Mentre scaricavo dal sito
di una nota biblioteca americana le Relazioni degli ambasciatori veneziani al
senato della serenissima, fonte primaria per certe notiziole, ascoltavo la
trasmissione di Santoro e le stucchevoli chiacchiere ripetute per l’ennesima volta
sulla disoccupazione e la mancanza di lavoro. Ciò mi portava a constatare la furbizia
degli ospiti, compreso il sindacalista Landini, e a trarre, come solito, la
conclusione che l’ultima virtù riconosciuta al lavoro è che esso consente di
consumare.
Ho intravisto anche due
giovani, entrambi obesi, incazzati e dolenti, i quali chiedevano
sostanzialmente alla politica, allo Stato, a chiunque avesse un po’ di cuore,
di risolvere la loro situazione. Per il momento pagano a buon prezzo la loro
rassegnazione.
*
Leggo il contenuto della
E-news di Matteo Renzi, pubblicata nella serata dell'8 gennaio 2014, nella
quale anticipa i contenuti del Jobs Act, che sarà presentato nella versione
integrale alla Direzione nazionale del Pd il 16 gennaio. Primi tre punti,
grandi novità:
Legge elettorale. Abbiamo offerto tre ipotesi di lavoro
(rivisitazioni del sistema spagnolo, del Mattarellum, del doppio turno). Gli
altri partiti ne stanno discutendo. Noi aspettiamo le loro valutazioni e ci
riuniamo il 16 gennaio, in direzione, per chiudere con la nostra proposta.
Riforma del Senato. Noi andiamo in riunione dai Senatori del
PD il prossimo 14 gennaio. Ci guardiamo in faccia. E a loro chiediamo di
presentare il disegno di legge costituzionale per cambiare il Senato, trasformandolo
in Camera delle Autonomie.
Eliminazione dei politici
dalle Province.
Il disegno di legge Delrio è passato alla Camera. Adesso aspettiamo che il
Senato dia il via libera definitivo a gennaio. Primo passo verso il miliardo di
euro di risparmi dei costi della politica.
Siamo esattamente ancora
a questo punto, alle discussioni e ai disegnini di legge, “al primo passo verso
…”, al “guardarsi in faccia”. Su questioni che non sono assolutamente dirimenti a riguardo della crisi economica e
sociale del paese.
Veniamo al Jobs Act, che tradotto
dalla lingua anglosassone resta pur sempre, da noi, un
progetto e non un provvedimento operativo per il lavoro.
Il dislivello di costi dell’energia tra aziende italiane e
europee è insostenibile, sottolinea Renzi, e pesa sulla produttività. Bisogna
ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che
sono quelle che soffrono di più.
Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito
finanziario paga di più", scrive Renzi. Dunque occorre una riduzione del
10% dell'Irap per le aziende.
Ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione
della spesa dovrà servire per la riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
Moltiplicare le azioni dell'agenda digitale. Quindi:
fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato
nel settore pubblico.
Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di
spesa pubblica.
Obbligo di trasparenza per amministrazioni pubbliche, partiti,
sindacati, che hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita,
«in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Fin qui si tratta di fuffa, di cose dette e ripetute da anni.
Ora viene il bello del progetto per il lavoro.
Sono sette settori nei quali il Jobs Act avrà un singolo piano
industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete
necessarie a creare posti di lavoro: a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo:
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l'artigianato e per i
makers); c) Ict; d) Green Economy; e) Nuovo Welfare; f) Edilizia; g)
Manifattura.
Negli ultimi decenni di
simili piani ne sono stati prodotti – sulla carta – a bizzeffe. Il Jobs Act non dice come affrontare i nodi
veri della crisi economica, problemi che non si possono affrontare semplicisticamente
con le riduzioni di spesa, con i tagli di bilancio, con il trasferimento di
qualche spicciolo da un capitolo di spesa ad un altro. Si può forse credere di poter costringere la Fiat, tanto per fare
un esempio molto noto, a rispettare gli impegni d’investimento presi a suo
tempo? È pensabile di far rientrare le produzioni che si sono trasferite
all’estero, ossia battendo la concorrenza salariale di paesi come la Romania,
la Cina e la Turchia semplicemente riducendo il costo dell’energia del 10 per
cento e riducendo la tassazione delle imprese (con quali soldi, tra l’altro non
è detto) di qualche punto percentuale?
L’unica cosa che questi
pasticcioni e imbonitori da strapaese possono fare è svendere quel po’ d’argenteria
che c’è rimasta, creare altri polveroni mediatici e poi aumentare di nuovo le
tasse e tagliare la spesa sociale per obbedire al fiscal compact, già legge dal
gennaio 2013 e in pieno vigore da prossimo anno. È il capitalismo, stronzi, e
voi non ci potete fare nulla, ma proprio nulla.
A mio avviso, non ci starebbe male un "belli" accanto al soggetto del titolo.
RispondiEliminagrazie per il suggerimento. s'è per questo anche altri aggettivi. buona giornata
RispondiEliminaE quando non funziona il fumo illusorio mediatico di una prospettiva socialdemocratica (= austerity solo ed eslusivamente con i poveracci), si scoprono le carte con chi prova ad alzare la testa. Come ad Amburgo.
RispondiEliminaCiao, gianni
In realta'si tratta di dialettica Hegeliana ( procedimento come noto molto amato in ambienti "iniziatici" )
RispondiEliminaIn origine avevamo il (vetero)capitalismo:=tesi ( o "azione")
poi abbiamo avuto il comunismo = antitesi (o "reazione")
e adesso ci danno la sintesi, ( o " soluzione" ) : il "comunismo" per i poveri e il "capitalismo" per i ricchi.
brillante no ? .
ws
Mah... il comunismo non l'abbiamo mai avuto...e adesso per i poveri c'è solo più povertà... nel capitalismo... di cui beneficiano sempre meno ricchi, anche se mooolto più ricchi.
RispondiEliminaLa sintesi è in cantiere :)
Ciao, gianni
ti ho risposto nel nuovo post di oggi. ciao
Elimina
EliminaGrazie.
In ogni caso era riferito a WS e inserito come commento a lui. Non so xchè è uscito come commento al tuo post.
Adesso vado a leggerti. Ciao,gianni
Vicende come quella del prelievo- per fortuna mancato- agli insegnanti mi fanno pensare che siamo più vicini alla Grecia di quanto pensiamo, altro che ripresa.... E sono d'accordo con il richiamo del post al fiscal compact: dove troveranno i soldi? Chi ce li metterà? Potranno poi dire che le tasse caleranno?
RispondiEliminaQuanto al job act renziano mi sembra sia solo fuffa mediatica, il vero job act allo studio mi pare sia il livello contrattuale per l'Expo milanese: zero diritti, paghe da fame, istituzionalizzazione del volontariato in settori che prima erano ovviamente retribuiti: c'è un bell'articolo sul sito Carmilla a questo proposito. Grandi eventi come l'expo servono proprio a questo: preparare il terreno per le controriforme....
Quanto al job act vero e proprio continuo a non capire come possa restare nel G8 un paese che vive di turismo, moda e agroalimentare e che sta (s)vendendo quasi tutto...
ben detto
Eliminasta nel g8 perché l'italia dal punto di vista geostrategico non è la grecia. la nostra storia dal dopoguerra a oggi, come lei ben sa, va letta in quest'ottica