giovedì 16 settembre 2021

Un solo colore

 

Mentre da noi, dopo venti mesi di stato d’emergenza (ormai permanente), va in onda quotidianamente un dibattito surreale (vedi nota qui sotto), in tutt’altra parte del pianeta ci si prepara a un altro tipo di guerra, quella vera, una predisposizione bellica che eufemisticamente chiamano “patto per la sicurezza”.


Non protesta solo Pechino, ma anche la Francia. Perché? La marina francese aveva un accordo da 66 miliardi di dollari con quella australiana (sottomarini a propulsione diesel), accordo che ora verrà abbandonato. Per il governo francese si tratta di una “scelta deplorevole” che, dice il ministero della Difesa in una nota, “non fa che rafforzare la necessità di sollevare forte e chiaro la questione dellautonomia strategica europea”. Per i francesi è sempre una questione di vino & formaggio.

Joseph Biden ha dichiarato: “Dobbiamo essere in grado di affrontare sia l’attuale situazione strategica nella regione, sia il modo in cui potrebbe evolversi. Il futuro di ciascuna delle nostre nazioni, e del mondo intero, dipende da un Indo-Pacifico libero e aperto, duraturo e fiorente per i decenni a venire”. Per l’imperialismo di Washington è sempre una questione di “libertà” contro la “tirannia” di chiunque si frapponga ai suoi interessi, che sono ovunque “minacciati”.

Va ricordato che i sottomarini nucleari, generalmente dotati di missili balistici, rappresentano un’arma strategica di punta. Gli Stati Uniti avevano condiviso la tecnologia della propulsione nucleare con un solo paese: il Regno Unito, attraverso un accordo del 1958.

Il primo ministro Morrison si è sforzato di insistere sul fatto che lAustralia non avrebbe acquisito armi nucleari, il che sarebbe una violazione del Trattato di non proliferazione nucleare, né avrebbe creato un’industria nucleare civile.

C’è, tuttavia, una logica nella decisione: senza un’industria nucleare, l’Australia, che ha tra le più grandi riserve di uranio al mondo, sarebbe completamente dipendente dagli Stati Uniti o dal Regno Unito per il combustibile nucleare per i suoi sottomarini. Una volta sviluppata un’industria nucleare, il carburante può essere utilizzato anche per costruire armi nucleari. 

Laccordo segna una riformulazione dell’alleanza, come durante la II GM nel Pacifico in cui lAustralia era una delle principali basi operative sia per gli Stati Uniti che per la Gran Bretagna, a quel tempo contro il Giappone.

Le faglie di una nuova disastrosa guerra mondiale stanno rapidamente emergendo. 

*

Nel mese di luglio, a Honolulu, si sono tenuti colloqui ad alto livello che hanno coinvolto il presidente della Micronesia, David Panuelo, e l’ammiraglio della Marina degli Stati Uniti, John C. Aquilino, comandante dell’Indo-Pacific Command.

Gli Stati Federati di Micronesia sono un arcipelago di 600 isole, con una popolazione di 58.000 abitanti, strategicamente situato nel nord-ovest del Pacifico vicino al Mar delle Filippine. Sull’incontro sono stati forniti pochi dettagli, ma sono coinvolte una base militare e altre strutture militari.

Gli Stati Federati di Micronesia, insieme alle vicine Palau e alle Isole Marshall, fanno parte dei cosiddetti Compacts of Free Association (COFA) di Washington, un accordo semi-coloniale che consente alle isole di ricevere finanziamenti federali in cambio dell’accesso esclusivo delle forze armate statunitensi nello spazio aereo e nelle acque territoriali nella vasta regione marittima della Micronesia.

Le popolazioni dell’arcipelago vedono il cambiamento climatico, non la Cina, come la principale minaccia per i futuri del Pacifico.

Sebbene la Cina non sia esplicitamente nominata nel comunicato diramato sull’incontro, essa è chiaramente l’obiettivo principale del rafforzamento della presenza statunitense in Micronesia e ciò fa parte della più ampia militarizzazione del Pacifico, che sta trascinando l’intera regione nello scontro tra le due grandi potenze nucleari.


Portaerei statunitense USS Nimitz a Guam. 

Nell’agosto 2019, Mike Pompeo, fu il primo segretario di Stato a visitare la Micronesia per avviare i negoziati per rinnovare i patti COFA, inclusa un’estensione delle garanzie di finanziamento. Seguì rapidamente un’altra inedita visita alle Isole Marshall, quella del ministro degli Esteri giapponese Taro Kono, che promise finanziamenti per una serie di aiuti e progetti infrastrutturali.

L’importanza strategica fondamentale per gli Stati Uniti delle nazioni insulari nel Pacifico nord-occidentale, isole chiave in quello scacchiere, nella prospettiva di un conflitto contro la Cina, non ha bisogno di essere evidenziata.

Cito solo degli esempi storici: durante la II GM le forze Usa ripresero Guam dai giapponesi e la convertirono in un enorme deposito di rifornimenti per supportare le invasioni delle Filippine, di Iwo Jima e di Okinawa. Migliaia di bombardieri B-29 hanno volato dalla base aerea di Andersen (Guam) in operazioni sul Giappone.

Nell’agosto 1945, l’aeroporto di Tinian divenne il punto di partenza per gli attacchi nucleari sulle due città giapponesi. Durante la guerra del Vietnam, 150 B-52 furono stanziati alla base di Andersen per il bombardamento del Vietnam del Nord. Andersen rimase una base strategica per i B-52 fino alla dissoluzione dell’URSS nel 1991, quando fu declassata.

Gli stati del Pacifico sono coinvolti in feroci rivalità geo-strategiche. Pare la Cina abbia pagato per delle abitazioni per i funzionari governativi, traghetti tra le isole e borse di studio per studenti. La Cina ha anche proposto di costruire due casinò in Micronesia e ha ospitato la visita di stato dell’allora presidente 2017 a Pechino. Anche se non hanno letto Das Kapital, nessuno meglio dei compagni comunisti cinesi ha chiaro il concetto di valore di scambio.

(*) È ridicolo discutere sullefficacia dei vaccini, la questione è altra ed è inutile insistere. Ricordo en passant che secondo gli ultimi dati pubblicati da Il Sole24 ore – 9 luglio/8 agosto – i morti attribuiti al covid negli over 80 sono stati rispettivamente 139 tra i vaccinati, 13 nei parzialmente vaccinati e 159 tra i non vaccinati. I dati sui decessi crollano man mano che si scende anagraficamente. Ciò dovrebbe indurci a qualche riflessione, anche in ordine alla catalogazione dei morti per covid negli over 80. Lo ripeto: oggi tutti sono chiamati a scegliere la propria parte, la barricata in cui stare, non c’è più spazio per le sfumature, di qualsiasi tonalità. Predomina un solo colore: il marrone. 


10 commenti:

  1. (*) se solo mettessero l'obbligo per i pensionati...

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  2. Guarda cosa ho scoperto
    https://m.facebook.com/photo.php?fbid=1278120472605561&id=276014889482796&set=a.279441769140108&source=48

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    1. 11/9 e posti esauriti! cmq a Castelbrando ci vado lo stesso, alle prima bruma

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  3. Qui siamo tutti impegnati a dare la caccia agli ultimi non vaccinati in modo tale che l'orgoglio nazionale sia salvo.
    In tutto ciò neanche l'eco di un dibattito non dico sul confronto USA-Cina (non pretendiamo troppo), ma neppure sul ruolo che l'Italia dovrebbe giocare nel giardino di casa propria che è stata per molto tempo la Libia. Non si trova un esperto in TV, in mezzo alla masnada di virologi, che parli dei danni strategici, economici ed umani provocati da interventi demenziali come quelli nella ex Jugoslavia (quando D'Alema si prese la briga di "prestare gentilmente" agli americani le basi per bombardare Belgrado e i Serbi) o l'intervento in Afghanistan, dove i nostri interessi da difendere erano pari a zero. La politica estera è argomento tabù in questo buco di culo del mondo chiamato Italia. Da noi è sport nazionale guardarsi tutto il giorno l'ombelico discorrendone in maniera barocca. Con questo livello di consapevolezza finiremo per andare dietro agli Usa anche nella loro crociata contro i Cinesi. Con uomini e mezzi. Naturalmente senza averne in cambio una cippa.

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