Paul Krugman, premio Nobel per
l’economia, in un articolo del 22 dicembre sul NYT, si chiede per quale motivo
dovremmo avere timore della svalutazione della moneta considerato il fatto che
siamo in una fase di deflazione? È un po’ come dire, guardando in questi giorni
dalla finestra di un palazzo di New York, che siamo in una fase di glaciazione.
In tal caso si tratta di una situazione meteorologica, non del cambiamento
climatico in atto, il quale si può apprezzare in decenni, non in giorni o
settimane (se poi si vuol sostenere che la spesa statale favorisce i consumi e
dunque stimola la produzione, questo è un altro paio di maniche).
Un’oncia d’oro, nel 1938, corrispondeva a 35 dollari, e fino all’agosto 1971 questo rimase il suo prezzo di convertibilità presso il tesoro Usa. Infatti, non aumentò, nel dopoguerra, per la semplice ragione che il dollaro divenne (1944) moneta di scambio internazionale, convertibile in oro (Bretton Woods). Non è più convertibile dall’agosto del 1971 (lo rammento per i più giovani).
Negli anni 1950 gli Usa detenevano circa il 70% delle riserve, sette volte l'attivo in dollari dei paesi esteri. Non così dalla fine degli anni 1960, quando la richiesta di convertire dollari in oro divenne esorbitante e non più sostenibile. Le monete europee e giapponese si stavano rivalutando rispetto al dollaro e dal marzo 1968 il prezzo dell'oro cominciò ad essere determinato dall'offerta e dalla domanda. Insomma, l'oro ritornava ad essere una merce, con la solita funzione speciale.
Oggi un’oncia d’oro è quotata 34
volte di più del 1971, ma ha toccato anche i 1.600 dollari. Nel caso di una
prossima crisi finanziaria, con fallimento di banche e crolli in borsa (no, non
è fantasia), l’oro è destinato a superare i duemila dollari. E forse anche
molto di più. Questo perché l’oro è valore vero, misura reale del valore, non valore
fittizio così come succede con la cartamoneta (a corso forzoso). Dunque, in caso di crisi, bene rifugio.
Pensiamo ora solo di quanto è
aumentato il prezzo di un appartamento o di un’automobile dal 1974, in
quarant’anni. O anche solo il prezzo di un litro di benzina. Faccio un altro
esempio. Se nostro nonno nel 1938 avesse investito in oro il proprio denaro
invece di acquistare un’utilitaria, oggi con il valore di quell’oro potrebbe
acquistare una Ferrari. Invece avendo conservato quei soldi in banca, ad un
tasso medio, oggi può comprarsi solo una bicicletta.
Questo succede per un semplice
fatto: la moneta non è valore ma solo
un mezzo di scambio. L’oro,
viceversa, quale merce, quale denaro,
è valore reale, ossia, in altri
termini, lavoro. Se la moneta si svaluta, è anzitutto in rapporto al
valore del denaro, dell’oro quale equivalente universale, ossia del lavoro.
Se voglio vendere del salmone
affumicato, trovo senz’altro degli acquirenti. Se si tratta di salmone
selvaggio, posso spuntare un prezzo adeguato e in linea con il mercato. Se
invece voglio vendere tutto il salmone selvaggio pescabile in Alaska, non
troverò un solo acquirente. Non si paga il salmone in quanto tale, ma il lavoro
per pescarlo, confezionarlo, trasportarlo, commercializzarlo. Si paga il
lavoro, non il pesce.
Pertanto, l'oro non è, come scrive il premio Nobel, una "reliquia barbara", è semplicemente, ma con una funzione assai essenziale, una merce scelta come equivalente universale del valore sociale medio del lavoro contenuto nelle merci. Non piace l'oro? Va bene anche il caviale, solo che non si può tesaurizzare troppo a lungo, sennò puzza!
Che una crisi finanziaria sia all'orizzonte, lo devono pensare anche i cinesi:
RispondiEliminaIn Cina è boom di acquisti di oro
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-01-12/cina-boom-acquisti-064049.shtml?uuid=Aagw24cE
Bel post,ciao, gianni.
l'oro tutti dicono di snobbarlo però tutti lo vogliono e lo comprano.
Eliminae quello della banca d'italia di chi è ora?
grazie Gianni, ciao
Adoro questi tuoi post sintetici in cui dici in poche e chiarissime righe quello che solo pochi spiegano... GRANDE!
RispondiEliminae ci sarà pure un motivo perché si tengono alla larga ...
Eliminaciao
Esatto ... non è casuale, ma è fortemente voluto! Confondono le acque, sollevano polvere, si riempiono la bocca di paroloni, mentre alla fine le cose sono molto più semplici. Ma a "loro" serve che il popolo bue non capisca nulla e creda che sia tutto troppo grande per essere compreso, in modo che si affidi al Santone (economista) di turno (vedi il Salvatore Monti), sperando di essere traghettati oltre il fiume in piena. Peccato che non si siano accorti che il traghettatore è un novello Caronte.. destinazione Inferno!!
Eliminasull'identità del traghettatore avrei dei forti dubbi, ne farò cenno in un prossimo
EliminaOttima traduzione in un misero post, della legge del VALORE-LAVORO.
RispondiEliminaSaluti
Bisogna dire che parlare di legge del "valore-lavoro" può essere un pò fuorviante, nel senso che ad esempio gli economisti prima di Marx parlavano appunto del "valore" del lavoro e entravano poi in un qualche ginepraio per calcolare appunto questo "valore", mentre correttamente Marx parlava di valore della "forza-lavoro" e della "grandezza di valore" della merce come "il tempo di lavoro socialmente necessario per fornire un valore d'uso". Quindi il "lavoro" come "creatore" di valore, non "valore", mi pare che si dovrebbe dire.
RispondiEliminaCiao,
Carlo.