Davanti a una bottiglia di Valpolicella ripasso del diciotto, in attesa che arrivi in tavola l’arrosto, leggevo un articolo del Sole scritto a New York. Tratta di sottomarini: patchwork di comunicati stampa. Poteva esser scritto comodamente a Trebaseleghe con meno spesa e miglior esito. Fuori piove, prosit.
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Esiste una differenzazione terminologica fra sommergibili e sottomarini in riferimento alla capacità di un battello subacqueo di permanere in immersione per determinato un tempo. Chi sostiene che tale differenza è data dal tipo di sistema propulsivo, per cui si parla di sommergibili nel caso di propulsione convenzionale diesel-elettrica o affine e di sottomarini se la propulsione è nucleare, a mio non modesto avviso non è esattamente nel giusto.
Il termine sommergibile va attribuito a un mezzo navale concepito e realizzato per operare prevalentemente in superficie, ma in grado di immergersi al fine di occultarsi per intraprendere un attacco o per sfuggirvi. Tutti i mezzi subacquei fino alla comparsa del Type XXI tedesco, entrato in servizio nel 1945, in grado di rimanere in immersione, o a quota snorkel (dispositivo per il ricambio d’aria), per alcuni giorni, fanno parte della categoria dei sommergibili.
La superiorità tecnica del Type XXI fece sì che questa classe di U-boat divenisse il punto di riferimento per lo sviluppo dei sottomarini nel dopoguerra, vale a dire battelli destinati ad operare prevalentemente in immersione, che non hanno bisogno di emergere frequentemente per rigenerare l’aria o per far funzionare i motori termici per la propulsione.
Il sottomarino nucleare è un’evoluzione successiva. Fu progettato e realizzato nei primi anni Cinquanta e avrebbe rivoluzionato in maniera radicale la guerra subacquea, ottenendo alte velocità in immersione (si raggiunsero dapprima i 23 nodi, ora pare si superino i 40) con autonomia quasi illimitata, condizionata soltanto dai limiti di sopportabilità dell’equipaggio. Queste qualità hanno determinato il definitivo abbandono del nome a questo tipo di unità, che passò da sommergibile a sottomarino.
Come fa un sottomarino nucleare a rimanere sott’acqua per oltre un mese (il turno di una missione è mediamente più di due mesi) e teoricamente per anni? Il reattore nucleare non alimenta, sottoforma di energia elettrica, solo le turbine a vapore per la propulsione, ma garantisce il funzionamento di due dispositivi fondamentali: quello che distilla l’acqua di mare per ottenere quella dolce, e l’altro dispositivo, che tramite un semplice processo di elettrolisi “estrae” ossigeno dall’acqua di mare per rigenerare l’aria all’interno del battello.
Lo stacco rispetto ai sottomarini convenzionali è netto.
Teoricamente il sottomarino nucleare può rimanere in immersione per tempi lunghissimi, tuttavia il limite non è tecnico bensì umano, e riguarda, come accennato, la salute dell’equipaggio, soprattutto quella mentale. Infatti, l’equipaggio rimane chiuso in un cilindro d’acciaio in spazi ridotti e in stretta promiscuità, , privato della luce naturale, in totale isolamento e senza alcun tipo di comunicazione con l’esterno se non quelle strettamente necessarie con il comando della marina, attraverso trasmissioni radio in bassissima frequenza.
Non si tratta di dettagli. Il lockdown a causa dell’epidemia virale è stato un trastullo a confronto.
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