giovedì 21 aprile 2022

Una scelta di campo è già stata fatta

 

Ancora una volta la Francia si trova a dover scegliere tra un neoliberista e una neofascista. Un’alternativa impossibile. C’è ancora chi sostiene che bisogna scegliere il male minore. Rispetto a cosa? È solo un ricatto che passo dopo passo porta sempre più nel buio. Mi rendo conto che il rischio è alto, ma cedendo continuamente al ricatto si diventa parte di una malattia che non passa.

In Polonia successe la stessa cosa nel 2015. L’alternativa fu tra un neoliberista con un entourage corrottissimo, il presidente uscente Bronislaw Komorowski, di un partito dominato da Jarosław Kaczyski, oppure un ultraconservatore, Andrzej Duda.

Il diritto all’aborto in Polonia è stato ulteriormente ridotto, ora è del tutto vietato, salvo nei casi di stupro o incesto, o quando la salute della donna è in pericolo, ma non è più autorizzato in caso di grave malformazione del feto. Anche nei casi ufficialmente consentiti dalla legge, diventa quasi impossibile trovare un medico disposto a eseguire un simile intervento. La Polonia passa per essere un baluardo contro un altro dispotismo, quello russo, e dunque sul resto si preferisce tacere.

Nel 2010 vinse il partito di Viktor Orbán, in Ungheria. E non lo schiodi più. Orbán si è adoperato soprattutto per ridurre l’imposta sulle società (dal 19 al 9%, l’aliquota più bassa d’Europa), e di aumentare la soglia degli straordinari che i padroni possono richiedere ai propri dipendenti, fino a 400 ore all’anno, o un giorno lavorativo in più alla settimana.

L’Ucraina ha subito una sorte anche peggiore, sia per la forte e tradizionale presenza degli ultraconservatori nazionalisti (che i neonazisti siano un’esigua minoranza parlamentare non significa assolutamente nulla) e sia per l’intervento diretto americano in chiave antirussa, dapprima montando la solita strategia della tensione, poi installando dei governi fantoccio con gente scelta direttamente a Washington (su ciò non vi sono dubbi).

Questi paesi sono classificati come “regimi ibridi”, a metà tra autocrazie e governi liberali (vi includo la Russia, come disclaimer). Tutto era iniziato normalmente: elezioni libere e campagne elettorali nel rispetto degli standard democratici, una sfiducia della popolazione verso la “politica” e la promessa di “ristabilire la sovranità del popolo”. Nessuno inventa più nulla.

La destra cosiddetta populista non sale al potere con colpi di stato (nemmeno Hitler), ma utilizza i meccanismi democratici in modo del tutto tradizionale e legale. Le elezioni sono regolari, ma in quali condizioni si svolgono le campagne elettorali? I media sono interamente nelle mani del potere politico ed economico. Una volta al potere, questa gente non ci mette molto a smantellare le garanzie liberali.

La Francia non è la Polonia o l’Ungheria, non è l’Ucraina. Tutto ciò non accadrà, dicono. E difatti c’è grande mobilitazione, soprattutto mediatica, per non giubilare Macron e far diventare anche lui un semplice marchettaro del rinascimento saudita.

E ciò vale anche per l’Italia? Qui le cose procedono apparentemente in modo più sfumato, ma dei cambiamenti vi sono indubbiamente già stati. Il primo cambiamento è dato dal fatto che non esiste nemmeno una parvenza d’opposizione parlamentare (c’è un parlamento?) e la situazione dello stato di diritto e delle libertà si è deteriorata in modo spettacolare.

Se il voto non paga, qual è l’altra strada? C’è tanta gente affamata di risposte, che s’aspetta che qualcuno avanzi “proposte”, che lanci una parola di speranza, salvo poi rigettarla con un tweet sarcastico, che quanto a un ragionamento non se ne parla proprio. Il problema inizia proprio dal fatto che c’è questo bisogno disperato di qualcuno che dica agli altri che cosa fare, preferibilmente una proposta che giunga non più lunga di un tweet. Non ci vogliamo rendere conto che una scelta di campo ideologicamente totalitaria è già stata fatta da molto tempo.

15 commenti:

  1. se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare
    Mark Twain

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    1. È poco noto, ma Twain nelle biblioteche pubbliche Usa è all'indice

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    2. Incredibile, non lo sapevo!

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    3. gli USA sono una miniera di sorprese, basta frequentarli per qualche mese

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  2. Via dall’altra guerra
    di Marco Travaglio | 21 APRILE 2022

    Ci son voluti quasi due mesi di guerra, ma un po’ di buonsenso inizia a farsi strada in Europa. Non naturalmente in Italia che, con la Polonia, è la Bielorussia di Biden. Ma in Germania, dove il governo ha deciso di disobbedire ai diktat di Washington e smetterla di inviare armi all’Ucraina. La favoletta delle armi per i civili inermi che resistono all’invasore russo s’infrange contro tutte le evidenze che neppure la forsennata propaganda atlantista riesce più a nascondere. Mariupol, la porta del Donbass sul Mar Nero, da un mese è controllata dagli invasori russi a prezzo di immani stragi e devastazioni. Ma è pure prigioniera dei nazisti del battaglione Azov, che la fanno da padroni dal 2014 a prezzo di immani stragi e devastazioni. E, non volendo ammettere di averla persa, restano asserragliati nell’acciaieria Azovstal senza speranze di successo e usano come scudi umani centinaia di donne e bambini, intrappolati nel luogo più pericoloso del mondo e costretti a rifiutare le offerte russe di uscire incolumi. Chi invoca nuove Norimberga dovrà trovare un posticino sul banco degl’imputati per questi figuri con la svastica che dettano legge sui media democratici e antifascisti: per i loro crimini in Donbass denunciati per 8 anni da Onu, Osce e Amnesty, e per quelli freschi di giornata. È a loro e a quelli come loro (militari angloamericani travestiti da addestratori, contractor e foreign fighter), non ai civili inermi, che va la gran parte delle armi che seguitiamo a inviare senza domandarci chi le usa, a che scopo e a chi andranno dopo.

    La guerra non è più la stessa del primo mese, perché la sacrosanta resistenza del popolo aggredito è stata ingoiata dal conflitto per procura di Biden &C. per liberarsi di Putin. Cioè per decidere con le armi, i morti ucraini e il rischio nucleare sempre più incombente, una questione politica che interessa solo agli Usa e ai loro camerieri. Non all’Europa e tantomeno all’Italia, per giunta vincolata da una Costituzione che “ripudia la guerra… come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Già era incostituzionale inviare armi nella fase 1 a un Paese aggredito non alleato. Lo è ancor di più nella fase 2, segnata da due fatti nuovi: il Donbass ormai in mani russe malgrado l’enorme arsenale ucraino; e il proposito dichiarato dagli Usa di cogliere la guerra al balzo per rovesciare il capo dello Stato russo. Cioè di usare la guerra come mezzo di risoluzione di una controversia internazionale. A questa nuova guerra Usa-Russia la Germania ha deciso di sottrarsi, e si spera che altri Paesi Ue la seguiranno.

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    1. Tutto molto giusto, ma è finito il tempo delle equidistanze. Gli Stati Uniti rappresentano la più grave minaccia per il mondo intero. Per quello che conta lo vado dicendo da sempre e senza preconcetti ma su base oggettiva. Travaglio avrà mai il coraggio di rischiare di dirlo? Certo, la mia posizione è più facile e comoda della sua, ma lui non è più solo un giornalista.

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    2. Che significa che "non è più solo un giornalista?"

      Grazie per il commento comunque.
      Buongiorno

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    3. conta più lui che Grillo, checché ne pensi Di Maio

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    4. La posizione di Travaglio sulla guerra di Ucraina è da me sostanzialmente condivisa. Questo non significa che sia un suo fan. Tuttavia, trovo interessante la carriera di Travaglio e il tipo di pubblico che ha raccolto fino a ieri, ossia fino alla guerra: un pubblico di sinistra, che discende in modo diretto dai girotondi di inizio secolo. Quando dico "pubblico di sinistra" lo faccio storcendo la bocca in un sorriso beffardo che imita (senza riuscirci, ma conta l'intenzione) quello che vediamo dipinto sul volto di Travaglio quando sta in TV e ascolta qualcuno con cui non è d'accordo. Diciamo desinistra, via. Gente che è riuscita a votare Di Pietro, Ingroia, Grillo: inframmezzando queste scelte elettorali con periodiche ritirate in letargo nella caverna del PD. Quello che vorrei sottolineare, però, è la postura non labiale ma politica di Travaglio, che rivela l’imprint di destra. Non è necessario andare a guardare la biografia, dove c’è tutto: gli esordi nei fogli vescovili, il passaggio al Borghese e poi al Giornale (Montanelli, allora, non era stato ancora lavato con l’antiberlusconismo): non è necessario rivangare, basta vedere il tipo di umorismo attuale di Travaglio: pura derivazione longanesiana e prezzoliniana, con un tocco di Guareschi. Beninteso, io non lo critico: dovremmo preferire Serena Dandini o Luciana Littizzetto? Diciamo le cose come stanno: neppure Dario Fo sarebbe stato quello che è stato se non avesse avuto la storia che ha avuto. La comicità è di destra, perché, come spiegava Pirandello, consiste nel contrapporre, deridendola, una trasgressione al comportamento tradizionale. Da qui nascono i nomignoli e le storpiature che sono tanta parte del sarcasmo travagliesco. Perciò, pur considerandolo un testa di cazzo, auguro lunga vita a Travaglio e un po’ meno ai suoi noiosi detrattori.

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  3. Non ci vogliamo rendere conto... aspetta.
    tu sai benissimo quanto impossibile sia comprendere la follia dell'eversione armata di sinistra italiana senza aver vissuto quegli anni. Per esempio.

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    1. Quella proposta nasceva da un certo contesto sociale, politico e ideologico. Tatticamente impari, strategicamente destinata alla sconfitta. Però tra quella proposta (intendo quella originaria delle BR perché del resto è meglio tacere) e lo stato successivo delle cose abbiamo avuto solo il nulla. Discorso lungo, non si può accennarlo con poche frasi.

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    2. corretto.
      Mi riferivo all'incomprensione oggi in effetti. Al "non ci vogliamo rendere conto"

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    3. sempre troppe poche frasi.
      Trovo però ingeneroso dire il "nulla" delle proposte successive, che son state tutte riformiste, han portato sconfitta di estremisti e pace sociale interna, in qualche modo. E grandi vantaggi ai non lavoratori. Sta arrivando il conto?

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  4. è proprio della divisione in classi voglio dire, non vederla.

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  5. https://officinadeisaperi.it/materiali/la-guerra-altro-non-e-che-una-pace-mancata-da-il-manifesto/

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