Vale a dire il patto tra Australia, Regno Unito, Stati Uniti che si concentra sulla regione indo-pacifica e prende di mira la Cina, una delle maggiori potenze nucleari del mondo. Un’alleanza militare che rappresenta una svolta storica nella politica estera britannica con importanti conseguenze.
L’Australia potrà condividere la tecnologia nucleare e sarà dotata di otto sottomarini a propulsione nucleare. Il Regno Unito condividerà i contatti per fornire il componente principale per i nuovi sottomarini con BAE Systems (ex Marconi Electronic e British Aerospace, le portaerei classe Queen Elizabeth sono sue, per esempio) e il produttore di motori Rolls-Royce che giocherà un ruolo importante.
La Francia, che aveva con l’Australia un contratto per la fornitura di sottomarini a propulsione diesel (cancellazione dell’ordine miliardario per il Naval Group francese), non ci sta, tanto che Parigi ha richiamato i propri ambasciatori negli Stati Uniti e in Australia, e minaccia ritorsioni. Uno sgarbo, quello australiano, grave e che rischia di rovinare il prossimo week-end alla coppia Macron-Trogneux, ma che va letto anche in chiave elettorale interna.
La Gran Bretagna ha svolto un ruolo importante nell’assicurare che l’Australia annullasse il suo accordo sottomarino da 90 miliardi di dollari australiani (48 miliardi di sterline) con la Francia. Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha dichiarato giovedì che l’Australia era venuta a marzo scorso nel Regno Unito alla ricerca di un accordo e voleva abbandonare l’accordo con la Francia, e che Johnson, Morrison e Biden ne avevano discusso a margine del vertice del G7 ospitato nel Regno Unito a giugno.
Anche l’UE non è molto contenta (eufemismo) della piega che stanno prendendo le cose in GB. Disunita come sempre nelle cose che contano realmente, l’UE ha visto il primo ministro dell’Olanda, il molto attivo Mark Rutte, fare visita a Boris Johnson. L’Olanda vorrebbe, secondo fonti britanniche, farsi promotrice di un possibile accordo sulla sicurezza tra GB e Unione Europea, ma la Commissione ha smentito: «Non è vero. Ogni proposta di una cornice per la cooperazione su questioni di politica estera, di sicurezza o di difesa tra l’UE e la Gran Bretagna dovrebbero prima essere discusse e definite con gli stati membri».
Scrive il Sole 24ore: «L’Unione europea ha adottato nel 2019, non senza difficoltà, un documento strategico sulla Cina in cui ha cercato di bilanciare le esigenze strettamente commerciali e finanziarie con quelle strategiche, che vedono la Cina un «rivale sistemico». Giovedì ha inoltre varato, a completamento del primo, un documento sull’Indopacifico. Molti degli interventi economici del NextGenerationEu e dei relativi piani nazionali hanno nel mirino non solo la crescita economica ma l’indipendenza dalle forniture cinesi: nelle batterie, nei microprocessori, nella farmaceutica e nel prodotti sanitari».
Tuttavia gli Usa considerano lo scacchiere asiatico di competenza esclusiva e fanno ciò che vogliono, intensificando una pericolosa escalation militare.
Non c’è stata alcuna discussione pubblica nel Congresso degli Stati Uniti o nei parlamenti di Gran Bretagna e Australia. La prima volta che il mondo ha sentito parlare di Aukus è stato mercoledì, quando è stato annunciato in una conferenza stampa congiunta dal presidente degli Stati Uniti, Joseph Biden, dal primo ministro britannico, Boris Johnson, e dal primo ministro australiano, Scott Morrison.
Giovedì il parlamento di Londra ha impiegato meno di tre quarti d’ora per discutere la costituzione di Aukus, con una dichiarazione del governo durata meno di sette minuti. Johnson ha dichiarato: «Se mai ci fosse qualche domanda [sic!] su cosa significhi in realtà l’inclinazione globale della Gran Bretagna verso l’Indo-Pacifico, o quali capacità potremmo offrire, questa partnership con l’Australia e gli Stati Uniti fornisce la risposta. Si tratta di un nuovo pilastro della nostra strategia, che dimostra l’impegno generazionale della Gran Bretagna per la sicurezza dell’Indo-Pacifico e mostra esattamente come possiamo aiutare uno dei nostri più vecchi amici a preservare la stabilità regionale».
Johnson non ha nascosto la posta in gioco nell’ottenere il controllo di quello che ha definito il nuovo “centro geopolitico del mondo”, chiarendo che il nuovo patto: «è un riconoscimento del fatto che l’area CPTPP [Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific] è un’area commerciale di 9 trilioni di sterline in cui il Regno Unito ha una crescente presenza diplomatica e commerciale».
Alla fin fine si tratta sempre di soldi, d’interessi economici, vuoi per Parigi o Londra, vuoi per chiunque, compresa la Germania che richiama tutti al rispetto delle regole internazionali sull’uso del nucleare: «Supponiamo che l’iniziativa sia seguita in accordo con l’Aiea», l’agenzia internazionale per l’energia atomica, ha detto un portavoce. Sullo sfondo, ma neanche tanto, la contesa anzitutto economica con Pechino. Le divergenze tra Bruxelles e Washington sui rapporti con la Cina sono evidenti.
Theresa May ha chiesto a Johnson: «Quali sono le implicazioni di questo patto per la posizione e la risposta che il Regno Unito assumerebbe se la Cina tentasse di invadere Taiwan?». Domanda alla quale Johnson ovviamente non ha risposto direttamente, replicando che «Il Regno Unito rimane determinato a difendere il diritto internazionale» e questo sarebbe il «forte consiglio che daremo al governo di Pechino». Johnson ha anche vantato che le spese militari soto il suo governo sono aumentate di 24 miliardi di sterline.
Non va dimenticato che governo Tory, guidato da David Cameron tra il 2010-2015, aveva stabilito un’”era d’oro” con la Cina, portando Pechino a investire miliardi nell’economia del Regno Unito, compreso lo sviluppo di centrali nucleari e infrastrutture di telefonia mobile nel Regno Unito. Nel 2015, la Cina ha istituito la Asian Infrastructure Investment Bank per espandere le operazioni nei paesi meno sviluppati e fungere da equivalente cinese della Banca mondiale. La Gran Bretagna era stato il primo paese occidentale a garantire la sua partecipazione.
Oggi stanno prevalendo i falchi nel partito conservatore, nell’apparato militare e di sicurezza britannici, arruolati nella guerra commerciale e militare guidata dagli Stati Uniti contro la Cina. Ciò ha avvelenato le già tese relazioni del Regno Unito con l’Europa. I burattinai di Washington vedono nella UE un rivale economico prima ancora che un alleato in chiave anti-russa. La politica estera Usa non è cambiata strategicamente da Trump a Biden (ammesso che siano i presidenti a decidere).
Io penso che il militarismo, gli imperialismi nonché gli armamenti tutti, siano tutti una enorme vaccata. Uno spreco inutile di risorse materiali ed umane.L'umanità è ancora ad un livello preistorico, sotto l'aspetto del progresso civile.Siamo dei barbari, tutti!
RispondiEliminaqualcuno vuole portare il mondo alla guerra pur di non perdere la posizione dominante. l'europa annuisce servilmente
RispondiElimina