Si potrebbe sintetizzare così: da mito televisivo a scemo del villaggio globale. Denigrare è il messaggio. I giornali un tempo potevano servire, il giorno dopo, per incartare il pesce o per pulirsi il culo (estrema parsimonia di allora); oggi, nemmeno appena stampati sono degni di tali nobili usi (viva la carta igienica, comunque).
La contraddizione è palese: il trattamento sanitario non è obbligatorio, ma lo diventa surrettiziamente perché se non ti sottoponi alla vaccinazione diventi un pària. Non puoi accedere ai locali pubblici, ristoranti, musei, case di tolleranza, e neanche prendere un treno (solo quelli di terza classe), salire su un aereo o prendere in affitto un sottomarino.
Passeggiare senza mascherina ha ormai il bell’aroma di anarchia. Ovunque la libertà è misurata col termometro e subordinata a un lasciapassare sanitario. Non possiamo ringraziare abbastanza chi si prende cura di noi.
Un tempo gli untori, o presunti tali, venivano messi a morte. Smembravano i corpi, svisceravano le carni e le brandivano come un trofeo. Abbiamo fatto un bel passo avanti, Beccaria non è passato di qui invano. Oggi la barbarie è più moderna e più sorniona, s’adorna di una presunta razionalità per togliere di mezzo chi non ci sta ad ingoiare ogni giorno una nuova spalata di merda.
I ragazzini di prima media non hanno l’obbligo di vaccinarsi, e nemmeno quelli di seconda o terza. Ma quelli di prima media possono entrare a scuola, mentre i loro compagni più grandicelli possono accedervi solo dopo la punturina. Perciò la chiamano scuola dell’obbligo! Un sessantenne se ne può fregare di vaccinarsi, suo nipote invece non può sottrarsi, per quanto il covid per i ragazzi non rappresenti un problema.
Si smettesse con questa ipocrisia, si renda obbligatoria e non solo vincolante la vaccinazione. Lo Stato, mai a corto di odiosi paradossi, se ne renda capace e responsabile in solido; il governo appena rimescolato non scarichi ancora una volta le sue reticenze e divisioni su quello che viene chiamato popolo sovrano (non ridiamo, prego).
Quanto ai giornali, lascino in pace Barbero, continuino con quello che sanno fare meglio: promuovere libri, decantare i migliori film, buoni consigli su come scegliere tra un carnaroli o un arborio, i segreti per non sbagliare la pasta al pomodoro, insomma niente di meno futile di queste distrazioni che gli inserzionisti pagano profumatamente.
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Stamane mi hanno detto che un certo prete sarà trasferito da Padova a Treviso, e un suo omologo da lì a Padova. Ho osservato: è più agevole che scambiarsi i rispettivi chierichetti. Cazzo, l’hanno capita e non proprio gradita.
anch'io preferirei l'obbligo. Se non c'è obbligo è del tutto facoltativo e discrezionale, quindi non può dare privilegi, al massimo qualche vantaggio personale. Ma ci son troppe incognite per assumersi tanta responsabilità. In fondo, fa gioco avere dissenso e riserve no vax, qualcosa potrebbe andare storto. Qualcosa è già andato storto...
RispondiEliminaIl greenpass può avere limiti di logica (i vaccinati infettano, anche se non tutti, basta uno a stenderne 10 pare) ma il greenpass serve proprio allo stato a dare ai "disciplinati" un riconoscimento. Insomma: a nessuno sorga il dubbio di essersi vaccinato inutilmente, senza vantaggio alcuno; o peggio, per sbaglio scientifico.
Anch'io penso che l'obbligo sarebbe arduo farlo rispettate
Eliminail problema dell'obbligo è che bisognerebbe dimostrare che i vantaggi sono superiori agli svantaggi per tutti i soggetti interessati. Cosa molto molto difficile per gli under 50. E senza immunità di gregge raggiungibile diventa un azzardo che espone a denunce su denunce, soprattutto nel tempo...
EliminaSi forzerebbe solo per dare copertura a scelte politiche fallimentari (i famosi lockdown). Meglio giocare con le caramelle del greenpass.
L'obbligo, al massimo, lo si può richiedere ai propri funzionari.
Un tempo mi facevo consegnare a casa il Corriere. Lo consegnavano la mattina presto, così potevo fare colazione leggendo il giornale. Quando il livello scese troppo in basso, diedi disdetta. Cominciò un tambureggiante fuoco di offerte perché tornassi sui miei passi. Alla fine, chiusi la partita, durante un molesto tentativo telefonico, con frase equivalente a quella di Castaldi, ma, a mio parere, anche più rude: "neanche gratis".
RispondiEliminaMalvino quanto a ruvida o morbida ironia fa scuola a se' (inutile cercare un accento invece dell'apostrofo con sto cazzo di cellulare)
EliminaAhahah, che palle, mi fai sempre intervenire su sta roba della tastiera! Hai android, no? Usa la tastiera nativa e non quell'altra, comesichiama, la trovi nelle impostazioni. Ciao, sempre attento...
EliminaFranz
Grande Malvino, come al solito.
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