giovedì 10 febbraio 2022

Semmai la curiosità

 

Quando leggo le dichiarazioni della signora Lagarde sull’inflazione: “resterà alta più a lungo del previsto”, mi chiedo quali siano le sue fonti di’informazione. Che cosa significa “più a lungo del previsto”? Non lo dico polemicamente, ma seriamente mi chiedo dove viva questa élite, da cui dipende tanta parte dell’economia e dunque tutto quello che riguarda le nostre vite.

Non è credibile che personaggi apicali di tal genere non accedano alle migliori e più dirette informazioni sulla situazione reale. Succede come per i tassi: si nega l’aumento in attesa del primo starnuto della Federal Reserve. Ormai anche in osteria sanno che con i forzieri strapieni di debito pubblico e un’alta inflazione continuare a quotare il rischio zero virgola è irrealistico.

Per quanto riguarda i rincari delle materie prime, pur tenendo conto che sono sottoposte a uno stress speculativo, bisogna prendere atto della situazione reale (lasciamo perdere la follia dei superbonus e relative rapine, per cui non possiamo non dirci gogoliani, vedi Il cappotto). Per esempio, per potenziare le reti elettriche c’è bisogno di un’enorme quantità di rame e di alluminio, per non parlare delle batterie delle auto elettriche, dove il litio, nichel, cobalto, manganese e grafite sono fondamentali per garantire prestazioni e longevità.

Se poi esaminiamo il caso delle cosiddette terre rare (incognite ai più, bisogna dire), la situazione si complica assai. Sempre per andare sul propedeutico: rispetto a un’auto con motore termico, si stima che quella elettrica impieghi una quantità di minerali fino a sei volte superiore; il fabbisogno per un impianto eolico supera di nove volte quello di un impianto a gas. E ciò vale anche per impianti fotovoltaici e tante altre cose che ci passano per le mani, compreso l’onnipresente smartphone, costituito da un menù completo di elementi rari.

Vado sull’ovvio: un sistema energetico basato su fonti rinnovabili differisce profondamente da un sistema alimentato dalle risorse fossili, e dunque le nuove tecnologie dipendono fortemente da certi particolari materiali, la cui scarsità nella crosta terrestre è relativa. Per esempio, il cerio, la terra rara più frequente, ha la stessa abbondanza del rame, ma il limite consiste nell’individuazione di giacimenti in cui la loro abbondanza renda economicamente sostenibile l’estrazione e la purificazione (può essere utile questo link, semmai la curiosità giunga a tanto).

Pochi grammi di questi elementi sono agglomerati con blocchi di roccia di altra natura, che pesano alcune tonnellate e spesso molto di più. Per ottenere un chilo di lutezio, devi macinare 1.200 tonnellate di roccia, caro Sisifo.

Le terre rare fino a pochi decenni or sono trovavano poche applicazioni, ma quello che ha cambiato la loro storia e la nostra, contrariamente a quanto si potrebbe pensare comunemente, è il loro impiego nei magneti permanenti. Un tradizionale magnete in ferrite, a parità di potenza, è fino a 100 volte più grande di un magnete composto da una lega di neodimio, boro e ferro. Diventa palese il vantaggio di usare questi magneti molto potenti ma di dimensioni ridottissime nella microelettronica.

Anche la rapida ascesa dell’idrogeno come vettore energetico sarà la base della domanda di nichel e zirconio per gli elettrolizzatori, così come i metalli del gruppo del platino per le celle a combustione. Eccetera.

Qui viene il bello, poiché la distribuzione di metalli ed elementi, rari e no, è tutt’altro che omogenea nella crosta terrestre. In Sudafrica, come sappiamo, c’è il platino, ma anche il rodio; negli Stati Uniti il berillio, in Brasile il nobio, in Turchia il borato (ricordiamo l’importanza in antico dell’allume turco, il petrolio dell’epoca), in Russia il palladio, nel Rwanda il tantalio, il cobalto nel Congo. E però il ruolo principale nel monopoli lo gioca la Cina, con in mano il Parco della Vittoria e Viale dei Giardini.

Infatti, per la maggioranza degli elementi rari la Cina è il primo produttore mondiale, con oltre il 60% delle quote, ed essendo anche la prima fabbrica del mondo ne è anche il primo utilizzatore. Se poi s’includono gli investimenti fatti all’estero, le aziende cinesi controllerebbero, secondo stime, fino all’85-90% del mercato globale di questi elementi.

E l’Europa? Scrive Davide Michielin su Le Scienze: «la maggioranza dei paesi occidentali ha rinunciato all’estrazione di metalli e terre rare [...] per cui negli anni sono state chiuse gran parte delle miniere e delocalizzate numerose attività industriali in favore dei settori manifatturieri ad alto valore aggiunto. [...] nel trasferire altrove la responsabilità ambientale, i paesi occidentali hanno gradualmente rinunciato alla propria sovranità mineraria, divenendo sempre più dipendenti dalle importazioni.»

Noi abbiamo messo le nostre schifezze fuori vista e alziamo il pollice verde, i cinesi ora ci mostrano il dito medio. Non che l’Europa sia sprovvista di metalli e terre rare, tanto che nell’Italia stessa, per esempio, nell’area del Monte Tarinè, in provincia di Savona, si stima vi sia il più grande giacimento di rutilo del mondo. Chissà scavando nel nostro giardino che cosa potremmo trovare oltre agli ossi tesaurizzati dal nostro cane.

Così come il carbone ha permesso al Regno Unito di dominare il XIX secolo, il petrolio e i pop-corn l’egemonia degli Stati Uniti in quello successivo, i colossali giacimenti della Cina pongono questo paese in una posizione di forza almeno per i prossimi lustri.

Non il numero di braccia e di baionette, come dava a intendere il puzzone, ma minerali, materia grigia (ricerca) e tecnologia costituiscono la vera forza di una nazione. Quanto a “materia grigia”, anche per il 2021 siamo primi in Europa per l’assegnazione di borse ERC Starting Grant, ma oltre  metà di quei ricercatori lavorano allestero, causa stipendi di fame e mancanza d’investimenti.

Gli Stati Uniti sono la prima potenza tecnologica, ma la Cina non è più quella nazione arretrata di un tempo, non siamo alle guerre dell’oppio. L’impero di mezzo oggi possiede una buona parte di quelle materie prime necessarie per la transizione energetica, tecnologica, digitale, ecologica (se c’è business), filosofica e politica. Ed è esattamente ciò che più serve al mondo intero nel presente e ancor più nel domani.

Una rivoluzione basata su metalli e terre rare. Senza di loro, l’intero grande progetto crolla. Un mondo popolato da pannelli solari, turbine eoliche, auto elettriche, macchine collegate alla rete globale di computer e di intelligenza artificiale, tutte cose che si uniscono e si rafforzano a vicenda, annunciando un universo nuovo di zecca che realizza finalmente il sogno di liberarsi dalla materia (compresa quella umana).

Una singola e-mail con allegati – ne inviamo 10 miliardi l’ora – consuma tanta elettricità quanto una lampadina a risparmio energetico ad alto wattaggio per un’ora. Un’auto elettrica consuma tanta energia quanto un veicolo diesel durante il suo intero ciclo di vita, ha bisogno di una quantità di metalli equivalenti a sei diesel che puzzano. Qualche anno fa avevo scritto in difesa del diesel, ma i leader mondiali quel giorno non hanno letto il mio post.

Apriremo gli occhi e rivedremo come siamo stati ingannati per decenni con illusioni e mistificazioni? L’ipnosi di questi due anni non rende ottimisti.

Ad ogni modo, la partita è aperta ed è ovvio che gli Stati Uniti non vogliano perderla. Questi e altri motivi oggettivano la contesa dalla quale può scaturire un conflitto bellico di entità ed effetti imprevedibili. Il caso è più forte di ogni previsione, suggeriva il mio amico di Treviri (tornerò su questo punto che troppo trascuriamo).

Se il sistema cinese rappresenta un rischio per il nostro idilliaco modello socio-politico, dall’altra parte Washington rappresenta oggettivamente la più grave minaccia per la pace mondiale. Perciò è da sconsiderati che l’UE non si dia pena di costituirsi, in autonomia ma non in inimicizia con la Russia, come terzo polo nella contesa.


6 commenti:

  1. L'auspicio del terzo polo è davvero buono. Ma non vedo galli nel pollaio politico lanciare qualche raglio in questa direzione.
    (è l'asino che raglia lo so, ma mi è uscita così. Pardon!)

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    1. Quanti ricordi! L'Asincheraglia e la Pecheronza erano due personaggi delle favole che mi raccontava mia madre, purtroppo molti anni fa ;)

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  2. Indirettamente, questo post spiega anche perché si dà tanta importanza al riciclaggio dei Raae. Inoltre, e credo che lei ne sia informato, sia l'industria delle batterie elettriche, come quella eolica e fotovoltaica, si stanno sempre più indirizzando al recupero di fine vita dei materiali contenuti nei loro stessi prodotti.
    Mi permetto di segnalare un esempio:https://www.rinnovabili.it/energia/fotovoltaico/silicio-riciclato-cella-solare-perc/

    Saluti

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  3. Bel pezzo, grazie.
    (Peppe)

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  4. e se gli u.s.a. mirassero, giocando di sponda con la Russia, alle risorse cinesi?

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