«L’Indo-Pacifico e l’Europa rappresentano oltre il 70% del commercio mondiale di beni e servizi e oltre il 60% di quello estero per i flussi d’investimenti diretti. Gli scambi commerciali tra l’Indo-Pacifico e l’Europa sono più elevati rispetto a qualsiasi altra regione geografica del mondo, con scambi annuali che raggiungono 1.500 miliardi di euro nel 2019».
Così si legge in un documento dell’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza indirizzato al Parlamento e al Consiglio europei, datato da Bruxelles il 16 settembre, il giorno dopo in cui il presidente Josph Biden annunciava l’alleanza militare strategica tra Australia-Regno Unito-USA (AUKUS).
Evidentemente il documento europeo era già stato predisposto e forse non è casuale che Biden lo abbia voluto anticipare mettendolo in ombra. Tuttavia il documento è comunque significativo, in quanto indica le basi economiche dei crescenti conflitti tra Washington e le potenze europee in Asia e nello scacchiere Indo-Pacifico.
Questo dà la dimensione degli interessi in gioco e delle frizioni innescate dall’accordo AUKUS. Non solo la Francia, ma l’UE non ha gradito l’unilateralità della decisione Usa, dopo quanto accaduto con la crisi afghana e il frettoloso e caotico ritiro deciso da Washington.
Nelle 18 pagine del documento del responsabile degli Esteri della Commissione europea si legge ancora:
«Il futuro dell’UE e dell’Indo-Pacifico sono indissolubilmente legati dall’interdipendenza delle economie e le sfide globali comuni. La regione comprende sette membri del G20 – Australia, Cina, India, Indonesia, Giappone, Repubblica di Corea e Repubblica del Sud Africa – così come l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN), partner sempre più importante per l’UE. La regione ospita i tre quinti della popolazione mondiale, produce il 60% del PIL globale, ha contribuito per i due terzi alla crescita economica pre- pandemica ed è in prima linea nell’economia digitale. Le regioni ultraperiferiche dell’UE e i paesi e territori d’oltremare, costituzionalmente legati ai suoi Stati membri, sono parte importante dell’approccio dell’UE all’Indo-Pacifico».
Mentre Washington intensifica la sua spinta bellica contro la Cina, si scontra con le potenze europee che stanno cercando di affermare i loro interessi commerciali e strategici (l’UE è il “principale investitore”) in competizione nella regione dell’Indo-Pacifico.
Dietro la retorica sul multilateralismo evocata in ogni incontro di vertice internazionale c’è un’accelerata rivalità tra le potenze sulla divisione dei profitti realizzati in Asia, non solo grande fabbrica ma anche vastissimo mercato, anche sotto il profilo della crescente corsa agli armamenti poiché tutti sanno che un conflitto aperto e diretto tra Usa-Cina è solo questione di tempo.
In particolare la Francia è la più colpita dall’accordo militare AUKUS, che ha portato l’Australia a cancellare un accordo da 56 miliardi di euro per l’acquisto di sottomarini di fabbricazione francese. Giovedì, il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, dopo aver denunciato l’accordo come una “pugnalata alle spalle”, è apparso sabato per un’intervista in prima serata alla televisione France2. Ha detto che il richiamo degli ambasciatori intendeva «mostrare ai nostri partner di lunga data che c’è una rabbia molto forte, c’è davvero una grave crisi tra di noi». Ha soggiunto in modo insolitamente schietto: «Ci sono state bugie, doppiezza, una grave violazione della fiducia, c’è stato disprezzo. Quindi, le cose non stanno andando bene tra di noi, per niente. Il richiamo dei nostri ambasciatori è stato fatto per cercare di capire, ed è anche un modo per rivalutare la nostra posizione e per difendere i nostri interessi in Australia e negli Stati Uniti».
Il Wall Street Journal ha denunciato le richieste francesi di “autonomia strategica” da Washington e poi ha avvertito l’intera UE: «L’Europa non può giocare il gioco della Cina del divide et impera su questioni economiche e strategiche senza conseguenze per le sue relazioni con gli Stati Uniti».
È stato fatto un gran lavoro propedeutico di propaganda e ora esiste un consenso politico negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Australia per contenere, con qualsiasi mezzo, l’espansionismo economico cinese.
Giovedì c’è stata una cena di lavoro tra Angela Merkel e Macron. Non avranno certo parlato solo di vini del Reno e di Camembert.
Storicamente è un fatto che quando si fanno grandi mosse strategiche, chi ne è fuori s’incazza.
usa as usual
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