Oggi si vota in Germania per il rinnovo del Bundestag. I sondaggi elettorali mostrano forti fluttuazioni che riflettono la sfiducia degli elettori. Nessun partito ottiene più del 25% delle preferenze e un terzo degli elettori resta indeciso, anche alla vigilia delle elezioni.
La campagna elettorale è stata dominata dagli stessi problemi che stanno arrivando al dunque in tutta Europa e nel mondo intero, e che gli ideologi borghesi chiamano “crisi della democrazia”. Si tratta di altro, ossia delle contraddizioni esplosive del sistema capitalistico alle quali nessuno dei partiti ha una risposta, com’è emerso anche durante il dibattito finale di giovedì tra tutti i principali candidati dei partiti rappresentati in parlamento.
Nel suo discorso di venerdì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha annunciato che il prossimo governo federale avrebbe accelerato e intensificato il ritorno della Germania a una politica estera aggressiva e da grande potenza.
«In questo momento di transizione politica nel mio Paese, voglio assicurarvi: la Germania rimarrà, anche dopo queste elezioni, un Paese consapevole e che si assume le proprie responsabilità internazionali». La Germania e l’Europa devono «diventare più forti», anche in termini militari. Ecco perché Berlino sta «investendo di più nelle sue capacità di difesa in questi tempi instabili».
Il candidato alla cancelliera, il democristiano Armin Laschet, ad esempio, ha promesso più risorse per l’esercito tedesco durante il dibattito di giovedì. Per essere all’altezza dello “status della Germania a livello internazionale”, le forze armate tedesche devono essere fornite di droni armati e della migliore tecnologia. Anche il candidato cancelliere socialdemocratico, Olaf Scholz, ha dichiarato il suo sostegno per un massiccio aumento delle spese militari.
Anche Annalena Baerbock dei Verdi ha indossato l’elmetto, facendo appello alla “nostra sovranità strategica” e si è unita alla richiesta di riarmo e di droni armati. Poiché la Germania è stata troppo “amichevole e troppo silenziosa”, e l’Europa ha lasciato un vuoto di politica estera che Russia e Cina stanno ora colmando.
Janine Wissler del Partito della Sinistra (Die Linke) s’è offerta come partner di coalizione dell’SPD e dei Verdi, assicurando loro che le critiche occasionali del suo partito alla NATO non significavano in alcun modo che fosse favorevole al suo scioglimento o addirittura al ritiro della Germania dalla più grande alleanza militare del mondo.
Non deve destare sorpresa la spinta generale aperta al riarmo in vista del conflitto bellico. Anche in Italia, a fronte di due milioni di salariati ufficiali a 6 euro l’ora e in spregio all’art. 11 della costituzione, il governo di destra sostenuto dalla ex sinistra annuncia di voler dotare di missili Cruise, con gittata di migliaia di km e capacità nucleare, i nuovi sottomarini U212 e le fregate Fremm. E chi mai si dovrebbe opporre giunti al punto in cui siamo?
Intanto venerdì s’è svolto a Washington il primo vertice faccia a faccia dei leader del Quadrilatero Security Dialogue (Quad), ospitato dal presidente degli Stati Uniti Joseph Biden con i primi ministri di Australia, Giappone e India, rispettivamente Scott Morrison, Yoshihide Suga e Narendra Modi (*). Tutti questi accordi e vertici tra le potenze dell’area dell’Indo-Pacifico servono ad accelerare e intensificare l’escalation guidata dagli Stati Uniti per affrontare e piegare la Cina, anche con mezzi militari se necessario.
La Cina, dato il suo peso economico e il suo fabbisogno di materie prime, energia, componenti e tecnologie, rappresenta una sfida per il dominio globale degli Stati Uniti. Non più in grado di fare affidamento su una superiorità economica incontrastata, non riuscendo a subordinare la Cina ai propri interessi, la classe dirigente statunitense, la nutrita e prevalente frazione più avventurista, è determinata a utilizzare tutti i mezzi, compresa la sua potenza militare, nel confronto con Pechino.
L’addetto stampa della Casa Bianca ha insistito sul fatto che il vertice del Quad non riguardava la “sicurezza”, ma covid, clima, tecnologia e infrastrutture. Negare che il Dialogo quadrilatero sulla sicurezza abbia qualcosa a che fare con la “sicurezza” ovviamente va contro la realtà e già questo dovrebbe richiamare attenzione e preoccupazione per la velocità con la quale si stanno facendo i preparativi per lo scontro diretto e aperto con la Cina.
Sul Financial Times, che non è un giornalino scolastico, è apparso un articolo di Edward Luce dal titolo: “A US-China clash is not unthinkable”. Si sta parlando di superpotenze nucleari! L’articolo riflette gli umori e i timori di settori della classe dirigente in Gran Bretagna e a livello internazionale sul pericolo di guerra, avvertendo che, a differenza del confronto con l’Unione Sovietica, “La Guerra Fredda 2.0 offre uno spettro diverso: una rivalità geopolitica crescente tra le due maggiori potenze del mondo senza una chiara rampa di uscita”.
(*) Il Quad ha tutte le caratteristiche di un’alleanza militare quadrilaterale in formazione: Australia e Giappone sono già alleati ufficiali degli Stati Uniti e ospitano le forze militari americane, mentre l’India, in particolare sotto Modi, ha rafforzato la sua partnership strategica con gli Stati Uniti, con i quali ha firmato accordi in aggiunta a quelli con il Giappone e l’Australia per fornire supporto logistico militare ai paesi che partecipano agli annuali giochi di guerra navali di Malabar con gli Stati Uniti. Il recente confronto militare con Pechino lungo il confine dell’Himalaya fa parte della storica contesa tra India e Cina. Negli ultimi anni, Nuova Delhi ha anche stretto legami più intensi con i Paesi del sud-est asiatico come il Vietnam e le Filippine, che sono coinvolti anch’essi in controversie con Pechino su alcune rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale. Pechino ha ampliato la sua influenza costruendo porti in Paesi come lo Sri Lanka, dichiarando di sostenere la libertà di navigazione nelle acque contese. Grande è la contesa sotto i cieli della regione indo-pacifica.
Il capitalismo non c'entra nulla. La guerra esiste da sempre, anche prima di Marx ed Engels e la loro sociologia.
RispondiEliminaÈ palese che le lotte e le guerre esistono fin dai tempi in cui gli uomini avevano aspetti scimmieschi. E non è nemmeno scontato che un giorno avranno termine. Ciò non pregiudica l’interesse d’indagare, di volta in volta, per ogni epoca e situazione, le CONTRADDIZIONI alla base di tali eventi. Pertanto, la sua osservazione è così scontata e banale che non fa pensare a quella di “un uomo in cammino”, bensì a quella di una scimmia che s’arrampica.
EliminaOlimpe de Gouges
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